image
Reportage
08 marzo 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Solidarietà slava: dalla Serbia i reparti dei “lupi”
Folti bar­boni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una venti­na di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato faci­le trovare l’avanguardia dei «lu­pi », come vengono chiamati i vo­lontari giunti dalla Serbia. «Sia­mo venuti ad aiutare i fratelli del­la Crimea, che hanno combattu­to al nostro fianco in Bosnia e in Kosovo-Metokia»annuncia Bra­tislav Zivkovic, occhi come la pe­ce. Sulla mimetica porta con or­goglio lo stemma con l’aquila della 63ima brigata paracaduti­sti, in prima linea nel 1999 sotto i bombardamenti della Nato nel­la­provincia ribelle a maggioran­za albanese oggi indipendente. Attorno sono schierati miliziani più giovani con lo sguardo da du­ri. Si rifanno ai reparti cetnici del generale Draza Mihalovic, che durante il secondo conflitto mondiale combatterono contro i partigiani comunisti e i nazisti. Tito fece fucilare Mihailovic a guerra finita.
Il drappello serbo è stato «invi­tato » in Crimea dai cosacchi, che fanno parte delle milizie filo russe mobilitate per la secessio­ne della penisola. «Andiamo con loro ai posti di blocco e con­trolliamo le macchine- spiega Zi­vkovic- Siamo qui in pace, a dare appoggio morale, ma consiglia­mo cosa fare se la situazione di­ventasse più dura. Per due volte nel 1995 e nel 1999 eravamo da soli a combattere contro la Nato. Non lasceremo soli i nostri fratel­li slavi».
Milutin Malisic, un omaccio­ne,
 annuisce con i capelli rossi e il barbone grigiastro. Sul cappel­lo cetnico porta lo stemma con le teste d’aquila della monarchia serba dei Karajeorjevic, il primo regno di Jugoslavia. Lo hanno ac­cusato di aver partecipato a un piano per assassinare lo zar dei Balcani Slobodan Milosevic, lui nega. Malisic faceva parte del­l’Osa, formazione segreta serba usata per operazioni speciali.
Assieme a Zivkovic è la colon­na del «Movimento cetnico», che da anni ha stretto rapporti con i cosacchi russi cementati dall’anticomunismo.I bisnonni dei cavalieri dello zar di Sebasto­poli hanno co­mbattuto nell’ulti­ma ridotta in Crimea del genera­le Peter von Wrangel contro i bol­scevichi.
 Il capo dell’Armata bianca costretto all’esilio è sepol­to nella chiesa ortodossa russa di Belgrado. «Anche voi italiani vi siete fatti rubare le terre, come l’Istria,da quel porco di Tito.Per­ché non ve le riprendete?» chie­de Zivkovic.
I volontari serbi ci danno ap­puntamento
 alla chiesa di San Vladimiro dopo una nottata pas­sat­a al posto di blocco fuori Seba­stopoli sulla strada per Yalta. «Siamo un unico popolo unito dalla religione ortodossa» sotto­linea il capo dei cetnici. In chiesa bacia le icone e accende una can­delina per i caduti serbi nella guerra dei Balcani.
I cetnici vogliono «garantire» che il referendum del 16 marzo per l’unione della Crimea alla Russia «si svolga pacificamen­te ». Giurano che a centinaia vole­vano partire per Sebastopoli non solo da Belgrado, ma pure dalla Bulgaria. Se la Nato inter­verrà sono «pronti a morire», ma pensano che l’Occidente preferi­rà «armare la minoranza dei tata­ri o i seguaci di Bandera ( il contra­stato e­roe dell’Ucraina occiden­tale che combattè contro l’Arma­ta
 rossa nella seconda guerra mondiale, ndr ) ». Per Zivkovic la Russia «è una grande Serbia». L’ardita speranza è che una vol­ta staccata la penisola dall’Ucrai­na «i fratelli di Crimea ci aiutino a liberare il Kosovo».

video
14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

play
03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


play
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

play
[altri video]
radio

27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


play

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


play

26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

play

[altri collegamenti radio]