image
Articolo
01 agosto 2015 - Attualità - Italia - Il Giornale
Armi, sesso e droga: il “made in Italy” dl crimine on-line
I l sistema era talmente collaudato che si poteva tranquillamente comprare un Kalashnikov» spiega Michele Prestipino procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma. Non stiamo parlando di trafficanti di armi di Balcani o carichi che arrivano dalla Libia, ma dell'offerta on line di arsenali vari attraverso un fiorente mercato nero digitale. La piattaforma si chiama «Babylon» ed era gestita da un campano di 40 anni, che metteva in contatto domanda e offerta illecita in cinque continenti. Un bazar del crimine annidato nel «deep web», la rete sommersa, invisibile che sfugge ai motori di ricerca, dove i cyber delinquenti hanno instaurato un mondo parallelo.
Per la prima volta in Italia la polizia postale ha scoperto un mercato nero digitale e criminale dove si vende di tutto. Non solo foto e video per i pedofili, ma armi, documenti falsi, sistemi di hackeraggio, codici per clonare le carte di credito, bancomat e droga.
L'inchiesta della Dda di Roma ha individuato 14mila utenti iscritti alla comunità cybercriminale, 170mila messaggi di trattative illecite, oltre 11mila «portafogli» Bitcoin, la moneta cripto virtuale usata nelle transazioni.
Per gli stupefacenti c'era la piattaforma «Pablo Escobar» dedicata ad uno dei più famosi boss colombiani del traffico di droga. Grazie ad un menù a tendina si poteva scegliere fra «cocaina, Lsd, anfetamine» e altre porcherie.
«È come un fantasma evocato da tempo, che si materializza - spiega a il Giornale, Roberto Di Legami, direttore del Servizio di polizia postale -. Se ne parlava, ma adesso abbiamo scoperto che questo mercato alternativo esiste davvero».
Babylon, smantellato ieri con un blitz in Campania, si presentava, con il sotto totitolo «il black market italiano», dopo una serie di complessi sistemi di controllo per accedervi. Si pagava in bitcoin, la cripto valuta, come se fosse un film di fantascienza. Il 40enne campano, per ora indagato, che lo ha ideato, svolgeva anche il ruolo di ufficio cambi. Ogni bitcoin vale 264 euro e lui si tratteneva una commissione dell'8%. «Sono state monitorate transazioni per un milione di euro» spiega il poliziotto del web.
L'operazione stile Matrix ha scoperto nella piattaforma Babylon, 12 «hidden service», i servizi web che garantiscono l'anonimato. Ognuno specializzato in un settore: manuali su come restare anonimi in rete, tecniche di truffa, documenti falsi e addirittura un sito di “annunci” criminali stile Portobello. Alcuni di questi filoni digitali erano nel mirino delle polizie di mezzo mondo.
La caccia è iniziata un paio d'anni fa sulle tracce di una comunità in rete di pedofili interessati ad organizzare tour di turismo sessuale in giro per il mondo. Gli specialisti del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia si sono infiltrati on line con identità fittizie. E ben presto hanno scoperchiato il vaso di Pandora penetrando nella «dark web», la rete nera dove sguazzava Babylon. «Svariate decine di italiani sono coinvolti nella parte pedo pronografica, ma numerosi messaggi nella nostra lingua riguardano pure altre transazioni. Quelli per i codici clonati delle carte di credito avvengono on line, ma per il mercato nero delle pistole o della droga, dopo il contatto in rete, la consegna è fisica. Adesso andremo a verificare tutti questi scambi» spiega il direttore Di Legami.
L'aspetto incredibile è che si vendevano facilmente on line passaporti di diversi paesi, documenti di identità falsi, ma pure buoni pasto taroccati e accessi alle Pay tv. «Per ora mancano gli elementi, ma non escludiamo che i passaporti potevano interessare ai terroristi» osserva il poliziotto della rete. Babylon macinava affari criminali da quattro anni.

video
04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.

play
16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

play
10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.

play
[altri video]
radio

15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

play

06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

play

27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

play

03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

play

24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]