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Articolo
02 febbraio 2016 - Attualità - Siria - Il Giornale
La base segretissima? L’avevamo scoperta noi
Un satellite israeliano ha fotografato la base russa in Siria con i caccia bombardieri allineati «denunciando il massiccio dispiegamento aereo», come se fosse uno scoop. L'agenzia Ansa ha subito pompato la «notizia». Le immagini sono rimbalzate sui siti dei giornaloni, ma in realtà si tratta della scoperta dell'acqua calda. La settimana prima dello scatto delle foto dal satellite israeliano un gruppone di giornalisti televisivi di tutto il mondo è stato portato con un volo militare da Mosca proprio nella base di Khmeimim ad una trentina di chilometri da Latakia. La stessa «scoperta» dallo spazio. Il Giornale era l'unico quotidiano italiano e chi vi scrive ha fotografato da vicino gli stessi caccia russi allineati, che sono sati immortalati dalla stratosfera. Le foto satellitari verranno presentate oggi dal Fisher Institute for Air and Space Strategic Studies di Herzliya con l'obiettivo di dimostrare che i russi sono piazzati in Siria per restare. Le immagini sono state scattate il 26 gennaio e mostrano sei aerei SU-34, sette SU-24, nove SU-25 e quattro SU-30. Il giorno prima il Giornale pubblicava il reportage con i russi in Siria e la sfilza di aerei in primo piano. Non occorreva utilizzare un satellite, ma bastava andare sul sito del nostro quotidiano, che ospitava decine di foto e video degli aerei russi sul portale di reportage www.gliocchidellaguerra.it. Grazie alla grancassa mediatica le foto satellitare fanno più impressione. E rilanciano il dossier israeliano, che scopre l'acqua calda spacciandolo come scoop: «Dall'arrivo delle forze russe a Latakia, abbiamo identificato la massiccia presenza di SU-24 nell'area di mantenimento. Per quanto ne sappiamo questa è la prova». Il rapporto fa riferimento anche al dispiegamento delle moderne batterie anti missile S400, che a Khmeimim nessuno smentiva. L'Ansa riprende gli israeliani parlando di «oltre 30 aerei di combattimento russi» in Siria. Per la precisione sarebbero 46 i caccia bombardieri e due dozzine di elicotteri comprese le versioni più moderne degli Hind d'attacco. Negli ultimi giorni la Difesa russa ha fatto trapelare la notizia che sono volati in Siria anche cinque nuovi Sukoi 35 S. Se l'obiettivo è dimostrare il ritorno in forza di Mosca nello scacchiere mediorientale non va dimenticata la flotta di 12 navi e sommergibili schierata soprattutto nel Mediterraneo ed impiegata in appoggio alle operazioni contro i ribelli estremisti in Siria. Le foto satellitare israeliane, che non scoprono nulla di nuovo, hanno relegato in secondo piano l'accusa di Mosca alla Turchia di bombardare con l'artiglieria il territorio siriano vicino al confine. Ieri il generale Igor Konashenkov ha mostrato dei video girati dai governativi e confermati da altre immagini dell'opposizione armata al regime di Damasco, che fanno vedere i colpi di artiglieria turchi con tanto di pennacchi di fumo quando esplodono su una collina. Secondo l'alto ufficiale russo «questa è la prova inconfutabile che le forze armate turche hanno bombardato insediamenti di frontiera siriani attraverso sistemi di grosso calibro». A loro volta i militari di Ankara accusano i russi di avere di nuovo violato lo spazio aero turco con un Sukoi 34. Mosca chiede di mostrare le prove. Nella «guerra» dell'informazione che si combatte a fianco dei quella vera il comando russo ha annunciato di aver condotto 468 raid in Siria, la scorsa settimana, colpendo 1350 obiettivi contro i 50 della coalizione occidentale.

video
10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati

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radio

23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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