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Reportage
21 giugno 2014 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
L’Ucraina offre la pace ma Mosca non si fida
Kiev Il presidente ucraino an­nuncia un cessate il fuoco di una settimana facendo scatta­re un piano di pace di 15 punti per fermare la guerra civile nel­l’Est. I filo russi rispondono che non deporranno le armi fino a quando l’esercito non si ritire­rà. Sul terreno gli scontri sangu­i­nosi continuano e Mosca torna ad inviare truppe al confine.
Petro Poroshenko eletto ca­po dello stato a Kiev a fine mag­gio, ha presentato nelle ultime
 ore un artico­lato piano di 15 punti per trovare una via d’uscita al­la drammati­ca e un po’ di­menticata cri­si ucraina. Il nuovo presi­dente propo­ne ai separati­sti una tregua fino al 27 giu­gno, l’amni­stia se abban­doneranno le armi, l’auto­nomia regio­nale, norme costituzionali in difesa della lingua russa oltre ad elezio­ni locali e par­lamentari an­ticipate. La proposta è scattata ieri se­ra con un ces­sate il fuoco unilaterale di 7  giorni.
In questo breve periodo di tre­gua i ribelli filo russi dovrebbe­ro decidere se accettare il pia­no, altrimenti riprenderà l’of­fensiva militare che li sta met­tendo alle corde. Il leader della autoproclamata Repubblica di Lugansk, Valeriy Bolotov, ha ri­sposto al cessate il fuoco rifiu­tando di deporre le armi fino al
 «completo ritiro delle truppe» ucraine dall’Est.
Ieri si è continuato a combat­tere nelle vicinanze di Slovian­sk, un fortino dei filo russi. Al­meno 7 soldati ucraini sono morti e altri 30 feriti, ma pure i ri­belli hanno subito gravi perdi­te. Il comandante dei separati­sti, Igor Strelkov, ha ammesso
 che le sue forze sono in difficol­tà e non riusciranno a resistere a lungo. Non a caso i filo russi hanno rivolto a Mosca l’ennesi­mo appello per un intervento militare. Il piano del presidente Poroshenko prevede la creazio­ne di «corridoi» per permettere ai combattenti giunti dalla Rus­sia a dar man forte ai ribelli di andarsene. Kiev chiede anche un zona cuscinetto smilitarizza­ta di 1-0 chilometri lungo il confi­ne con Mosca. Parte della fron­tiera, nella regione di Lugansk, è in mano ai filo russi che fanno entrare armi, rifornimenti e uo­mini. «Il decentramento del po­tere » offerto dal capo dello sta­to, al posto di un vero federali­smo, non basterà di certo ai ri­belli che hanno dichiarato il di­stacco da Kiev. Altri punti sono il rilascio dei prigionieri com­presi 8 osservatori dell’Organiz­zazione per la sicurezza e coo­perazione in Europa spariti nel­la zona in mano ai filo russi. «I comandanti militari di Kiev non percepiscono gli armati an­ti­governativi come interlocuto­ri credibili - spiega una fonte del Giornale a Kiev - Questo ri­schia di far saltare tutto».
L’Ue appoggia a spada tratta l’iniziativa e lunedì i ministri de­gli Esteri comunitari riuniti a Bruxelles discuteranno del pia­no. Il capo dello Stato ucraino ne ha parlato giovedì notte con Putin, ma Mosca ha boccia la proposta di pace. Il cessate il fuoco «sembra piuttosto un ulti­matum » si legge in una nota. Per Mosca manca «l’elemento chiave»: la partecipazione dei separatisti ai negoziati di pace. Il mini­stro della Dife­sa,
 Sergej Shoigu, giusti­fica poi il nuo­vo dispiega­mento come risposta alle manovre mili­tari della Nato sempre più frequenti nel­l’Europa del­l’Est. Kiev de­nuncia che i russi hanno mosso verso il confine alme­no due unità aviotrasporta­te, una briga­ta d'assalto e una di fucilie­ri motorizza­ti. Una fonte militare russa riferisce che si stanno am­m assando non solo re­parti e mezzi militari, ma anche autocister­ne, ambulanze, baraccamenti e strutture del genio per un’ope­razione non breve. Nella zona di Rostov sono arrivati 9mila profughi in fuga dall’Ucraina orientale,ma secondo l’Onu gli sfollati, a cominciare da quelli interni, sono 34mila. 
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[continua]

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03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


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Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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