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Articolo
18 dicembre 2014 - Prima - India - Il Giornale |
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Il governo abbaia ma non morde |
Il governo Renzi fa il «finto» duro e richiama l'ambasciatore italiano da New Delhi. Peccato che nell'odissea dei marò è la terza volta e non sia mai servito a nulla. Un vero atto di forza sarebbe ritirare il nostro diplomatico dall'India e se non bastasse considerare persona non grata l'ambasciatore indiano a Roma. Non solo: dal capello magico del novello ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, rispunta l'arbitrato internazionale annunciato mille volte e mai attuato. «Passano i governi, cambiano i ministri, fanno gli annunci ma poi tutto rimane fermo. L'arbitrato internazionale è l'unico strumento utile alla soluzione dei fucilieri di Marina, già previsto dal momento in cui i due marò sono stati rinviati in India» lo scorso anno dal governo Monti. Lo continua a ripetere, inascoltata, Angela Del Vecchio, esperta dell'università Luiss di Roma. Il colpo di reni degli Esteri e della Difesa, di ieri, annunciato alle Commissioni parlamentari, assomiglia più ad un bluff, di chi non sa che pesci pigliare. «Di fronte a un atteggiamento così grave - delle autorità indiane - il governo si riserva i passi necessari a partire dall'urgente richiamo per consultazioni dell'ambasciatore italiano a Nuova Delhi» anche se «non si tratta di rottura delle relazioni diplomatiche» ha tenuto a precisare ieri Gentiloni. Nel maggio 2012, dopo la presentazione dell'atto di accusa per omicidio volontario di due pescatori indiani contro i marò, l'allora governo Monti richiamò con squillo di trombe l'ambasciatore a Delhi, che era Giacomo Sanfelice di Monteforte. Meno di un mese dopo tornò in India. Per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non cambiò, in pratica, nulla. Lo scorso febbraio con Matteo Renzi in arrivo a palazzo Chigi, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, del governo Letta, richiamò pure lei l'ambasciatore Daniele Mancini. La Corte suprema indiana aveva deciso per l'ennesima volta di rimandare il caso marò. Altro rullo di tamburi e poi il diplomatico tornò a Delhi in silenzio e l'odissea dei fucilieri di Marina continuò come prima. Il terzo richiamo dell'ambasciatore suona come una presa in giro. Un bluff accentuato dall'annuncio di Gentiloni, che cala l'asso dell'arbitrato internazionale: «Stiamo considerando passi successivi» compreso «l'arbitrato internazionale su cui prenderemo una decisione nei prossimi giorni». Il 18 marzo, l'allora ministro degli Esteri, Federica Mogherini, annunciava: «Il prossimo passaggio può essere l'avvio di un arbitrato internazionale». Il 24 aprile rivelava l'apertura di una «procedura internazionale» con l'invio di una nota verbale all'India. Un primo passo che se non darà esiti sfocerà nell'arbitrato intrenazionale. Il 27 maggio è stato assoldato per l'ex capo del servizio giuridico del Foreign office, il baronetto britannico Daniel Bethlehem, che fino ad oggi non ha partorito assolutamente niente. Nonostante la giurista Del Vecchio continui a dire che «l'arbitrato si potrebbe attivare già oggi. Il ricorso era stato preparato dalla commissione che si occupò dei marò all'inizio della vicenda (mille giorni fa, nda). Bisogna solo presentare la richiesta al Tribunale internazionale del mare». Oltre al danno la beffa peggiorata dal governo che si sta infilando in una situazione estremamente pericolosa con Latorre in Italia e Girone in «ostaggio» a Delhi. «Siamo delusi ed irritati per la decisone della Corte suprema indiana sui due marò» ha dichiarato la Pinotti. E riferendosi alle condizioni di salute di Latorre in permesso «sanitario» in Puglia, che dovrebbe rientrare a Delhi in gennaio sostiene «che non ci sono le condizioni per farlo partire dall'Italia». E sull'ennesima Caporetto sul caso marò, il presidente del Consiglio tace. |
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10 febbraio 2014 | La vita in diretta | reportage
Marò candidati alle europee?
Se destra e sinistra candidassero un fuciliere di Marina a testa per le elezioni di Strasburgo sarebbe un segnale di unità e dignità nazionale.
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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19 febbraio 2014 | Rai 1 mattina | reportage
Ennesimo rinvio per i marò. L'Italia richiama l'ambasciatore, ma non basta
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21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento |
India
I marò rischiano la pena di morte?
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18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento |
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò
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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento |
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso potrebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo».
Nel frattempo a Milano si festeggerà con un galà la 65 ª Giornata nazionale della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’orchestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «dedicato all’India in occasione della Festa nazionale »all’auditorio della Fondazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli indiani che da due anni trattengono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
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