image
Scenari Mondo
03 febbraio 2016 - Esteri - Libia - Panorama
L’intervento in Libia è (quasi) imminente

L’intervento occidentale in Libia è questione «di settimane» rivela il generale Joseph F. Dunford Jr, capo di stato maggiore americano. «Il presidente ha chiarito che abbiamo l’autorità di utilizzare la forza militare» spiega l’alto ufficiale, riferendosi a Barack Obama. L’allarme rosso è scattato dopo Capodanno, quando i 5 mila seguaci dello Stato islamico sono avanzati verso la mezzaluna petrolifera nel bacino di Sirte. Il 21 gennaio hanno attaccato l’oleodotto di Ras Lanuf, uno snodo energetico dove impianti e raffinerie sono stati messi in piedi dalle italiane Snamprogetti e Saipem. Il Califfato libico punta a occupare i pozzi e i terminali che pompano ancora 400 mila barili al giorno di greggio. 

La bocciatura, quattro giorni dopo, del governo di unità nazionale del premier Faiez Al-Serraj, sponsorizzato dall’Onu, dimostra tutta l’inconsistenza della via diplomatica, fortemente voluta dall’Italia. L’aspetto paradossale è che l’esecutivo è stato silurato dal parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale. Anche se l’inviato dell’Onu, Martin Kobler, sta preparando un contorto piano B, sarà ancora  più difficile far passare il nuovo governo al vaglio del parlamento rivale di Tripoli, dominato dagli islamisti.

Il precipitare dell’opzione politica e l’avanzata dell’Isis lungo la costa petrolifera orientale ha accelerato i piani militari di intervento aereo. L’ora X potrebbe venir decisa martedì 2 febbraio a Roma, quando il segretario di Stato americano, John Kerry, parteciperà a un vertice sulla Libia. Il governo Renzi frena, in mancanza di un governo libico che richieda l’intervento all’Onu, ma nel frattempo ha rischierato da Treviso a Trapani quattro cacciabombardieri Amx. Da Sigonella e da Genova partono droni, per individuare obiettivi, e un velivolo Usa E-8, per lo spionaggio elettronico. 

Sul campo ci sono già i corpi speciali d’Oltralpe, segnalati a sud nella provincia del Fezzan. Gli americani sono sbarcati nella base aerea di Al Wattiyah, vicino al confine con la Tunisia. Gli inglesi si troverebbero nell’area del golfo di Al Bumbah, dove c’è un aeroporto. Gli italiani avrebbero soltanto paramilitari dei Servizi nei centri energetici come Millita, in Tripolitania, da dove passa il gas verso la Sicilia.   

(Fausto Biloslavo 


video
19 marzo 2011 | Tg4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
30 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
07 aprile 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

play
[altri video]
radio

18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora

play

09 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

play

08 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

play

29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

play

06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]