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05 novembre 2013 - Prima - India - Il Giornale
Forze armate, è festa amara L’Italia ha dimenticato i marò
Quattro novembre: lo Stato, la politica, noi giornalisti ci ricordia­mo per un giorno dei marò trattenuti da 20 mesi in In­dia e poi tornerà tutto come pri­ma, sprofondato nell’oblio, se non nel dimenticatoio.Il gover­no con­tinuerà ad affidarsi all’in­viato speciale Staffan De Mistu­ra, che ha preso a cuore il caso, ma non possiede la bacchetta magica. L’India non mollerà e da parte nostra neppure se ne parla di sbattere i pugni sul tavo­lo. Non solo: è il secondo 4 no­vembre con i marò in India e pu­re l’anno scorso il governo si era gonfiato il petto prometten­do soluzioni a Natale, che poi sono sfumate con l’assurdo stop and go sul rientro di Massi­miliano Latorre e Salvatore Gi­rone a Delhi.
Chi non dimentica mai i fuci­lieri di Marina è la fetta d’Italia che attraverso la rete si batte da 624 giorni per la loro sorte. Ieri sera con un «tweet storm», tem­pesta via twitter in occasione del 4 novembre. Ognuno può esprimere un pensiero sui due fucilieri del San Marco con gli hashtag «marò», «italiaalzala­voce », «liberisubito» oppure «nondimentichiamoli».
Fra meno di una settimana, però, i nodi diplomatici verran­no al pettine con un’occasione d’oro per mostrare gli attributi e rendere concreta la solidarie­tà ai marò agli occhi degli stessi indiani. Palazzo Chigi e la Far­nesina dovranno decidere co­sa fare di fronte al summit Euro­pa- Asia, che verrà ospitato a Delhi l’11 e 12 novembre. Al­l’appuntamento di alto livello nei rapporti con il vecchio conti­nente partecipano i ministri de­gli Esteri. Emma Bonino andrà in India con i nostri marò anco­ra bloccati in ambasciata dopo 20 mesi di odissea giudiziaria? Manderemo al suo posto un vi­ceministro come Bruno Archi, ex consigliere diplomatico a Pa­lazzo Chigi ai tempi di Berlusco­ni, come segnale minimo se non nullo di protesta? Oppure solo l’ambasciatore a Delhi per dare un buffetto diplomatico agli indiani? Forse sarebbe me­glio mobilitare gli altri ministri degli Esteri dell’Unione euro­pea per una nota comune a favo­re dei marò e lasciare plateal­mente vuota la sedia dell’Italia al vertice. L’unica certezza è che se ieri, giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, abbiamo ricordato fin dal Quiri­nale i fucilieri di Marina e sei giorni dopo faremo poco nien­te al summit con l’Europa a Delhi dimostreremo di essere l’Italietta di sempre.
In occasione del 4 novembre, il presidente Giorgio Napolita­no si è rivolto «ai nostri marò, la cui odissea ancora continua lontano dall’Italia» inviando a Latorre e Girone «il più affettuo­so
saluto e l'assicurazione che non cessiamo di operare tena­cemente per riportarli a casa».
Il ministro della Difesa, Ma­rio Mauro, si è collegato con lo­ro in videoconferenza. E ha ri­badito che «il ritorno a casa con onore di Latorre e Girone è l’uni­ca soluzione possibile». A loro volta i fucilieri di marina hanno ringraziato il Capo dello stato «per le belle parole di soste­gno ». Un déjà vu, lo scorso an­no con altre facce fra i ministri, che dopo 20 mesi appare un po’ stucchevole. Girone ha riporta­to t­utti alla realtà dicendosi con­sapevole di
«quanti passi, quan­te difficoltà e quanti periodi du­ri dovremo ancora affrontare» prima «del traguardo» del rien­tro in patria.
Il ministro degli Esteri, Em­ma Bonino, è «fiduciosa che,
 con la cocciutaggine, la capaci­tà di dialogo, la determinazio­ne e la coerenza dell'intero go­verno riusciremo a sbrogliare la matassa».
Se vogliamo trasformare le belle e fino ad ora vane parole in fatti ci viene offerto su un piat­to d’argento il summit Europa­
Asia (Asem)di 51 paesi,che l’In­dia ospita per la prima volta l’ 11 e 12 novembre.L’appuntamen­to, secondo le dichiarazioni uffi­ciali, servirà «a sottolineare l’importanza strategica delle re­lazioni Asia-Europa nel 21imo secolo».
Quale migliore occasione
 per sbattere il pugno sul tavolo con gli indiani denunciando l’inaudita vicenda dei marò?La­torre e Girone, che il 15 febbra­io 2-012 difendevano una petro­liera italiana dai pirati, sono ac­cu­sati di aver ucciso due pesca­tori indiani. Dopo averli arresta­ti e sbattuti in galera sono stati trasferiti a Delhi in ambasciata, ma gli indiani vogliono proces­sarli a tutti i costi fregandosene della giurisdizione italiana.
A fine ottobre, dopo mesi di ti­ra e molla,
 la polizia antiterrori­smo (Nia), che indaga sul caso sembrava dovesse venire a Ro­ma a interrogare gli altri 4 marò del nucleo anti pirateria che era­no assieme a Latorre e Girone. Ultimo ostacolo prima del pro­cesso dopo il giusto no italiano a mandarli a Delhi. Il ministero della Giustizia e la procura in­dia­ni hanno fermato tutto soste­nendo che non è previsto dal co­dice. Altre ipotesi come la testi­monianza in video conferenza o per iscritto sono ancora nel limbo. Nel frattempo Latorre ha scoperto di aver contratto, probabilmente in carcere nel Kerala, un parassita intestinale che gli ha fatto perdere peso. Se le sue condizioni non migliore­ra­nno dovrà subire un interven­to. L’Italia potrebbe chiedere il trasferimento in Italia per moti­vi di salute.
Oltre alla tempesta via twitter lanciata ieri dai fan dei marò, il 23 novembre è stata indetta dal­le famiglie dei fucilieri di Mari­na una «marcia di solidarietà» a Roma. Un altro déjà vu, se il go­verno non decide di tirar fuori le unghie con l’India.
 

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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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radio

26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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