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12 gennaio 2016 - Attualità - Iraq - Il Giornale
Il bluff del governo sulla missione italiana per la diga di Mosul
L'annuncio ad effetto, prima di Natale, del premier Matteo Renzi, sulla missione italiana in Iraq per difendere la diga di Mosul rischia di trasformarsi nell'ennesimo buco nell'acqua, questa volta tragico e pericoloso. Una parte del governo iracheno non ci vuole e la ditta italiana, che si è offerta per la ristrutturazione non ha ancora chiuso l'accordo. La Casa Bianca, però, ha lanciato l'allarme, come rivela il New York Times nell'edizione di ieri, che senza interventi urgenti la diga potrebbe crollare inondando mezzo Iraq e provocando 500mila morti oltre ad un milione di senza tetto. Il periodo più a rischio è la primavera quando il fiume Tigri si ingrossa grazie alle piogge e allo scioglimento delle nevi a nord. Peccato che il nostro intervento, sbandierato da Palazzo Chigi, rischia di partire troppo tardi, fra maggio e giugno.Il 15 dicembre Renzi annunciava che la diga di Mosul «è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta. L'appalto è stato vinto da un'azienda italiana, noi metteremo 450 nostri uomini insieme agli americani e la sistemeremo». Pochi giorni dopo cominciava a venir smentito dal presidente della Commissione Difesa del Parlamento iracheno, Hakim Zamili, che bollava come «irragionevole e illogico» il dispiegamento dei militari italiani sulla diga in mano ai curdi e non a Baghdad. Zamili fa parte della fazione di Moqtada al Sadr, il partito sciita che con i suoi guerriglieri ci diede filo da torcere durante la missione a Nassiryah nel 2004 con la furiosa battaglia dei ponti.Il 20 dicembre, il ministro delle risorse idriche, Mushsin Al Shammary, aveva ribadito all'ambasciatore italiano, Marco Carnelos, che l'Iraq «non ha bisogno di alcuna forza straniera per proteggere il suo territorio, i suoi impianti e la gente che ci lavora». Anche lui è un uomo di Sadr, ma con l'aggravante di avere voce in capitolo sulla gara per la ristrutturazione della diga. Ieri il New York Times ha confermato che nonostante gli annunci di Renzi «i negoziati» sulla salvezza della diga «compresi gli accordi per la sicurezza devono ancora essere completati». L'ambasciatore iracheno negli Usa, Lukman Faily, ha garantito che «il governo iracheno continuerà i negoziati ed incontrerà i rappresentanti della ditta italiana questa settimana».Però Mahdi Rasheed, consigliere del ministro Shammary, ribadisce al New York Times che «non c'è bisogno delle forze italiane per proteggere la diga». Il nostro governo è in stallo se non già sprofondato in un vicolo cieco.Non a caso, secondo il quotidiano Usa, il presidente americano, Barack Obama, ha chiamato mercoledì scorso al telefono il premier iracheno, Haiydar al Abadi, per parlare dell'allarmante situazione della diga di Mosul.Gli americani hanno piazzato 92 sensori sulla ciclopica costruzione, che sta sprofondando nel terreno. Prima dell'assalto delle bandiere nere nell'estate del 2014 ben 600 iracheni svolgevano lavori di mantenimento tre volte al giorno. Dopo la battaglia, che ha portato alla riconquista della diga, oggi presidiata dai peshmerga curdi, gran parte delle maestranze non sono tornate a lavorare. Il rischio, secondo il Pentagono, è che la diga crolli. Gli esperti indicano come periodo di massimo pericolo la primavera con l'ingrossamento del Tigri. Per questo la ditta Trevi dovrebbe essere già sul posto con la pesante cornice di sicurezza prevista da Roma. Al momento sono stati effettuati i sopralluoghi dei nostri corpi speciali per rendersi conto della fattibilità del piano, che prevederebbe l'invio di carri armati della brigata Garibaldi e addirittura un reparto di artiglieria. Un dispiegamento possente per un lavoro da «contractor» a difesa della società italiana, se mai chiuderà definitivamente l'accordo con il governo iracheno.Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, aveva indicato la primavera come data per il dispiegamento. Fonti militari più realistiche parlano invece di maggio-giugno, ma al momento è tutto fermo grazie alla levata di scudi politica di una fetta del governo iracheno legata a Moqtada al Sadr.
[continua]

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21 giugno 2016 | Caffè di Rai 1 | reportage
Profughi dimenticati
Sulle macerie della guerra in Iraq, grazie al Rotary, abbiamo raccontato il dramma dei profughi dimenticati. Siamo stati gli occhi della guerra lungo il fronte dove scappano i rifugiati dall'offensiva su Mosul, la capitale del Califfato. Siamo andati nei campi dove i cristiani in fuga vivono in condizioni miserevoli. Siamo stati sotto le tende dei siriani attirati dai trafficanti per partire verso l’Europa. Abbiamo raccolto le testimonianze dei rifugiati yazidi massacrati dalle bandiere nere. Con le loro donne schiave come Lamja saltata su una mina per fuggire allo Stato islamico. Drammi veri provocati dalla tragedia della guerra.Storie terribili, che non possiamo dimenticare e che abbimo presentato 7 giugno a Cremona.

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28 settembre 2015 | Terra! | reportage
Il fronte del parto
In onda su Rete 4 la puntata "Avanti c'è posto" del settimanale tv di Toni Capuozzo sull'immigrazione e le sue cause. Uno dei servizi è il mio reportage di dieci minuti sul fronte nel nord dell'Iraq fra battaglie contro le bandiere nere, tendopoli dove i profughi vogliono partire per l'Europa, paracadutisti della Folgore che addestrano i curdi ed i monuments men italiani, che proteggono il patrimonio archeologico dell'umanità.

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12 febbraio 2008 | Top Secret Rete 4 | reportage
Iraq: il caso Calipari
Fausto Biloslavo e Barbara Schiavulli parlano di Nicola Calipari il numero due del Sismi ucciso ad un posto di blocco americano in Iraq, mentre portava in salvo Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto sequestrata a Baghdad nel 2005. Con Claudio Brachino si parla anche della missione italiana ad An Nassiryah e dell'impegno militare in Afghanistan.

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31 ottobre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Iraq
Wikileaks dice quello che si sa già. Per tutti è un grande scoop
I rapporti Usa che smonterebbero la versione italiana di un episodio della battaglia dei ponti ad An Nassiryah e la morte accidentale di un paracadutista in Iraq sono la classica tempesta in un bicchier d’acqua. Le rivelazioni di Wikileaks sugli italiani della missione Antica Babilonia derivano dagli stessi rapporti scritti dal nostro contingente, che lungo la catena di comando arrivavano fino al quartier generale americano a Baghdad. E altro ancora.

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06 ottobre 2015 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Iraq
Raid italiani in Iraq?
Raid italiani le ipotesi:Paolo Magri dir.Ispi,Fausto Biloslavo corrispondente Il Giornale.

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26 agosto 2010 | Radio Anch'io - Radio Uno | intervento
Iraq
Missione compiuta?
Il ritiro del grosso dei soldati americani lascia un paese ancora instabile, ma la missione è in parte compiuta.

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14 giugno 2014 | Radio24 | intervento
Iraq
L'avanzata del Califfato
Il califfato con Baghdad capitale, Corano e moschetto, mani amputate ai ladri, nemici crocefissi, tasse islamiche, donne chiuse in casa ed Occidente nel mirino con l’obiettivo di governare il mondo in nome di Allah. Questo è lo “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (Isis), che sta conquistando città dopo città rischiando di far esplodere il Medio Oriente.

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