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Esclusivo
18 gennaio 2015 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
In Italia 18 imam estremisti nel mirino dell’antiterrorismo
In Italia, gli imam estremisti nel mirino dell'antiterrorismo, che rischiano di venire espulsi, sarebbero 18. Un centinaio in tutto sono gli elementi sotto controllo per attività jihadista. Secondo una fonte del Giornale in queste ore sarebbero state eseguite due espulsioni di un egiziano e un marocchino a Milano, anche se manca una conferma ufficiale. Non si tratterebbe di predicatori, ma di personaggi responsabili di propaganda islamica anti occidentale. 
Il Giornale è in possesso di una lista parziale di nomi di predicatori, in diversi casi fai da te, che sarebbero «attenzionati» dalle forze dell'ordine. Non solo per i sermoni ed i post su Facebook, ma per i contatti con imam itineranti giunti a predicare in Italia e poi arrestati nei loro rispettivi paesi. Nel Nord sarebbero nel mirino quattro predicatori di origini yemenite, che hanno contatti con una scuola teologica di San'a, la capitale dell'ex regno di Saba. Questa scuola è sospettata di collegamenti con il braccio armato di Al Qaida nella penisola arabica, che ha rivendicato la strage nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi.
Un predicatore nordafricano considerato pericoloso si trova in un capoluogo di provincia del Veneto, ma potrebbe rischiare l'espulsione anche l'imam o pseudo tale di un quartiere di Roma. Nel centro Italia dovrebbe essere sorvegliato un altro predicatore vicino ai Fratelli musulmani. Oltre agli yemeniti ed i nordafricani sarebbero finiti nella lista delle possibili espulsioni gli imam di origine balcanica. Alcuni in Lombardia, altri in Toscana, ma non mancano predicatori sotto la lente nel Nord Est.
Il Viminale sta valutando le loro posizioni per un eventuale provvedimento di espulsione «per motivi di sicurezza nazionale». Una fonte del sito d'informazione Huffington Post ha confermato che «si tratta di persone, diciamo pure predicatori, nei cui confronti non ci sono gli estremi per procedere all'arresto o ad altre forme di interdizione e di cui però è dimostrata l'attività di proselitismo in chiave integralista e anti occidentale». Gli imam a rischio vengono individuati anche attraverso i percorsi in Italia dei predicatori itineranti stranieri, ancora più pericolosi. Fra l'agosto ed il settembre dello scorso anno è stato arrestato in Bosnia, Bilal Bosnic ed in Kosovo, Shefqet Krasniqi. Il primo era stato inviato diverse volte nel nostro paese a Pordenone, Cremona, Bergamo e Siena. I suoi sermoni in Italia erano sempre normali, ma dietro le quinte faceva da tramite per l'invio di volontari della guerra santa in Siria, come Ismar Mesinovic, l'imbianchino di Longarone poi morto in combattimento.
Krasniqi, imam della grande moschea di Pristina, è stato invitato a Grosseto nel 2013 e ha girato in altri centri legati ai gruppi islamici albanesi. Dopo l'arresto in settembre per un'inchiesta sui miliziani kosovari del Califfato è tornato in libertà con l'obbligo di firma ed il divieto di pronunciare sermoni. Altre tracce seguite dagli investigatori riguardano la visita in Italia del 2013 di Musa Cerantonio, un australiano con papà calabrese, che si è fatto fotografare davanti San Pietro con una bandiera nera dell'Islam. Il predicatore fai da te, che spopola sul web, è stato arrestato lo scorso anno nelle Filippine e rispedito in Australia. Almeno un imam probabilmente «attenzionato» si è fatto immortalare durante il suo viaggio in Italia con Cerantonio, che era stato invitato pure in una moschea del Coordinamento associazioni islamiche di Milano.
Gli estremisti a rischio espulsione predicherebbero soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. L'ultimo caso, del 25 luglio scorso, è quello dell'imam fai da te di San Donà di Piave, Abd al-Barr ar-Rawdi. Riferendosi agli ebrei aveva pregato: «Oh Allah contali tutti, annientali tutti, non ne tralasciare nemmeno uno (…) Oh Allah semina il terrore nei loro cuori». 
Un pesce piccolo rispetto a Hosni Hachemi Ben Assan, l'ex imam della moschea di Andria, in Puglia, condannato il 24 settembre a 5 anni e 2 mesi per terrorismo internazionale. 
Il predicatore aveva legami con Sharia 4, la rete della guerra santa in Belgio, a cui fanno riferimento i 13 arrestati delle ultime ore, dopo lo scontro a fuoco con i terroristi che si preparavano a colpire Bruxelles.
[continua]

