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21 febbraio 2014 - Prima - Ucraina - Il Giornale
Kiev, l’inferno che in Italia non capiamo
Le scene di guerra in Euro­pa dopo la mattanza del­l’ex Jugoslavia sono un pugno allo stomaco, anche se la gente comune non capisce be­ne cosa stia veramente accaden­do in Ucraina. Non è come ce la raccontano per imbambolarci gli intellettuali militanti stile Ber­nard- Henri Lévy, che si sono in­namorati della primavera araba e vorrebbero importarla a Kiev. Non è una lotta impari fra demo­cratici manifestanti che inse­guono l’Europa unita ed i catti­voni del regime sodali dei russi. È difficile separare con l’accetta buoni e cattivi da una parte o dal­l’altra. All’inizio, tre mesi fa, le manifestazioni erano pacifiche in nome dell’utile cavallo di bat­taglia della mancata firma, al­l’ultimo minuto, del presidente Viktor Yanukovich, filo russo, dell’integrazione verso l’Euro­pa. Adesso è una lotta per scalza­re il regime e conquistare il pote­re. Non solo: molti dei combat­tenti di queste ore nella capitale ucraina hanno un’ideadi Euro­pa tutta loro diversa, se non op­posta, ai burocrati di Bruxelles. L’opposizione più «moderata» ha alle spalle colossi come la Germania e la Polonia, che giocano una partita anti russa. La famosa piazza Maidan, scin­tilla della guerra civile che si sta scatenando in queste ore è parago­nabile, per importanza, a piazza Duomo a Milano. Immaginate che sotto la Madonnina dei ribelli in mimetica comincino a erigere bar­ricate isolando un’area di due chi­lometri quadrati. E sotto galleria Vittorio Emanue­le dei ragazzotti in tenuta da com­battimento arruolino volontari per le Brigate nere che libereran­no l’Italia dai comunisti, fuori tem­po massimo.
A Kiev, nel municipio occupato, accadeva lo stesso con l’Upa, l’Esercito di liberazione ucraino che durante la seconda guerra mondiale combattè contro i sovie­tici. Inevitabile che di fronte allo stallo del negoziato politico i duri e puri di Maidan abbiano deciso di marciare sul Parlamento, come è capitato martedì.
Lo scontro con la polizia è subito degenerato in pistolettate con morti e feriti. La piazza era piena di arsenali nascosti. Un
 déjà vu con il crollo sanguinoso della Jugo­slavia, ma a Kiev manca il fattore et­nico sostituito dal solco profondo fra l’Ucraina occidentale anti rus­sa e quella orientale attratta da Mo­sca. Non a caso Leopoli, capitale dell’Occidente e altre città sono in mano ai rivoluzionari.
Mentre dalla Crimea, dove il Cremlino ha ancora una base con sommergibili nucleari, partono per la capitale i militanti filo regi­me. E Kiev sta in mezzo. I miliziani anti Maidan, pure loro armati e pronti a tutto, nei giorni di calma innalzavano dei cartelli con scrit­to: «Ex Jugoslavia, Tunisia, Libia.
 L’Ucraina è la prossima?».
Le ingerenze americane, come quelle russe non mancano, ma hanno superato il livello di guar­dia con l’aggravante di continuare a raccontarci solo dei manifestan­ti europeisti ammazzati dalla poli­zia e non degli agenti uccisi sull’al­tro fronte. In realtà è in atto una battaglia cruenta della nuova guer­ra fredda fra Washington e Mosca. Il problema è che non si muore nel lontano Afghanistan o in Siria, ma
 a Kiev, in Europa. 

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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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radio

27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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