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Articolo
11 gennaio 2014 - Prima - India - Il Giornale
L’India fa ancora aleggiare la pena di morte per i marò
Lo spettro della pena di mor­te torna ad aleggiare sulla testa di Massimiliano Latorre e Sal­vatore Girone. I marò non fini­ranno mai al patibolo, ma solo evocare l’applicazione di una legge che prevede la sentenza capitale è un oltraggio all’Ita­lia. E dimostra che le mosse adottate fino a oggi per riportar­li a casa, un anno e 11 mesi do­po la morte in alto mare di due pescatori indiani, sono falli­mentari. Non a caso chi segue la vicenda da parte governativa ha ammesso a denti stretti: «Sia­mo sotto scacco».
Da Roma il premier Enrico Letta, come il suo predecesso­re, ha abdicato per l’ennesima
 volta a rappresaglie concrete, ma alzato la vocina. «È inaccet­tabile - dice il presidente del Consiglio - il governo indiano agisca di conseguenza rispetto a quanto ha assicurato. E cioè che non sarebbe stata mai ap­plicata la fattispecie della pira­teria (che prevede la pena di morte nda) nel caso» dei marò. Ieri mattina il quotidiano Hindustan Times ha “sparato” la notizia bomba citando una fonte anonima del governo di Delhi. «È stato raggiunto un ac­cordo per dare alla Nia (la poli­zia antiterrorismo che indaga sui marò) il via libera nel pre­sentare le accuse ai sensi della sezione 3 del Sua act, la legge anti pirateria che prevede la sentenza capitale.
Più tardi il ministro dell’Inter­no indiano, Sushil Kumar Shin­de, non ha smentito questa pos­sibilità rivelando, però, che una decisione finale «sarà pre­sa in due o tre giorni».
Da Delhi, dove sta seguendo le prime battute del processo contro i marò, l’inviato specia­le del governo italiano, Staffan De Mistura, ha replicato: «Se l’India decidesse di ricorrere al­la legge antipirateria che preve­de anche la pena di morte, sa­rebbe inaccettabile e noi pren­deremmo le nostre contromi­sure
 ». Purtroppo saranno solo reazioni da melina giudiziaria, come un possibile ricorso alla Corte suprema, che allungherà i tempi della permanenza dei marò in India. Ieri alle 16.30 il ministro degli Esteri, Emma Bo­nino, si è incontrata a Palazzo Chigi con il premier Enrico Let­ta, per affrontare la scabrosa si­tuazione.
Il ministro della Difesa, Ma­rio Mauro, ha scritto sul suo profilo Facebook: «È evidente che la campagna elettorale in India si sta avvicinando in mo­do prepotente. Il governo italia­no mostrerà sui Fucilieri di Ma­rina
 la necessaria inflessibili­tà ».
Il processo è stato rinviato al 30 gennaio e la Nia deve ancora presentare il voluminoso atto d’accusa. Secondo fonti india­ne potrebbe venir utilizzata la legge che prevede la pena di morte, ma la stessa polizia anti­terrorismo chiederebbe alla corte di escludere la sentenza capitale. Una vittoria di Pirro perché l’altro aspetto perverso del «Sua act» è il ribaltamento sugli imputati dell’onere della prova. I marò eviteranno il pati­bolo, ma il processo sarebbe tutto in salita con una sentenza di colpevolezza già scritta.
«Siamo tranquilli, queste vo­ci sulla pena di morte girano da tempo ma saranno smentite», ha dichiarato il fratello di Giro­ne. Le continue sberle degli in­diani, però, sollevano un pro­blema politico. «Mai il presti­gio dell’Italia era stato prima d’ora ferito in modo così bruta­le sulla scena internazionale ­ha tuonato la deputata Maria­stella Gelmini - . Forza Italia chiede al governo di riferire su­bito in Parlamento».
 
[continua]

video
10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


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[altri video]
radio

21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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