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Reportage
09 maggio 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Ucraina, i filorussi più duri di Putin
I miliziani filo russi, kalash­nikov a tracolla, portano a spalla i pesanti scatoloni delle schede elettorali per il referendum di do­menica sull’indipendenza di una bella fetta dell’Ucraina orientale. Prima passano il reti­col­ato della barricata che circon­da l’ingresso del palazzo della re­gione a Lugansk, il secondo ca­poluogo, dopo Donetsk, epicen­tro della rivolta separatista. Poi caricano le schede su un furgon­cino che le porterà ai seggi, men­tre gli altoparlanti piazzati sulle barricate trasmettono l’annun­cio sovietico della guerra del 1941,dopo l’attacco tedesco.So­lo 24 ore prima il presidente rus­so, Vladimir Putin, aveva chiesto ai filo russi dell’Est Ucraina di ri­mandare il referendum, che nes­suno riconoscerà. «Putin è un amico, ma decidiamo noi cosa fare del nostro futuro. Sto andan­do a distribuire le schede» rivela il responsabile della logistica a patto che non lo fotografiamo.
Poche ore dopo il «niet» al ca­po del Cremlino, magari concor­dato dietro le quinte, è ufficiale. Il portavoce Vasily Nikitin, giac­ca mimetica e jeans, emerge dal palazzo occupato: «Il referen­dum si terrà l’11 maggio, come previsto. La scheda avrà un solo quesito sull’indipendenza della repubblica di Lugansk. Sì o no». Nikitin sottolinea che non ci sarà nessun riferimento ad un’annes­sione alla Russia o al federali­smo all’interno dello stato ucrai­no.
A guardia delle barricate c’è Andrey, un ragazzone di 25 anni, capelli biondi, che prima faceva il boscaiolo e adesso imbraccia il fucile mitragliatore. «Il mio so­gno è marciare su Kiev per cac­ciare gli usurpatori - spiega sen­za peli sulla lingua - Dovremmo arrivare nel Lvov (Ucraina occi­dentale nda) e massacrarli come hanno fatto con noi ad Odessa». Si riferisce alla strage del 2 mag­gio costata la vita a 48 filo russi morti nell’incendio della Casa dei sindacati.
Davanti al palazzo occupato arriva con un rumore da trattore un «Tiger», la versione russa del
 gippone corazzato dei soldati americani. Tutto dipinto di blu e con la targa russa è stato regalato ai separatisti dal leader ultra na­zi­onalista di Mosca Vladimir Zhi­rinovsky.
Un chilometro più in là i filo russi hanno rispolverato un sim­bolico cimelio in vista della para­ta di oggi per la vittoria sovietica della seconda guerra mondiale. A Donetsk sventolano bandiere con il faccione serio di baffone, il famigerato Stalin. E dappertutto ci sono drappi rossi e falci e mar­tello. «Sembra di tornare al­l’Unione sovietica - sibila sotto­voce un contatto del posto- Non pensate che tutti siano d’accor­do con questa marmaglia. Tanta gente è per l’Ucraina unita e vor­rebbe fare qualcosa, ma loro han­no le armi e noi no ». A Lugansk il primo obiettivo a cadere nelle mani dei filo russi è stata la sede dell’Sbu, i servizi segreti ucraini. Attorno hanno eretto un rettan­golo di doppie barricate e dentro c’è un accampamento,che occu­pa un ex parco. Sembra che ab­biamo copiato da Maidan e dap­pertutto ci sono miliziani arma­ti. Ad un tendone hanno affisso un cartello con forchetta e coltel­lo e la scritta in russo «Da Vinci», fregato da un ristorante italiano.
Marina è una ragazza mora che sta riempiendo i piatti di pla­stica con un fumante minestro­ne. Roman monta la guardia sul­le barricate. Si sono conosciuti e fidanzati durante la rivolta. «In cosa speriamo per il futuro? - ri­sponde Marina - Nella vittoria, come il nome che abbiamo dato all’accampamento». In realtà sondaggi riservati rivelano che nell’est dell’Ucraina solo il 20% sarebbe per l’annessione alla Russia, come la Crimea. Oltre il 70%, però, non vuole saperne del nuovo governo di Kiev. Tatia­na è una bella mamma con il fi­glio in passeggino.
«Ho paura per i bambini, ma andrò a votare no al referendum - dice la giovane signora- Voglio far sentire la mia voce per restare in Ucraina».
 
[continua]

video
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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