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Scenari mondo
28 settembre 2014 - Esteri - Ucraina - Panorama
Tanto rumore per nulla: l’Ucraina congela l’intesa con l’Ue che ha scatenato la guerra

E pensare che per consentire a Kiev di associarsi all’Unione europea è esploso il più pesante confronto aperto fra Russia e Occidente dalla Seconda guerra mondiale. Il 12 settembre, invece, Kiev e Bruxelles hanno deciso di congelare la marcia dell’Ucraina verso l’Ue (proprio quello che voleva fare il deposto presidente Viktor Yanukovich). Il rinvio a fine 2015 dell’accordo di libero scambio è stato deciso a causa «della difficile situazione economica». In realtà, l’Ue e la presidenza ucraina temevano pesanti rappresaglie russe in termini di sanzioni, oltre che una scossa alla fragile tregua nel sud-est del paese. L’ex premier Yulia Tymoshenko ha bollato la decisione come «tradimento dell’interesse nazionale». E ha chiesto un referendum per aderire alla Nato. La mossa dilatoria del presidente Petro Poroshenko ricorda il niet all’ultimo minuto, nel novembre 2013, del suo predecessore Yanukovich, alla firma del trattato di adesione con l’Ue. La decisione scatenò la protesta di piazza Maidan, seguita dal crollo del regime, dalla secessione della Crimea e dalla guerra civile nel Donbass filorusso. Su Twitter il gruppo Antimaidan ricorda ironicamente che «Yanukovich aveva suggerito di non affrettarsi con l’accordo di associazione alla Ue». Travolto da una valanga di critiche, Poroshenko ha annunciato la ratifica parlamentare dell’accordo con l’Ue. 

Ma i politici già affilano le armi per le elezioni del 26 ottobre. Il partito di Tymoshenko presenterà come capolista Nadiya Savchenko, pilota abbattuta e prigioniera in Russia. E il Fronte popolare del premier Arseniy Yatsenyuk schiererà dei falchi, come il ministro dell’Interno Arsen Avakov, e i comandanti dei battaglioni volontari pesantemente coinvolti nella guerra del Donbass. «Rotture della tregua e dure trattative sono inevitabili» commenta Arduino Paniccia, direttore della Scuola di competizione economica di Venezia. «Ma potrebbe farsi strada una soluzione “alla bosniaca”, con territori suddivisi a tavolino, dotati di vasta autonomia, economicamente legati rispettivamente alla Russia e all’Ue, aderenti a una nuova Federazione Ucraina».

 (Fausto Biloslavo)  



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