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Reportage
18 marzo 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale |
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Putin accelera: “Crimea sovrana e indipendente” |
«Cosa possiamo fare? Siamo nati qui e ci sentiamo russi. Oggi abbiamo giurato fedeltà al nuovo esercito della Crimea». Alexander e Serghei, disertori delle forze armate ucraine, come gran parte del loro reparto, infagottati nell’uniforme mimetica hanno voglia di parlare da dietro il cancello della base delle guardie di Marina a Bakhcisaray. A 30 chilometri dalla capitale della penisola, che si è staccata dall’Ucraina con un referendum bulgaro la base A 29 04 è la prima a cedere passando in gran parte con Mosca. Ieri il parlamento della Crimea ha votato il via libera all’annessione alla Russia in base al voto plebiscitario del referendum di domenica, 96,6%, che suona un po’ gonfiato.Il presidente russo Vladimir Putin ha subito firmato il decreto per il riconoscimento della penisola come «Stato indipendente e sovrano» prendendo atto della «volontà espressa dal popolo del Crimea nel referendum del 16 marzo». E nelle stesse ore sono cominciate le prime diserzioni nella basi ucraine che ancora resistevano. Le guardie di Marina di Bakhcisaray dominano la cittadina davanti a dei piloni dell’energia elettrica. Sul cancello già sventolano le bandiere della Crimea e della Russia. Sessantauomini hanno saltato il fosso armi e bagagli passando con Mosca. Ufficiali della flotta russa del Mar Nero sono arrivati in mattinata per lanciare un ultimatum: «O ve ne andate abbandonando le armi o giurate fedeltà all’esercito della Crimea». Per essere convincenti si sono portati dietro un po’ di militari, alcuni mascherati, con il dito sul grilletto e hanno proposto a chi si schiera con Mosca un salario di 4.000 hrivnye, l’equivalente di 320 euro. «In 50 con gli ufficiali ed un sergente abbiamo rifiutato di passare con la Federazione russa, ma ci hanno intimato di lasciare il territorio » spiega il tenente colonnello Serghey Gunderc,che si trova fra due fuochi. Il comandante si è dileguato e dentro la base circolano uomini armati con il volto coperto. I cinquanta ancora fedeli a Kiev saranno costretti ad andarsene. Poche ore prima dal comando della Marina ucraina a Sebastopoli un ufficiale ammetteva al telefono conil Giornale : «Gli uomini sono spaventati. Non riceviamo ordini da Kiev e non sappiamo cosa fare». A Simferopoli i blindati con i russi in incognito affiancati dai nuovi soldati della Crimea indipendente bloccano le basi ucraine che ancora resistono. Il colonnello Vasily Yakimets, della polizia militare, spunta oltre le barricate della sua base e sostiene che nulla è cambiato con il referendum «non essendo stato proclamato dal legittimo governo di Kiev ». I marines ucraini nella lontana base di Feodosya continuano a resistere, ma confermano che il cerchio dell’assedio si stastringendo. Vladimir Konstantinov, che presiede il parlamento della Crimea, ha intimato ai soldati ucraini di «lasciare le basi che appartengono alla nuova Repubblica». Secondo il leader del partito nazionalista Svoboda, Oleg Tyaghnibok, le truppe non abbandoneranno la Crimea, «nostro territorio che difenderemo». Kiev ha mobilitato 40mila riservisti. A Simferopoli fanno spallucce ed il Parlamento della penisola vota per il via libera all’annessione alla Russia con 88 deputati su 95. Una delegazione si è recata a Mosca per gettare le basi dell’unione. I risultati ufficiali del referendum indicano un’affluenza alle urne dell’83% ed un plebiscito dei sì all’annessione (96,6%). Percentuale bulgara che porta gli Usa a denunciare brogli relativi a schede già votate e numero di elettori superiore agli abitanti in alcuni centri. Un giornalista di Atr, la tv dei tartari, è riuscito a votare tre volte. Anche se il successo del referendum non fosse bulgaro la maggioranza della popolazione vuole veramente tornare, dopo 60 anni, alla madre Russia. Il parlamento ha introdotto da ieri il rublo e l'autoproclamato premier, Sergei Aksyonov, annuncia l’arrivo di 400 milioni di dollari da Mosca. Non a caso nella capitale della penisola ribelle gli unici bancomat che danno ancora soldi sono quelli delle banche russe. |
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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.
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14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.
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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.
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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento |
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa
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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento |
Ucraina
Una nuova Crimea
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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento |
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.
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