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Reportage
15 marzo 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Anche i cosacchi in Crimea “Siamo tornati per difendervi”
«Urrà, urrà, urrà» gridano in coro i soldati del­l’esercito indipendentista, che hanno appena giurato fedeltà alla Crimea oramai staccata dal­l’Ucraina. In mimetica, anfibi e kalashnikov in pugno sono schierati davanti alla bandiera della penisola, che ha gli stessi colori di quella russa. Molti so­no giovani decisi «a difendere la madrepatria». Altri hanno i capelli grigi e qualche chilo di troppo, ma scattano sugli atten­ti e marciano senza problemi. Fra le reclute pronte a giurare c’è anche una donna,che cerca di nascondere i capelli lunghi sotto il berretto militare.
Secondo il premier filo russo, Serghey Aksyonov, i volontari della «Forza di difesa naziona­le » sono diecimila e daranno il cambio ai soldatini di Mosca in incognito che hanno occupato la Crimea. Per almeno un anno, il tempo necessario secondo l’autoproclamato capo del go­verno locale «per completare il processo di annessione alla Russia».
Serghey, che inquadra le re­clute, ha il piglio del classico ser­gente di ferro, anche se sostie­ne d­i essere un civile prestato al­la narodna samobarona , la dife­sa nazionale. «Non vogliamo combattere contro nessuno o versare il sangue di fratelli slavi, ma non abbiamo paura neppu­re della Nato » sostiene il corpu­lento
 sottufficiale. Una recluta ventenne ripete, a gran voce, davanti al coman­dante il giuramento di fedeltà alla Crimea, che poi lo congeda con il saluto militare.
«Garantiremo la sicurezza del referendum di domenica af­fiancandoci alla polizia, ma sen­za armi- spiega il sergente di fer­ro­
Per quanto mi riguarda pen­so che la soluzione migliore sia unirsi alla Russia».
Fra i nuovi militari dell’eserci­to di Crimea­c’è anche uno spa­gnolo nato in Unione Sovietica.
I nonni di Alejandro avevano combattuto nelle Asturie con­tro le truppe di Franco. Una sua parente, Aida De La Fuente, è un’eroina della guerra civile. I nonni sconfitti fuggirono a Mo­sca e Alejandro è nato in Crimea. L’arruolamento è un modo per continuare la tradi­zione di famiglia nella convin­zione che a Kiev siano arrivati al potere i fascisti.
Nella caserma che appartene­va all’esercito ucraino non mancano i cosacchi con il loro tipico colbacco nero, che mon­tano la guardia o addestrano le reclute. A Simferopoli hanno sostituito i soldati russi senza
 mostrine che presidiavano gli edifici governativi. Quando un corteo pro Ucraina è passato qualche giorno fa davanti al Par­lamento un gigantesco cosac­co, con il volto coperto da un mefisto, stile uomo nero, sfida­va i manifestanti gonfiando i muscoli. Il cordone dei commi­litoni alle sue spalle urlava «Rus­sia, Russia».
Secondo alcune fonti duemi­la cosacchi sono arrivati dal Don e dal Kuban, le tradizionali regioni dei leggendari cavalieri degli Zar. La loro bandiera sven­tola davanti al palazzo del go­verno nella piazza centrale di Si­mferopoli. I capisquadra non abbandonano mai la tradizio­nale frusta e se ti avvicini quan­do marciano compatti, per scat­tare una foto, ti becchi un secco
 niet . Grandi bevitori di vodka, in molti non hanno più l’età e la prestanza per combattere una guerra. Non tutti sono anzianot­ti con la pancetta o allegorici. Al­tri, più giovani, sembrano mili­tari ben addestrati.
Bebnev Vjacheslav, 45 anni, in divisa blu e berretto militare con la fascia rossa è l’atamano dei cosacchi di Sebastopoli, la roccaforte russa in Crimea. In città all’inizio della rivolta con­tro il governo di Kiev faceva qua­drato con i suoi sotto la statua dell’ammiraglio Pavel Stepano­vic, che sconfisse la flotta otto­mana durante la guerra di Crimea.
Vjacheslav è al telefono con un ex ufficiale del Gru, il servi­zio segreto dell’esercito sovieti­co, che vive in Germania e pas­sa informazioni sui pro Ucrai­na in Europa. Poi va a riferire ad un ufficiale di collegamento della flotta russa nel Mar Nero in una casermetta bianca di Se­bastopoli. Nella base dei cosac­chi spiccano i ricordi delle bat­taglie passate. «I nostri bisnon­ni hanno combattuto con l’ar­ma­ta Bianca del generale Wran­gel nell’ultima ridotta di questa
 penisola contro i bolscevichi ­ricorda Vjacheslav- . Pensavate che avremmo abbandonato la Crimea allaNato?». L’atamano va orgoglioso della bandiera dello Zar con l’icona di Gesù Cri­sto e la scritta «Solo se hai fede la Russia si salverà». E aggiunge senza peli sulla lingua: «Il con­flitto è già iniziato. L’hanno sca­tenato i servizi segreti occiden­tali ( con la rivolta di piazza Mai­dan a Kiev, nda). Siamo in guer­ra ».
Ieri un drone americano è stato intercettato dai russi nei cieli della Crimea. Caduto «quasi integro nelle mani delle forze di autodifesa» portereb­be un numero di identificazio­ne che lo collega alla 66ª briga­ta Usa di ricognizione con base
 in Baviera. 

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