image
Reportage
07 maggio 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Filorussi e ucraini al fronte con l’ossessione delle spie
Il ragazzino,esile,di vent’an­ni trema dalla paura. I mili­ziani filorussi sulla prima li­nea l’hanno preso mentre lun­go i binari nella terra di nessu­no. I volontari della Repubbli­ca di Donetsk, che vuole andar­sene dall’Ucraina, si insospetti­scono perché non è del posto. La fobia delle spie, vere o pre­sunte, ammorba ancor più la guerra civile strisciante nel­l’Est del Paese. Per non parlare del macabro balletto sulle cifre dei morti gonfiate o ridotte a se­conda della propaganda. È la paranoia del­la provocàzia , sempre die­tro l’angolo, che magari si risolve in una bolla di sapo­ne.
Ad Andrie­vka, periferia di Slaviansk, dove lunedì si è combattuto, corre il fronte con l’esercito ucraino che ha riconqui­stato la colli­na dove spun­ta un’altissi­ma antenna. Lo sfortunato ragazzino scambiato sul primo mo­mento per spia viene le­gato con i lac­ci di plastica ad una rin­ghiera. Scop­pia a piangere e farfuglia gi­u­stificazioni poco chiare sul perché gi­rasse per la ter­ra
 di nessuno.
Uno dei mili­ziani gli tira una sberla e poi infila il pollice nell’occhio del malcapitato. La presenza di un giornalista ser­ve ad evitare un trattamento peggiore. Il ragazzo è terrorizza­to e alla fine i miliziani si convin­cono.
«Probabilmente non è una spia, ma un drogato. Lo portia­mo al comando per controllare che i documenti siano a posto e poi lo lasciamo andare» spiega serafico Anatoly. Denti d’oro e occhi azzurri comanda il mani­po­lo sulla prima linea di Andrie­vka. Tutti volontari di Slaviansk simili ad un’armata Brancaleo­ne. Qualcuno in mimetica, altri in abiti civili e in ciabatte, che non vogliono farsi fotografa­re. Il fronte cor­re lungo i binari della ferrovia dove dei vagoni merci abbando­nati fanno da barricata. «Lu­nedì mattina le truppe ucraine ci hanno attac­cato con elicotteri, blindati e cecchini. È stato un inferno, ma non hanno sfondato» racconta Anatoly. I suoi uomini sono di­stesi sui binari, al riparo dei va­goni, armati di kalashnikov e bi­nocoli per controllare le posi­zioni dei cecchini ucraini a due­cento metri. Un paio di raffiche sparate da un altro lato della città assedia­ta ci fanno sussultare, ma l’im­pressione è che sia in atto una fragile tregua. Ieri l’Organizza­zione per la sicurezza e la coo­perazione in Europa ha lancia­to l’appello ad un cessate il fuo­co in vista delle elezioni presi­denziali del 25 maggio. Il gover­no ucraino ha chiesto alla co­munità internazionale un aiu­to «per monitorare il voto». Dal­le p­arti di Slaviansk vogliono in­vece organizzare il referendum sull’indipendenza della Repub­blica di Donetsk l’11 maggio,in alternativa alle presidenziali.
La fobia delle spie si alimenta con le notizie opposte di agenti russi infiltrati fra i ribelli, che probabilmente ci sono, ma nes­suno ha mai visto. L’altra faccia della medaglia è la cinquantina di agenti della Cia e dell’Fbi,
 che sono sbarcati a Kiev per aiu­tare il governo.
Un altro gioco sporco è il ma­cabro balletto sulle cifre dei morti. I combattimenti di lune­dì a Slaviansk hanno provocato secondo l’ufficio stampa della Repubblica di Donetsk 8 morti e 16 feriti.
La milizia filorussa del Don­bass parla
 di 30 vittime, come il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov. L’impressione sul terreno è che si tratti di una cifra gonfiata.
Propaganda opposta ad Odessa dove si cerca di sottosti­mare la str­age dei filorussi mor­ti nel rogo del 2 maggio. Adesso le vittime ufficiali sarebbero 46, ma 48 persone mancano all’ap­pello. E negli obitori diversi ca­daveri non sondo stati identifi­cati: da 8 a 20, secondo il ballet­to delle fonti.
Nel clima da guerra civile la
 provocàzia è la parola più usata 
dai miliziani filorussi. Secondo loro è sempre dietro l’angolo e fa il paio con
 pravda , la verità,che i giornalisti occidentali non racconterebbero. Ad un controllo a Slaviansk, uno dei difensori della barricata si inso­spettisce per il nostro compu­ter «nascosto» sotto il sedile, chissà per quale motivo. Alla fi­ne riusciamo a spazzare via la paranoia della provocàzia o del­le spie spiegandogli che è sem­plicemente il posto più sicuro. 
[continua]

video
14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

play
07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

play
01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

play
[altri video]
radio

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


play

26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

play

27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


play

[altri collegamenti radio]