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21 ottobre 2015 - Attualità - Siria - Il Giornale
Un figlio di Hollywood star di Al Qaida
Il figlio che voleva farsi prete, di un regista di Hollywood, è diventato una star dei video di reclutamento di Al Qaida in Siria. Lucas Kinney, 26 anni, è il primo convertito inglese doc arruolato nel Fronte al Nusra, il gruppo jihadista formato dai nipotini di Osama Bin Laden. La sua storia è stata pubblicata domenica dal giornale britannico Daily Mail. Kinney armato di kalashnikov e con un barbone rossiccio da musulmano duro e puro si è fatto riprendere fra le macerie di un villaggio vicino ad Aleppo distrutto dai rivali dello Stato islamico. In un crescendo montato ad arte come se fosse un servizio giornalistico, l'ex cattolico, incita i giovani musulmani europei a raggiungerlo per combattere in Siria.
Il giovane votato alla guerra santa, che adesso si fa chiamare Abu Basir al Britani, è il figlio di Patrick Kinney, un regista noto a Hollywood che ha lavorato con Steven Spielberg in diversi film come Indiana Jones e l'ultima crociata. La sua carriera è iniziata con le pellicole di Rambo per poi lavorare come assistente alla regia nella serie tv dedicata a Braveheart e nel film L'impero del sole con Spielberg. Il pargolo jihadista si è radicalizzato a Vienna, dove viveva con il padre. Non è escluso che Kinney sia stato reclutato della rete di Nusret Imamovic, un famoso comandante bosniaco in Siria, che ha vissuto nella capitale austriaca. Lo scorso anno i genitori separati del jihadista inglese hanno scoperto che il figlio combatteva dopo aver visto una foto su internet, che lo ritraeva mezzo morto colpito da schegge di mortaio.
«Almeno è sopravvissuto. Ogni tanto mi manda dei messaggi di posta elettronica accompagnati da versi del Corano. Si è sposato e vuole che tutti si convertano» ha raccontato, Deborah Pipps, la madre.
L'aspetto paradossale è che Kinney, quando era un adolescente, voleva farsi prete dopo aver frequentato per molti anni le scuole cattoliche. Nato nella parte occidentale di Londra è rimasto con la madre in seguito al divorzio dei genitori. Il futuro jihadista ha vissuto a lungo con la mamma e il patrigno, manager della compagni aerea britannica, al Cairo, ma non dimostrava alcuna tendenza islamica. Amante del rock, suonava la chitarra elettrica in una band e portava i capelli rossi lunghi come un hippy. Per un anno ha frequentato l'università in Inghilterra iscrivendosi a un corso di studi sul Medio Oriente, «ma beveva, fumava e frequentava liberamente le ragazze. Non può essersi islamizzato in questo periodo» spiega la madre. Nel 2010 raggiunge il padre a Vienna, dove si converte. Quando scoppia la guerra in Siria si sfoga con la madre condannando la mattanza ed incolpando le truppe governative. Ben presto va a vivere con altri giovani musulmani e sparisce. In Siria si arruola con Al Nusra, la costola di Al Qaida, schierandosi contro il Califfato.
«Sono felice che sia vivo, ma è un obiettivo» spiega la madre, temendo che il figlio possa venir ucciso da un bombardamento mirato della Raf, da un raid russo o decidere di farsi saltare in aria. La sua storia diventa pubblica pochi giorni fa con la pubblicazione in rete del video di propaganda, che lo vede come protagonista. Su internet viene preso in giro perché fra i caricatori appesi al petto svetta uno spazzolino da denti. Il convertito jihadista ha lasciato per sempre alle spalle i precetti cristiani e nel video ringrazia Allah per «la morte onorevole» dei suoi compagni fatti saltare in aria in una moschea dai rivali della bandiere nere.
[continua]

video
23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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[altri video]
radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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