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Articolo
23 giugno 2014 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
L’Ucraina pronta a perdonare i separatisti
Kiev I leader europei, che non voglio­no sbattere la porta in faccia alla Rus­sia, si muovono assieme al Cremli­no, per dare una speranza al piano di pace in Ucraina. Il capo di stato fran­cese, Francois Hollande, la tedesca Angela Merkel ed il presidente russo Vladimir Putin ieri sono scesi in cam­po sulla stessa lunghezza d’onda per invitare Kiev ed i ribelli dell’Est, che guardano a Mosca, a cessare le ostili­tà.
Poche ore prima il presidente ucraino Petro Poroshenko si era det­to pronto a negoziare con i separati­sti filo russi. «Punti di vista diametral­mente opposti non rappresentano una barriera ai negoziati» ha detto il capo di Stato da Kiev. Venerdì scorso aveva dichiarato una tregua unilate­rale annunciando un piano di pace di 15 punti. Però mancava l’aspetto più importante: il negoziato diretto con i ribelli in armi. «Sono pronto a di­scutere con coloro che si sono smarri­ti,
che erroneamente hanno adotta­to posizioni separatiste» ha spiegato Poroshenko aprendo a negoziati di­retti.
Poi, però, ha piantato dei paletti su chi far sedere attorno al tavolo. Kiev non tratta «naturalmente con coloro che sono stati coinvolti in atti di terro­rismo, omicidio o di tortura». Il pro­blema è che per le autorità ucraine tutti i separatisti che portano un’ar­ma sono «terroristi». Un possibile mediatore potrebbe essere il giova­ne Andrey Purghin, ideologo del Donbas, il bacino minerario ed indu­striale delle due regioni orientali di Lugansk e Donetsk autoproclamate­si indipendenti dopo un referen­dum, che nessuno ha riconosciuto. Purghin è il numero due del governo secessionista di Donetsk, la «capita­le » in mano ai filo russi.
Poroshenko ha anche ribadito che «terremo in considerazione i punti
 di vista e le opinioni dei residenti del Donbas, ma non possiamo nè voglia­mo rimodellare l'intera Ucraina se­condo i loro voleri ». Kiev non può ac­cettare il separatismo, ma se non ce­derà sul federalismo fortemente vo­lut­o dalla maggioranza della popola­zione filo russa il negoziato è destina­to a fallire. Ieri è sceso in campo il presidente russo Putin, che appoggiando il pia­no di pace ha ribadito: «Bisogna av­viare un dialogo approfondito e so­stanziale fra tutte le parti che si com­battono ». E trovare un compromes­so «accettabile per tutti». In pratica vanno coinvolti i separatisti che Kiev bolla come «terroristi», altrimenti non si va da nessuna parte.Il Cremli­no ha però sottolineato che dopo l’an­nuncio della tregua tuona ancora «l’artiglieria da parte ucraina». An­che i ribelli, che Mosca controlla solo in parte, non hanno fermato gli attac­chi ai posti di frontiera con la Russia.
Holland, Merkel e Putin si sono sentiti ieri via telefono per lanciare l’appello a cessare le ostilità. I leader francese e tedesco hanno chiesto a Putin di «promuovere la ripresa dei negoziati». Ed il presidente russo ha rilasciato le dichiarazioni che apro­no al piano di pace.
Russia e Germania si parlano da tempo sulla crisi ucraina. Giovedì, un giorno prima del cessate il fuoco di Kiev, la Merkel ha sentito al telefo­no Putin. E si è parlato anche «delle conseguenze sull’economia euro­pea » dopo la chiusura dei rubinetti del gas russo a Kiev. La scorsa setti­mana sono fallite le trattative sul prezzo richiesto da Mosca. Le riserve per l’inverno si fanno in estate e la cri­si del gas potrebbe diventare dram­matica non solo per l’Ucraina. Gas e guerra civile nell’Est si intrecciano. Non a caso Francia e Germania sono scese in campo spronando la Russia a sostenere l’ultima, esile speranza
 di pace.
[continua]

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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Una nuova Crimea


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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