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Articolo
29 marzo 2014 - Esteri - India - Il Giornale
Per i nostri marò arriva (in ritardo) una vittoria di Pirro
La Corte suprema indiana sospende il processo ai marò dando ragione all’Italia,ma ora­mai è tardi. Dopo tre governi ro­mani con linee diverse e con­traddittorie il nuovo esecutivo ha deciso di intraprendere la via della «internazionalizzazio­ne » non riconoscendo più la giurisdizione indiana. Questa linea della fermezza doveva es­sere adottata fin dall’inizio quando ai marò fu ordinato di consegnassi nelle grinfie della polizia del Kerala scendendo dalla nave italiana Enrica Lexie, che difendevano dai pira­ti. Sempre meglio che mai farlo adesso, dopo due anni di ma­dornali errori, ma il rischio è che Massimiliano Latorre e Sal­vatore Girone tornino a casa con i capelli bianchi. Insomma una sentenza che è solo una vit­toria di pirro, visto che arriva troppo tardi, dopo che abbia­mo già deciso di non riconosce­re la giuridizione indiana.
Nell’udienza di ieri la Corte suprema di New Delhi ha dato ragione al ricorso della difesa dei marò contro l’utilizzo della Nia, la polizia antiterrorismo, nel delicato caso. Secondo i le­gali dei fucilieri di Marina la de­cisione è un punto per l’Italia che «contesta in toto il diritto dell'India a condurre l'inchie­sta e a giudicare i marò ». In real­tà la Corte suprema ha solo stoppato il processo rinviando­lo di quattro settimane per per­mettere al g­overno indiano e al­la stessa Nia di presentare le lo­ro controdeduzioni. Il caso ver­rà affrontato in maggio, ma a causa delle ferie estive una deci­sione finale sul ricorso italiano non arriverà prima di luglio o agosto.
Un ulteriore allungamento dei tempi che servirà a spostare il processo oltre le fatidiche ele­zioni indiane con gli ultranazio­nalisti mangia­
marò dati per fa­voriti.
Il punto a favore dell’Italia ha un significato relativo dopo la decisione del governo Renzi di seguire la via internazionale. I marò non si sono presentati in aula e tantomeno lo faranno in futuro. L’Italia non riconosce più la giurisdizione indiana, che ci ha fregato innumerevoli volte. Il problema è che i marò rimangono incastrati in India fra le mura dell’ambasciata e difficilmente sarà possibile far­li rientrare in Italia. Una beffa dopo oltre 25 mesi dalle accuse di aver ucciso due pescatori in­diani scambiati per pirati.
Il governo Monti ha calato le brache rimandando i marò in India quando avremo dovuti te­nerli in Italia per processarli in un nostro tribunale o chieden­do un arbitrato internazionale. In seguito con il governo Letta, l’allora ministro degli Esteri,
 Emma Bonino, si era tuffata nel processo in India sperando che fosse giusto e celere. Altro erro­re madornale di valutazione che l’inviato speciale del gover­no italiano Staffan De Mistura ha difeso a spada tratta come tutte le altre decisioni sbagliate e contraddittorie di questi ulti­mi due anni. Adesso, come se nulla fosse, si fa argine sulla li­nea del Piave della «internazio­nalizzazione », in passato re­spinta con sdegno a più ripre­se.
Chi paga sono i marò e le loro famiglie, ma i politici, dopo la decisione della Corte suprema favorevole all’Italia dichiarano a gran voce «che non basta». Fra gli altri pure Pierferdinan­do Casini, che di fronte alla ver­gognosa decisione di Monti di rimandare i marò in India il 22 marzo 2013 non alzò un dito, anzi difese la «nobile» scelta della parola data a Delhi.
Dopo l’appello caduto nel vuoto di Ignazio La Russa di Fra­telli d’Italia, per candidare i ma­rò alle europee ci riprova Elio Vi­to. «Cari Silvio Berlusconi, pre­sidente di Forza Italia e leader dell'opposizione, e Matteo Ren­zi, segretario del Partito demo­cratico e presidente del Consi­glio,- scrive in una lettera aper­ta in vista del voto per Strasbur­go il presidente della Commis­sione difesa della Camera- con autentico spirito bipartisan i due principali partiti offrano ciascuno una candidatura a La­torre e a Girone, impegnandosi per la loro elezione, senza ri­chiedere alcuna adesione poli­tica ». Una mossa che dimostre­rebbe simbolicamente come l’interesse e la dignità naziona­le­valgano di più di qualsiasi di­visione.
 
[continua]

video
20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana


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19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta


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[altri video]
radio

21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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