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07 luglio 2014 - Prima - India - Il Giornale
Renzi abbandona i marò e Latorre si autocensura
Una protesta silenziosa, ma che ha la forza di un tuono, nei confronti del silenzio tombale del governo sul caso marò. Massimiliano Latorre, che assieme a Salvatore Girone, è bloccato da due anni e mezzo in India ha pubblicato ieri, sulla sua pagina Facebook, una lunga sfilza di puntini di sospensione. Non solo: dal profilo ha pure tolto la foto che lo ritraeva in divisa del reggimento San Marco.
«È l'espressione “silenziosa” di uno stato d'animo di dolore, peso e sofferenza per questa assurda situazione», spiega Paola Moschetti, la compagna di Latorre. Pure lei su Facebook ha replicato le righe con i puntini di sospensione e aggiunto il verso di una canzone di Andrea Bocelli: «Ci sono cose in un silenzio che non m'aspettavo mai». La compagna del marò non usa il termine «protesta», ma parla di «sofferenza» e dice chiaramente «che dopo la linea del silenzio adottata dal governo auspico che a breve si passi all'azione». 
In rete i commenti dei fan dei marò sono ben più espliciti: i puntini di sospensione, la foto con l'uniforme cancellata, il verso di Bocelli sono l'espressione di «chi è rimasto senza parole, di fronte a uno Stato che ti ha abbandonato».
Per Latorre la mimetica con il Leone del San Marco è una seconda pelle, che non butterà mai alle ortiche, anche se deve aver pesato il silenzio tombale del premier Matteo Renzi a Bruxelles. Il presidente del Consiglio durante il cruciale discorso di inaugurazione del semestre europeo, un'occasione unica per mandare un messaggio politico forte e chiaro all'India, non ha speso una sola parola sui marò.
I ministri degli Esteri, Federica Mogherini e della Difesa, Roberta Pinotti, hanno incontrato venerdì scorso Paola Moschetti e Vania Ardito, la moglie di Girone. 
E ribadito la linea del silenzio, che se non si trasforma a breve in azione rischia di servire solamente a far scivolare la scabrosa vicenda in vergognoso dimenticatoio. «Dopo due anni e mezzo i marò sono ancora bloccati in India senza neppure un capo d'accusa formale - sottolinea Paola - Massimiliano è, e rimane, un militare tutto d'un pezzo, ma con i puntini di sospensione su Facebook ha voluto esprimere il suo stato d'animo. Non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel ad illuminarci la strada». 
La protesta «silenziosa» di Latorre segue un altro strappo dei marò. Il 2 giugno, in occasione del video collegamento da Delhi a Roma per la festa della Repubblica, Girone aveva urlato: «Abbiamo obbedito a degli ordini, abbiamo mantenuto la parola data (...) e siamo ancora qui».
Dal silenzio tombale sui marò il governo fa trapelare che si sta avviando la fase di internazionalizzazione della vicenda. La scorsa settimana si è riunito a Roma il team che si occupa del caso con il nuovo ingaggio dall'Inghilterra di Sir Daniel Behtlehem, ex consigliere giuridico di Londra. 
Poco ferrato nel diritto del mare è stato preferito ad esperti italiani, nonostante sia inciampato in cocenti sconfitte al fianco di Israele sul diritto di costruire il muro anti palestinese o pesanti critiche quando giustificava legalmente l'invasione dell'Iraq. Tutte posizioni che il Pd di Renzi ha sempre considerato come fumo negli occhi. Nonostante l'arrivo del baronetto inglese, però, l'arbitrato internazionale per strappare i marò dalle grinfie di Delhi non è ancora stato attivato.
Di fronte al silenzio del governo, che speriamo non nasconda un misero nulla di fatto, scende in campo Fratelli d'Italia. «Oggi presentiamo quattro petizioni popolari ed una è sui marò - anticipa al Giornale l'ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto -. Chiederemo ai cittadini di firmare per il ritiro da tutte le missioni internazionali fino a quando Latorre e Girone non torneranno a casa».
[continua]

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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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radio

18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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