image
Articolo
09 febbraio 2014 - Prima - India - Il Giornale
L’ultima beffa sui marò: ora è l’India a boicottarci
Gli indiani vogliono applicare la famigerata legge antiterrori­smo per i marò, ma senza la pena di morte. Si accontentano, sem­bra, di una condanna massima a dieci anni. Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, si indigna, ma nel Kerala dove è iniziata l’odissea, i pescatori, manovrati dai comuni­sti, invocano il patibolo e scendo­no in piazza per protestare contro il governo indiano.
Nel frattempo è Delhi a boicotta­re l’Italia, invece che il contrario, non concedendo il visto all’euro­parlamentare Carlo Fidanza. L’esponente di Fratelli d’Italia è
 “colpevole” di aver protestato a Milano durante l’anniversario del­la festa della Repubblica indiana. Nel mondo alla rovescia, che da due anni Massimiliano Latorre e Salvatore Girone stanno vivendo sulla loro pelle, la mancata conces­sione, fino ad ora, del visto ad un europarlamentare ita­liano è la ciliegina sul­la torta. «Dopo le prote­ste di Fratelli d’Italia in occasione delle cele­brazioni organizzate dal Consolato indiano a Milano (la pacifica in­cursione alla serata di gala insieme a Ignazio La Russa e l’interruzio­ne de­l concerto all’Au­ditorium), “casual­mente“ lo stesso Con­solato mi ha bloccato il visto per l’India»denuncia in un comunica­to Fidanza, capo delegazione di FdI al parlamento europeo. A Delhi si è mosso anche il rappre­sentante Ue per l’arrivo di Fidanza e di Marco Scurria, un altro euro­parlamentare, che ha ottenuto il vi­sto p­rima delle proteste contro i fe­steggiamenti indiani a Milano.
Secondo l’europarlamentare«il 27 gennaio, “casualmente”il gior­no dopo la protesta all’Audito­rium, sono iniziati i problemi. Dal consolato hanno detto che il Mini­st­ero degli Esteri india­no
 aveva bloccato la pratica, hanno comin­ciato a richie­dere ulte­riori informazioni e do­cumenti “casualmen­te” smarriti, cercando di giustificare con la burocrazia una chiara volontà politica».
Contro il boicottag­gio
 di Delhi, Fratelli d’Italia ha chiesto l’in­tervento del ministro degli Esteri, Emma Bonino. E la re­sponsabile della Farnesina, ieri, ha drizzato la schiena: «Talune an­ticipazioni che provengono da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indigna­ta ». Lo ha dichiarato il ministro ri­ferendosi all’applicazione del fa­migerato Sua Act, che paragona i marò a dei terroristi o pirati.
In India, nelle ultime 48 ore si so­no susseguite indiscrezioni di stampa sulle accuse contro i ma­rò, che dovranno essere presenta­te nella fatidica udienza di doma­ni. Il portavoce del ministero india­no degli Interni Kuldeep Dhatwa­lia ha dichiarato all’Ansa, che sarà sempre la Nia, la polizia antiterro­rismo, a presentare le accuse, «in base al Sua Act, ma senza invocare l'articolo che prevede la pena di morte». Un’ardita pi­roetta legale, che evitereb­be ai m­arò il ri­schio della for­ca,
 grazie ad un’accusa di violenze e non omici­dio. Secondo la stampa in­diana verrà applicato l’ar­ticolo 3. com­ma a-1 del fa­migerato Sua Act, che reci­ta: «Chi com­mette un atto di violenza contro una persona a bor­do d­i una piat­taforma fissa o una nave che (...) mette in pericolo la navigazione sarà punito con la pri­gione per­un periodo che può giun­gere fino a dieci anni ». Il vicepresi­dente della Commissione Ue, An­tonio Tajani, su Twitter ha però scritto: «É inapplicabile il Sua Act, anche senza l’ipotesi di pena di morte. Sarebbe un processo ingiu­sto ».
Le anticipazioni della stampa in­diana hanno scatenato la Federa­zione indipendente dei lavoratori del pesce nel Kerala, dove i comu­nisti controllano sindacati e asso­ciazioni di categoria. I pescatori hanno manifestato davanti alla se­de del governo locale a Trivan­drum bruciando la foto del mini­stro dell’Interno, Sushil Kumar Shinde, che avrebbe deciso di sal­vare il collo dei marò e gridando slogan contro Sonia Gandhi, la lea­der politica di origini italiane. Se­condo il rappresentante dei mani­festanti, T. Peter, i marò meritano la pena di morte per aver sparato contro «pescatori disarmati senza
 alcuna provocazione». 
[continua]

video
08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

play
18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

play
24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


play
[altri video]
radio

21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


play

18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


play

15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

play

[altri collegamenti radio]