image
Reportage
11 giugno 2015 - Controstorie - Ex Jugoslavia - Il Giornale
“Via la cittadinanza a chi va all’estero per combattere”
Husein Kavazovic è il Reisu I ulema, il Gran Mufti, a capo della comunità islamica bosniaca, che conta poco meno di 2 milioni di persone. Classe 1964 ha studiato all'università Al Azhar del Cairo.
Da 150 a 300 giovani bosniaci si sono arruolati volontari con lo Stato islamico o altri gruppi estremisti in Siria ed Irak. Cosa ne pensa?
«Qualcuno (il Papa nda) sostiene che siamo di fronte a una terza guerra mondiale a pezzi combattuta in diverse aree dall'Ucraina all'Irak. Sicuramente questo disordine attrae determinati gruppi e individui. Per il numero contenuto di combattenti bosniaci musulmani la motivazione può essere religiosa, ma è pure sociale ed economica. È un fenomeno che desta preoccupazione in Bosnia, ma i musulmani non sono gli unici a partire. Anche un certo numero di cristiani ortodossi bosniaci sono andati a combattere in Ucraina».
I volontari della guerra santa, però, vogliono il Califfato...
«Alcuni giovani vorrebbero riportare in vita i tempi del Califfato, ma è uno sbaglio doloroso e sanguinoso. Sono tentativi destinati a fallire. Il passato non risuscita».
Come fermare il flusso di partenze per la Siria?
«Ho proposto di privarli della cittadinanza, ma non ci sono leggi adeguate. Tuttavia continuo a credere che chiunque prenda le armi in terra straniera non debba più essere cittadino bosniaco».
Alcuni imam antifondamentalisti, come Selvedin Beganovic, sono stati assaliti e minacciati di morte. Aggressioni salafite?
«Dobbiamo ancora stabilire con certezza cosa sia accaduto all'imam Beganovic aggredito diverse volte. Lui stesso non ha riconosciuto gli aggressori e la polizia non li ha ancora identificati. In ogni caso anche un solo attacco agli imam, capitato pure a Sarajevo, è inaccettabile e va perseguito».
Un religioso islamico è stato assalito nella capitale?
«È successo a Breka, un sobborgo. Gli assalitori erano legati a dei gruppi criminali coinvolti nel narcotraffico, che sono diventati salafiti».
Gornja Maoca è una delle enclave estremiste, dove sono spuntate la bandiere nere. Come è possibile?
«Lo Stato non fa abbastanza per rafforzare la sua presenza nell'area. Gornja Maoca è il principale esempio di comunità chiusa, ma non dobbiamo ingigantirlo trattandosi di poche decine di persone».
Però da Gornja Maoca è partito uno dei leader del gruppo filo Al Qaida che combatte in Siria. Le bandiere nere non la impressionano?
«Siamo tutti preoccupati da questo fenomeno. Le bandiere dell'Isis sono una provocazione, ma i musulmani bosniaci non hanno affinità con queste tendenze estremiste. Chiunque sia affiliato all'Isis va processato».
Il Papa verrà a Sarajevo il 6 giugno. Cosa pensa della visita?
«È il benvenuto. È venuto a Sarajevo come amico della Bosnia-Erzegovina».
Come giudica la primavera araba?
«È scoppiata nelle nazioni governate dal nazionalismo arabo di stampo socialista. Questi Paesi sono stati distrutti dalla primavera araba, che ha favorito la nascita di gruppi mostruosi che puntano a riempire il vuoto lasciato dal collasso del sistema precedente. Le grandi nazioni occidentali, che hanno favorito la primavera araba, sono ancora pigramente sedute a guardare senza fare nulla per prevenire la catastrofe. Eppure sta accadendo di fronte a noi».
Fausto Biloslavo
[continua]

video
29 giugno 2015 | Il Caffè di Rai uno | reportage
Bandiere nere alle porte di casa
"Isis segreto", il libro de il Giornale e la minaccia jiahdista nei Balcani, alle porte di casa.

play
[altri video]
radio

06 giugno 2008 | Radio 24 - Gr24 extralarge | reportage
Ex Jugoslavia
Reportage dentro il "mostro" di Krsko
Sul pannello con decine di allarmi si accende una luce gialla ad intermittenza e scatta uno stridulo segnale, simile ad una fastidiosa sveglia. I livelli dell’acqua di raffreddamento del reattore nucleare di Krsko cominciano a sobbalzare. Il liquido infestato da particelle radioattive fuoriesce, 2,4 metri cubi all’ora, per colpa di una valvola difettosa. Con due anni di addestramento alle spalle e nervi d’acciaio gli operatori dell’impianto sloveno affrontano l’emergenza e cominciano a spegnere la centrale nucleare. E’ andata proprio così mercoledì pomeriggio verso le 16 a Krsko, 130 chilometri in linea d’aria da Trieste. I responsabili della centrale ci hanno fatto entrare e simulato quello che era veramente accaduto.

play

19 marzo 2001 | Radio 24 Gr | reportage
Ex Jugoslavia
Cannonate a Tetovo
A Tetovo, roccaforte albanese in Macedonia, la polizia combatte contro i guerriglieri che sognano la secessione.

play

05 giugno 2008 | Radio 24 - Gr24 extralarge | reportage
Ex Jugoslavia
Allarme nucleare a Krsko
Tutto sotto controllo alla centrale nucleare slovena di Krsko, dopo la perdita di liquido radioattivo che ha fatto scattare l'allarme ed il panico in Europa. Una valvola difettosa ha provocato la fuoriuscita di circa 15 metri cubi di acqua di raffreddamento del reattore nucleare. Nessun irradiamento all'esterno.

play

30 luglio 2008 | Nuova spazio radio | intervento
Ex Jugoslavia
Karadzic il super ricercato
Smoking nero con fiocchetto impeccabile e ciuffo ribelle è il ricordo indelebile di Radovan Karadzic, poco prima che Sarajevo precipitasse all’inferno. Era il 1991 ed il duce dei serbi di Bosnia partecipava ad un ricevimento all’Holiday Inn della capitale bosniaca.

play

26 marzo 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Ex Jugoslavia
Voglia di Jugoslavia
In marcia assieme verso l’Unione europea, lotta comune al crimine organizzato, scambi economici sempre più intensi, il treno da Sarajevo a Belgrado e addirittura l’idea di un campionato di calcio che fa rinascere la Jugo nostalgia. Nessuno vuole rispolverare la vetusta Federativa socialista del maresciallo Tito. L’obiettivo è guardare avanti rendendo sempre più blandi i confini tracciati con il sangue. Fino a dieci anni si massacravano nel crogiuolo etnico dei Balcani, ma oggi le sei repubbliche secessioniste dell’ex Jugoslavia hanno voltato pagina.

play

[altri collegamenti radio]