In Siria tutti combattono contro tutti. Americani, inglesi e francesi vogliono deporre Bashar al Assad al potere a Damasco, ma bombardano i tagliagole del Califfato, i suoi peggiori nemici. La Russia appoggia il governo siriano e lancia i raid contro gran parte dei gruppi ribelli. L’Iran usa i giannizzeri libanesi di Hezbollah per le battaglie di terra. Turchia, Arabia Saudita e Qatar da una parte sono al fianco della colazione alleata e dall’altra appoggiano i ribelli di Al Qaida e dello Stato islamico.
STATI UNITI
Washington vuole abbattere il regime di Bashar al Assad con i ribelli moderati. Investendo 500 milioni di dollari, il Pentagono sta cercando di formare il «Nuovo esercito siriano». La Divisione 30 è la prima unità addestrata in Giordania, ma le poche centinaia di uomini o sono stati decimati dai ribelli integralisti oppure hanno dovuto consegnare parte delle armi ai gruppi estremisti per poter raggiungere il fronte. I cacciabombardieri a stelle e strisce sono stati i primi dell’Occidente a bombardare lo Stato islamico in Siria nell’agosto 2014.
RUSSIA
Mosca è l’alleato più forte del regime di Damasco. A Tartus i russi hanno una storica base navale, l’unica sul Mediterraneo. Dal 30 settembre hanno lanciato una campagna aerea, decollando dall’aeroporto militare di Latakia. Gli obiettivi principali sono lo Stato islamico, il Fronte al Nusra (legato ad Al Qaeda) e i 3.500 jihadisti russi, ceceni e delle ex repubbliche sovietiche che combattono in Siria. Le forze russe hanno schierato una cinquantina di caccia bombardieri ed elicotteri, oltre un battaglione dei corpi speciali della Marina, che garantisce la sicurezza della base e l’eventuale recupero di piloti abbattuti.
TURCHIA
Il governo di Ankara vuole abbattere Assad, ma colpire pure i guerriglieri curdi del Pkk, storici nemici, che si oppongono al regime di Damasco. Da una parte la Turchia concede l’utilizzo della base Nato di Incirlik agli americani. Dall’altra appoggia tacitamente le formazioni ribelli estremiste, come il Fronte Al Nusra. Attraverso il confine turco sono passate armi, munizioni e i volontari stranieri della guerra santa (3 mila dall’Europa, compresi 81 dall’Italia). Da fine luglio, i caccia turchi bombardano il Califfato, ma soprattutto le postazioni del Pkk.
IRAN
Teheran e Damasco sono legati da un trattato di mutua difesa. I miliziani sciiti libanesi di Hezbollah combattono a migliaia in Siria fin dall’inizio del conflitto. Ufficialmente ne sono già morti 500, ma la cifra reale sarebbe ben più alta. Le operazioni in Siria e in Iraq contro il Califfato sono coordinate dal generale Qasem Soleimani, comandante del Forza al Qods, reparto d’elite dei Guardiani della rivoluzione. L’Iran ha già concesso alla Siria 2 miliardi di dollari per la guerra contro i ribelli sunniti, che considerano gli sciiti eretici da sterminare.
ARABIA SAUDITA
La monarchia del Golfo ha finanziato la nascita delle frange più estremiste della rivolta siriana come il Fronte al Nusra. Il ministro degli Esteri Adel al Jubeir ha ripetuto nelle ultime settimane che armi e soldi continueranno ad arrivare ai ribelli se Assad non uscirà di scena. I sauditi, però, partecipano alla campagna aerea americana per colpire le basi del Califfato, considerato una minaccia per il regno.
QATAR
Si sospetta che il Qatar continui ad appoggiare segretamente lo Stato islamico. Nel 2013 aveva fornito ai ribelli siriani i primi missili terra aria a spalla. L’aspetto assurdo è che il quartier generale delle operazioni aeree alleate in Siria e Iraq contro il Califfato si trova nella base di Al Udeib a sud ovest di Doha, in Qatar.
REGNO UNITO
Gli inglesi chiedono la rimozione di Assad e bombardano il Califfato in Siria. Per aggirare il no del Parlamento, la Raf utilizza i droni o i piloti a bordo di caccia canadesi. In agosto i droni hanno neutralizzato Reyaad Khan e Ruhul Amin, due noti jihadisti arrivati dall’Inghilterra. Corpi speciali inglesi hanno partecipato a operazioni terrestri con gli americani. Il 4 ottobre il premier David Cameron ha annunciato l’acquisto di altri 20 droni Protector dagli Stati Uniti, per utilizzarli in Siria.
FRANCIA
Anche la Francia vuole la rimozione del presidente siriano Assad e il 27 settembre ha iniziato i raid aerei: sei caccia francesi hanno colpito un campo di addestramento dello Stato islamico a Deir ez Zor.