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Scenari mondo
05 novembre 2014 - Esteri - Ucraina - Panorama
In Ucraina le elezioni non fermano la guerra

CHE COSA E’ SUCCESSO 

L’Ucraina ha rinnovato il Parlamento con un risultato a sorpresa, che rischia di far riprendere la guerra nell’Est secessionista. Il blocco del presidente Petro Poroshenko non ha ottenuto i voti sperati. Nello spoglio iniziale ha rincorso il Fronte popolare del premier Arseny Yatsenyuk, pupillo di Washington, che ha candidato molti militari. In attesa dei risultati definitivi, appare abbastanza chiaro che il partito ultranazio nalista Svoboda non ha superato lo sbarramento del 5 per cento. 

Quanto all’eroina dell’Occidente Yulia Timoshenko, ha passato di poco la soglia, mentre il Partito comunista è sparito. Altra sorpresa, il partito del sindaco di Leopoli, Andriy Sadoviy, al primo posto a Kiev. Il Donbass in guerra (foto) non ha votato, ma si prepara alle presidenziali e parlamentari secessioniste del 2 novembre, viste come fumo negli occhi da Kiev. 

CHE COSA HANNO SCRITTO 

«Il nuovo parlamento resisterà a Putin e difenderà l’Ucraina» titola con toni vittoriosi la rivista Forbes. «Il voto era necessario per garantire all’Ucraina una rappresentanza democratica filooccidentale, come ha sottolineato George Soros, per rispondere all’aggressione russa».   

A Mosca la vedono diversamente: «Maidan si trasferisce in parlamento» sostiene l’organo del governo russo Rossiskaia Gazeta. Il politologo Dmitri Zhanghirov prevede «conflitti in seno alla Rada», il parlamento. «Poroshenko è un uomo “europeo”. Yatsenyuk è invece filoamericano». L’ucraino Kyiv Post non nasconde le spaccature del paese: a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina, «il voto è diviso fra Est e Ovest».   



video
07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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[altri video]
radio

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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