image
Reportage
23 gennaio 2016 - Sito - Siria - ilgiornale.it
Sulle navi russe in Siria

I marinai sul ponte scattano sull’attenti con il saluto militare quando salgono a bordo gli alti ufficiali e lo scodazzo di giornalisti. La nave da guerra del Cremlino salpa dal porto siriano di Tartus, l’unica base navale russa nel Mediterraneo fin dai tempi dell’Unione sovietica. Al largo è schierata la flotta di Mosca contro il Califfo.

Il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”, 163 metri di lunghezza e 250 marinai, ha svolto missioni anti pirateria prima di venire dispiegato davanti alla costa siriana.

Gli ufficiali in divisa nera ci scortano sul ponte di coperta e parlano abbastanza apertamente. Una rivoluzione dai tempi dell’Armata rossa. Vietato, però, scendere di sotto a filmare una nave degli anni ottanta, che sente il peso dell’età, ma è tenuta benissimo nei minimi particolari. Uno fra tutti le gloriose foto in bianco e nero dei tempi sovietici quando è stata varata.

“La missione è garantire la sicurezza del porto di Tartus e del traffico marittimo mercantile davanti alle coste in appoggio all’operazione delle nostre forze aeree sul territorio siriano” spiega piazzato in prua, Varik Stanislav Rudolfovich, il comandante.

I fanti di Marina montano la guardia dappertutto. Alle loro spalle i sistemi di lancio dei missili anti nave e sommergibili. Dalla plancia aprono le botole di lancio con impresso sopra lo stellone rosso e muovono i cannoni oltre ale batterie anti aeree. 

La flotta russa in appoggio ai raid in Siria conta su una dozzina di unità fra il Mar Mediterraneo ed il Caspio da dove sono stati lanciati missili di crociera su postazioni del Califfato.

Dima, diminutivo di Dmitry è uno dei marinai più giovani, 19 anni, imbarcato da pochi mesi. “La nostra è un’operazione antiterrorismo” sottolinea orgoglioso in inglese.

La presenza della flotta di Mosca punta anche a scoraggiare potenziali interferenze occidentali nell’impresa russa in Siria.

L’operazione anti terrorismo lanciata dal Cremlino ha riportato la Russia sugli spalti internazionali e serve a mostrare i muscoli non solo contro il Califfo.

[continua]

video
25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

play
23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

play
19 marzo 2019 | Rai 1 Storie italiane | reportage
Ricordo di Lorenzo volontario con i curdi ucciso dall'Isis


play
[altri video]
radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

play

23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


play

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

play

[altri collegamenti radio]