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Reportage
22 giugno 2014 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Putin adesso ci ripensa “Ucraina, facciamo pace”
Kiev Colpo di scena nella crisi ucraina: il presidente russo, Vladimir Putin, appoggia il ces­sate il fuoco dichiarato da Kiev. Ed invita tutte e due le par­ti, compresi i separatisti filo russi, a porre fine ai combatti­menti. Un gesto distensivo de­ciso poche ore dopo aver ordi­nato a 65mila soldati russi lo stato di massima allerta. Basto­ne e carota utilizzati dal nuovo Zar dopo i pressanti inviti della cancelliera tedesca Angela Me­rkel.
La tregua era stata annuncia­ta venerdì dal presidente ucrai­no Petro Poroshenko e resterà in vigore fino al 27 giugno. Il Cremlino, però, nello stesso comunicato distensivo ha ri­cordato al governo di Kiev che il piano di pace non avrà suc­cesso «senza azioni pratiche» per intavolare negoziati seri. Mosca chiede agli ucraini trat­tative dirette e credibili con i se­paratisti
 dell’Ucraina orienta­le.
Alle 11 di ieri, il ministro del­la Difesa russo, Sergey Shoigu, dopo la luce verde del Cremli­no, ha posto «in stato di massi­ma allerta il distretto militare centrale», più di un terzo del paese, con le truppe «pronte al combattimento». Le grandi manovre andranno avanti fi­no al 28 giugno, il giorno dopo lo scadere della tregua unilate­rale di una settimana procla­mata da Kiev. Ufficialmente si tratta di un’esercitazione in grande stile, ma in realtà il Cremlino vuole mostrare i mu­scoli per chiarire che non ab­bandonerà al loro destino i ri­belli filo russi nell’Ucraina orientale. Oltre a 65mila solda­ti, il Cremlino ha mobilitato 5.500 mezzi militari, 180 aero­plani e 60 elicotteri secondo il capo di stato maggiore Valery Gerasimov.L’esercitazione ri­guarda un territorio immenso che va dal fiume Volga fino alla Siberia attraversando gli Urali. Le forze aeree dispiegheranno le squadriglie negli scali avan­zati anche in direzione del­l’Ucraina e dell’Occidente. Una dimostrazione di forza ri­volta non solo a Kiev, ma alla Nato che appoggia il governo ucraino e sta organizzando a sua volta esercitazioni con i pa­esi alleati sempre più vicine al­la Russia.
Se la tregua fallisse alcuni analisti americani sono con­vinti che Mosca si prepari ad in­tervenire nell’est dell’Ucraina in difesa della popolazione filo russa salvando da una disfatta i separatisti.
I russi potrebbero essere in grado di colpire con forze mis­silistiche, aeree, droni e arti­glieria anche senza muoversi dal confine. Il nome in codice dell’operazione sarebbe«tem­pesta » o «barriera di fuoco». Gli ucraini sanno bene che
 non riuscirebbero a resistere nell’Est.La prima linea difensi­va è sul fiume Dneper nel cen­tro del paese. La città di Dnipro­petrovsk è stata scelta dagli ul­tranazionalisti di Pravi sektor, come la Stalingrado ucraina dove resistere fino alla morte.
Prima della svolta con l’an­nuncio del Cremlino in appog­gio al cessate il fuoco, la dimo­strazione di forza russa è prose­guita ieri con un mandato di cattura internazionale contro il ministro dell'Interno ucrai­no, Arsen Avakov ed il governa­tore di Dnipropetrovsk, Igor Kolomojski. L’accusa è di aver utilizzato «metodi illegali» per contrastare i separatisti russi ed aver ucciso dei civili. A sua volta il dipartimento del Teso­ro americano ha inserito nella lista nera sette leader separati­sti filo russi in Ucraina. Un alto funzionario dell’amministra­zione Usa ha rivelato al
 Washington Post, che forze speciali di Mosca stanno ar­mando e addestrando le mili­zie separatiste. Secondo la Ca­sa Bianca Putin sta comunque «schierando forze russe al con­fine ».
Sul terreno i combattimenti sono continuati, nonostante la tregua annunciata da Kiev. Oltre ottanta guardie di frontie­ra ucraine hanno trovato rifu­gio in territorio russo nella not­te di venerdì. Poche ore dopo l’annuncio del cessate il fuoco i separatisti avevano preso d’assalto la loro caserma al po­sto di confine di Izvarino. E Mi­roslav Rudenko, dell’autopro­clamata Repubblica popolare di Donetsk, ha garantito: «Nes­suno deporrà le armi».
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[continua]

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