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Scenari mondo
29 gennaio 2014 - Esteri - India - Panorama
India: l’uomo che vuole la testa dei marò

Narendra Modi, il nazionalista indù che vuole il pugno duro sui marò, alle elezioni di maggio potrebbe diventare il premier indiano. Personaggio discusso, fino a marzo scorso era boicottato da Londra e Ue.
E Washington non gli concedeva il visto. Grazie ai pronostici dei sondaggi, quasi tutti sono andati a rendergli omaggio. Compreso l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, che ospita a Delhi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India da quasi due anni.

Peccato che Modi usi toni molto duri verso gli «italian marines» (guarda qui il video dove Narendra Modi si scaglia contro il "trattamento di favore" concesso ai marò accusati dell'omicidio di "due pescatori che lavoravano per guadagnare il pane") e che il suo partito, il Bjp, abbia invocato la pena di morte per i due italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. Quando ai marò furono concessi i permessi per rientrare in Italia, Modi tuonò: «Il modo in cui viene condotta questa faccenda è un insulto al nostro paese». Non contento, lo scorso marzo, alla minaccia di mancato rientro dei fucilieri in India, infiammò l’opinione pubblica a colpi di tweet. Il mese dopo, la portavoce del suo partito, Meenakshi Lekhi, chiese che fosse applicata la legge antiterrorismo , il Sua act, «per cui l’omicidio è punito con la pena di morte» (il 20 gennaio il Times of India ha rivelato che il ministero degli Interni ha appena dato il via libera in tal senso).  

Modi, 63 anni, ha debuttato nell’Organizzazione patriottica nazionale, formazione paramilitare indù (nel 1948 un ex membro uccise il Mahatma Gandhi). Al primo mandato da premier dello stato del Gujarat fu accusato di aver istigato un pogrom di musulmani che causò oltre mille morti. E in un comizio a settembre ha attaccato i «privilegi» dei marò sulla libertà provvisoria. Secondo Vinod Sahai, rappresentante degli indiani in Italia, «ora fa propaganda, ma è uomo pragmatico: se vincerà, risolverà il problema». Intanto, il 24 e 25 novembre, mentre il caso dei marò s’impantanava, Mancini guidava la missione italiana in Gujarat «nella prospettiva del rafforzamento della presenza economica-commerciale in India». E si faceva immortalare sorridente nello scambio di doni e fiori con il leader nazionalista.

[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta


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[altri video]
radio

21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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