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Reportage
16 marzo 2014 - Prima - Ucraina - Il Giornale |
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"Kiev accusa: ""i russi ci invadono, reagiremo"" |
La Crimea è tappezzata di manifesti giganti che invitano a votare «per la Russia» nel referendum di oggi. Alla vigilia dello strappo Kiev denuncia «l’invasione militare » dei soldati di Mosca nel sud dell’Ucraina con elicotteri, blindati e corpi speciali. Secondo i russi è un blitz per «proteggere » la centrale di pompaggio di un gasdotto. Un’ottantina di uomini elitrasportati ha occupato una striscia di terreno nella regione di Kherson adiacente al nord della Crimea. Da Kiev denunciano che «l’Ucraina è sotto attacco » e intimano ai soldati di ritirarsi altrimenti sarà guerra. La tensione è alle stelle ed ai posti di blocco in Crimea dei filorussi sono comparsi i militari armati del nuovo esercito indipendentista. Il manifesto pro referendum più eloquente ha due mappe della penisola: una sovrastata da una cupa svastica e l’altro dalla scintillante bandiera di Mosca. La scelta è inevitabile in un voto già scritto che sancirà la vittoria schiacciante dei filorussi, che vogliono l’unione con Mosca. A Sebastopoli, in maniera ancor più sfacciata, sui poster c’è la data del voto, 16 marzo, e la scritta «torniamo a casa» ovvero in Russia, dopo 60 anni. In Crimea la gente ci crede e fa la coda per ritirare le bandierine russe da esporre sulle finestre per far capire che il voto di oggi è una pura formalità. A Sebastopoli nei palazzoni bianchi dove vivono gli ufficiali della marina ucraina, che ancora resistono nel loro quartier generale circondato, non c’è quasi più nessuno. Le famiglie sono partite per mettersi al sicuro. Da un terrazzino sventola una piccola, solitaria bandiera di Kiev. Poco più avanti la «San Giorgio vittoriosa», una nave da sbarco della marina russa vomita una lunga colonna di camion. Un prete cattolico, cappellano della Marina ucraina è stato prima rapito e poi liberato dalla polizia. Gli unici a navigare controcorrente sono i tartari che non dimenticano la decimazione subita da Stalin nel 1944. «Io, la mia famiglia e tutti gli amici non andremo a votare per un referendum illegale» dichiara Fazil Gafarov, che fa il taxista. Ieri a Mosca erano 50mila in piazza (la metà secondo la stampa russa) a gridare «giù le mani dalla Crimea» e «l’occupazione è un disonore». Il copione, però, è già scritto secondo le previsioni dell’autoproclamato primo ministro della Crimea, Serghey Aksyonov: «Vincerà l’unione alla Russia con l’80% dei voti». Le urne per il referendum saranno aperte dalle 8 alle 20 in 1250 seggi per poco più di un milione e mezzo di persone. I risultati ufficiali verranno comunicati lunedì, ma questa sera si saprà già tutto con gli exit poll commissionati ad un solo istituto «di fiducia». Per il referendum pro forma sono arrivati 35 osservatori del Parlamento di Strasburgo compreso Fabrizio Bertot, eurodeputato di Forza Italia. Per farsi un’idea avrebbero dovuto venire ieri nella piazza principale di Sebastopoli, dove i filorussi sventolavano delle bandiere con l’immagine dell’ultimo zar, Nicolai Romanov, ammazzato dai bolscevichi. Un centinaio di cosacchi in mimetica verde con fruste e sciabole ricurve gridavano fedeltà alla città urlando tre volte luba (sì). Nel frattempo le gente normale non è felice di poter ritirare al massimo con il bancomat l’equivalente di 37 euro al giorno e solo in alcuni sportelli. Da Kiev Arseny Yatsenyuk, il primo ministro dell’Ucraina, ha annunciato che il 21 marzo firmerà l’accordo politico di associazione all’Unione Europea, ma si stanno aprendo nuovi fronti nell’est del Paese. Nelle ultime 48 ore ci sono stati 3 morti e diversi feriti negli scontri fra i filorussi, che vogliono un referendum come nella penisola ribelle, ed i «patrioti ucraini », che raggruppano pure i paramilitari ultranazionalisti di Pravi sektor. A Donetsk la sede dei servizi segreti è stata assaltata dai filorussi. A Kharkiv, «capitale » dell’Est, si terrà oggi una grande manifestazione pro Kiev potenzialmente esplosiva. Se scorresse del sangue filorusso Mosca è pronta a cogliere il pretesto per intervenire militarmente, come in Crimea. |
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14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.
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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno.
Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca.
Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.
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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".
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radio
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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
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