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06 giugno 2017 | Sky TG 24 | reportage
Terrorismo da Bologna a Londra
Fausto Biloslavo "Vado a fare il terrorista” è l’incredibile affermazione di Youssef Zaghba, il terzo killer jihadista del ponte di Londra, quando era stato fermato il 15 marzo dello scorso anno all’aeroporto Marconi di Bologna. Il ragazzo nato nel 1995 a Fez, in Marocco, ma con il passaporto italiano grazie alla madre Khadija (Valeria) Collina, aveva in tasca un biglietto di sola andata per Istanbul e uno zainetto come bagaglio. Il futuro terrorista voleva raggiungere la Siria per arruolarsi nello Stato islamico. Gli agenti di polizia in servizio allo scalo Marconi lo hanno fermato proprio perché destava sospetti. Nonostante sul cellulare avesse materiale islamico di stampo integralista è stato lasciato andare ed il tribunale del riesame gli ha restituito il telefonino ed il computer sequestrato in casa, prima di un esame approfondito dei contenuti. Le autorità inglesi hanno rivelato ieri il nome del terzo uomo sostenendo che non “era di interesse” né da parte di Scotland Yard, né per l’MI5, il servizio segreto interno. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, ha dichiarato a Radio 24, che "venne segnalato a Londra come possibile sospetto”. E sarebbero state informate anche le autorità marocchine, ma una fonte del Giornale, che ha accesso alle banche dati rivela “che non era inserito nella lista dei sospetti foreign fighter, unica per tutta Europa”. Non solo: Il Giornale è a conoscenza che Zaghba, ancora minorenne, era stato fermato nel 2013 da solo, a Bologna per un controllo delle forze dell’ordine senza esiti particolari. Il procuratore capo ha confermato che l’italo marocchino "in un anno e mezzo, è venuto 10 giorni in Italia ed è stato sempre seguito dalla Digos di Bologna. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare, ma non c'erano gli elementi di prova che lui fosse un terrorista. Era un soggetto sospettato per alcune modalità di comportamento". Presentarsi come aspirante terrorista all’imbarco a Bologna per Istanbul non è poco, soprattutto se, come aveva rivelato la madre alla Digos “mi aveva detto che voleva andare a Roma”. Il 15 marzo dello scorso anno il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, che allora dirigeva il pool anti terrorismo si è occupato del caso disponendo un fermo per identificazione al fine di accertare l’identità del giovane. La Digos ha contattato la madre, che è venuta a prenderlo allo scalo ammettendo: "Non lo riconosco più, mi spaventa. Traffica tutto il giorno davanti al computer per vedere cose strane” ovvero filmati jihadisti. La procura ha ordinato la perquisizione in casa e sequestrato oltre al cellulare, alcune sim ed il pc. La madre si era convertita all’Islam quando ha sposato Mohammed il padre marocchino del terrorista che risiede a Casablanca. Prima del divorzio hanno vissuto a lungo in Marocco. Poi la donna è tornata casa nella frazione di Fagnano di Castello di Serravalle, in provincia di Bologna. Il figlio jihadista aveva trovato lavoro a Londra, ma nella capitale inglese era entrato in contatto con la cellula di radicali islamici, che faceva riferimento all’imam, oggi in carcere, Anjem Choudary. Il timore è che il giovane italo-marocchino possa essere stato convinto a partire per la Siria da Sajeel Shahid, luogotenente di Choudary, nella lista nera dell’ Fbi e sospettato di aver addestrato in Pakistan i terroristi dell’attacco alla metro di Londra del 2005. "Prima di conoscere quelle persone non si era mai comportato in maniera così strana” aveva detto la madre alla Digos. Il paradosso è che nessuna legge permetteva di trattenere a Bologna il sospetto foreign fighter ed il tribunale del riesame ha accolto l’istanza del suo avvocato di restituirgli il materiale elettronico sequestrato. “Nove su dieci, in questi casi, la richiesta non viene respinte” spiega una fonte del Giornale, che conosce bene la vicenda. Non esiste copia del materiale trovato, che secondo alcune fonti erano veri e propri proclami delle bandiere nere. E non è stato possibile fare un esame più approfondito per individuare i contatti del giovane. Il risultato è che l’italo-marocchino ha potuto partecipare alla mattanza del ponte di Londra. Parenti e vicini cadono dalle nuvole. La zia acquisita della madre, Franca Lambertini, non ha dubbi: “Era un bravo ragazzo, l'ultima volta che l'ho visto mi ha detto “ciao zia”. Non avrei mai pensato a una cosa del genere".

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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radio

25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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