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25 aprile 2014 - Esteri - India - Il Giornale
Marò, De Mistura a casa e ultimatum dell’India
Sui marò il governo Renzi imbocca la strada giusta sco­prendo l’acqua calda. Sempre meglio di niente e dello stallo che stava facendo dimenticare Massimiliano Latorre e Salva­tore Girone. Peccato che ci sia­no voluti due anni di ondivaga linea italiana per respingere definitivamente il processo in India, trincerarsi dietro l’im­munità funzionale dei nostri fucilieri di Marina e puntare al­l’internazionalizzazione del caso.
La «svoltina» è stata accom­pagnata
 dal benservito all’in­viato speciale Staffan De Mistu­ra, che fin dall’inizio ha inter­pretato, a torto o ragione, la li­nea schizofrenica dei prece­denti governi. Lo hanno messo gentilmente alla porta con «un ringraziamento reale e non vir­tuale » giustamente sottolinea­to dal ministro degli Esteri, Fe­derica Mogherini. All’elegan­te ambasciatore di stampo Onu, nonostante le critiche che non gli abbiamo risparmia­to, va concesso l’onore delle ar­mi. Il suo cruccio, al di là del concordato benservito, è quel­lo di non essere riuscito a porta­re a casa i marò, una causa in cui ha creduto fino in fondo.
Ieri il ministro Mogherini e la responsabile della Difesa, Roberta Pinotti, sono interve­nuti alle commissioni Estere congiunte di Camera e Senato. «Il 18 aprile l'Italia ha inviato una nota verbale alle autorità indiane, la quinta in due mesi, ricevuta da Delhi il 21 aprile, in cui si riconferma il richiamo all'immunità funzionale» dei due militari e al «diritto inter­nazionale », ha spiegato Mo­gherini. L’Italia chiede agli in­diani di sedersi attorno ad un tavolo con degli esperti giuridi­ci per dirimere la disputa. Se, come è plausibile tenendo con­to del lungo voto per le politi­che locali, l’India continuerà a fare melina «si procederà al va­glio degli strumenti preposti al­la risoluzione delle controver­sie internazionali». In pratica l’Italia chiederà un arbitrato e nel frattempo vuole che i marò tornino in patria.
Il problema andava risolto con lo stesso piglio 26 mesi fa, quando Latorre e Girone sono stati consegnati alla polizia del Kerala facendoli scendere dal­la nave italiana che difendeva­no dai pirati.
Poi abbiamo continuato a sperare nella giustizia indiana appellandoci alla Corte supre­ma di Delhi,
 che avrebbe dovu­to­rimandarli a casa per un pro­cesso in patria. Invece i marò sono stati strappati dalle grin­fie d­el Kerala per farli finire nel­le fauci farraginose della giusti­zia centrale.
Le due rappresentanti del go­verno ieri hanno fatto un figu­rone, ma la via d’uscita dell’ar­bitrato internazionale era già stata intrapresa dal ministro degli Esteri Giulio Terzi che vo­leva
 tenere i marò in patria do­po l’ennesimo permesso va­canza. Il calabraghismo tradi­tore dell’allora premier, Mario Monti, rimandò a Delhi i due fucilieri di Marina.
Mogherini e Pinotti, del Pd, pur imboccando la strada giu­sta, dovrebbero spiegare co­me mai il precedente governo Letta del loro stesso partito ci ha fatto perdere un anno ab­bracciando il processo in In­dia, un clamoroso buco nell’ac­qua.
La «svoltina» di ieri speria­mo serva veramente a smuove­re il caso, anche se i tempi ri­schiano di diventare biblici. Non solo: La Corte suprema po­trebbe in qualsiasi momento chiedere la consegna dei marò alla nostra ambasciata. Lator­re e Girone, come hanno fatto notare ieri i grillini, «sono privi di una copertura diplomatica» e inevitabilmente più esposti a ritorsioni giudiziarie indiane.
 
[continua]

video
18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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radio

21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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