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Reportage
23 febbraio 2014 - Prima - Ucraina - Il Giornale |
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Ucraina, presidente in fuga. E la Tymoshenko torna libera |
Kolovjazhnij, vicecomandante della guardia del presidente, che collabora con i ribelli. Le centurie rivoluzionarie con gli scudi presi ai poliziotti nei giorni di battaglia circondano l’intera area cantando e urlando «Gloria all’Ucraina,gloria agli eroi». Il capo dello Stato deposto aveva lasciato il palazzo nel centro della capitale verso le 18 di venerdì. Per volare a Kharkiv e salvarsi la pelle. Se i paramilitari di piazza Maidan l’avessero trovato nel suo ufficio sarebbe finito come Gheddafi. Dalla seconda città del Paese, nell’est filo russo, dove stanno preparando la secessione, Yanukovich non si è dato per vinto. «È in atto un colpo di Stato dei banditi dell’opposizione », ha dichiarato promettendo battaglia. Tutta Kiev è nella mani dei rivoluzionari. Il palazzo del governo è presidiato dai paramilitari di Pravi Sektor,l’ala destra ultranazionalista, in tenuta da combattimento. Alle spalle di una ventina di miliziani ci sono due sperduti agenti della Milicja, la polizia, che nella capitale è sparita. A venti chilometri da Kiev la gente comune ha fatto la fila per visitare la residenza privata dell’( ex) presidente. Una reggia un po’ kitsch di 140 ettari e con un campo da golf dove giocano i rivoluzionari. Nel laghetto artificiale svetta un veliero come quello dei pirati a Disneyland. Il garage presidenziale è fornito di vecchie Zil dei tempi dell’Unione Sovietica, macchine d’epoca compreso un Maggiolone e una sfilza di moto luccicanti. Per non parlare dello zoo con pavoni, ma pure maiali e pecore. Yanukovich si era fatto addirittura stampare delle banconote d’oro. In piazza Maidan un’enorme croce con un Cristo in legno ricorda i caduti dei due giorni di guerra civile, tutti della parte ovest del Paese anti russa, che hanno portato alla liquefazione del regine a Kiev. Un giovane combattente con elmetto, mimetica, giberne e giubbotto antiproiettile, che prima faceva il pittore, ha deciso di usare «Da Vinci» come nome di battaglia. Controlla le reclute di guardia ad un blindato color verde oliva posteggiato al fianco del municipio occupato dai rivoluzionari. Lo hanno portato in piazza dopo averlo catturato in una città del sud. «Adesso siamo noi, di Pravi Sektor, a garantire l’ordine pubblico a Kiev. Ci sono ancora i tituchki, provocatori del regime, che si vestono con le uniformi della polizia per creare caos» assicura Da Vinci, che non avrà più di 25 anni. Poco più in là, in via Hrushevsgoko, dove sono scoppiati gli scontri più duri, colpisce fra i simboli ultranazionalisti dei rivoluzionari una scritta nera sul muro in perfetto italiano: «Me ne frego». A due passi dal Parlamento i rivoluzionari legano delle funi attorno al collo della grande statua bronzea di Dmitri Manuilski, un comunista ucraino dei tempi dell’Urss,e la tirano giù come avevano già fatto con quella di Lenin. Un signore attempato si avvicina e sussurra: «Era nel Comintern e aiutava il Partito comunista anche da voi, in Italia. Ha fatto la fine che meritava... nella polvere». I variopinti rivoluzionari che hanno messo in piedi una sfilza di posti di blocco attorno all’aeroporto dei voli nazionali di Kiev sembrano più bellicosi. Una macchinona nera con i finestrini oscurati è stata appena fermata tagliandole le gomme. Sul sedile posteriore c’è l’ex procuratore di Stato, Ghennadi Vassiljev, che balbetta, letteralmente terrorizzato. Giura di essere passato con la rivoluzione, ma i ribelli armati di mazze e videocamere non gli credono. A salvarlo arriva un parlamentare dell’opposizione. I ribelli hanno dei fogli con tutte le foto dei deputati del partito delle Regioni di Yanukovich. Sull’improvvisato posto di blocco svetta un cartello con scritto «Passport control ».«Non vogliamo maltrattarli o arrestarli - spiega Vladimir - , ma evitiamo che scappino. Devono fare il loro dovere andando a votare in Parlamento per la nuova Ucraina». |
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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.
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03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine
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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
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