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Articolo
08 febbraio 2016 - Attualità - Egitto - Il Giornale
Al Cairo i nostri investigatori “Aiuto egiziano non scontato”
L'aguzzino gli ha spezzato il collo piazzandosi di fronte e torcendo con forza la testa del povero Giulio Regeni. Una vertebra cervicale ed il midollo si sono spezzati portando ad una crisi respiratoria, che ha ucciso il giovane italiano. L'autopsia eseguito sul cadavere a Roma ha evidenziato anche altre fratture in diverse parti del corpo, ma ci vorrà qualche giorno di esami per stabilire la data della morte, fondamentale per le indagini. Sul luogo del ritrovamento lungo l'autostrada dal Cairo ad Alessandria non c'è alcun segno di frenata o incidente, la prima ipotesi formulata dalla polizia di Giza.Ieri i sette investigatori italiani inviati dal governo per partecipare alle indagini hanno incontrato la controparte egiziana. L'ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari, ha spiegato su Rai3 che «nel giro di qualche settimana capiremo come si sta sviluppando la collaborazione nell'inchiesta». E messo le mani avanti sulla disponibilità delle autorità locali: «Non è da dare per scontata. Ma conviene allo stesso Egitto anche per la sua credibilità sul piano internazionale».Nel frattempo la magistratura di Giza, competente per il luogo dove è stato trovato il corpo, continua le indagini e non collabora con gli italiani, che dovrebbero avere rapporti solo con la procura generale. Gli egiziani hanno identificato, attraverso i tabulati telefonici, le ultime chiamate ed sms di Regeni con i suoi contatti ed amici interrogandoli uno ad uno. E l'appartamento del giovane è stato perquisito assieme ad altre abitazioni. Secondo il giornale filo governativo Al Ahram il ventottenne friulano avrebbe partecipato ad una festa prima di sparire. In realtà si sapeva che doveva raggiungere un amico per il suo compleanno, ma non è mai arrivato. Il generale Garir Mostafa, capo del Dipartimento di Sicurezza generale continua a sostenere che «si tratta di un atto criminale e non terroristico». Nonostante le indiscrezioni, poi smentite, su due arresti per il caso Regeni, l'alto ufficiale ha riconfermato che un paio di persone «sono state fermate. Si trovano al commissariato di polizia trattenute per le indagini, ma senza alcuna accusa».Ieri a Fiumicello, in provincia di Udine, dove Regeni è nato, sono sfilate duemila persone per una fiaccolata di ricordo. Il parroco, don Luigi Fontanot, ha dichiarato: «Devo dire grazie a Dio, Jahvè Padre, Allah o come vogliamo chiamarlo per averci dato Giulio». E poi ha ricordato le figure di Jan Palach e di Papa Paolo VI sottolineando «il martirio di Giulio». Nel piccolo centro friulano si nota un tricolore listato a lutto e sulle vetrine dei negozi le foto del ragazzo o semplici scritte «Ciao Giulio». I genitori sono rientrati in serata in volo a Trieste.A Milano un gruppo di «giovani egiziani», oppositori del governo egiziano, organizzano oggi in piazza San Babila un presidio di protesta «per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni e per tutte le vittime del regime di Al Sisi». L'esponente del Pd Alessandra Moretti ha condiviso la foto in bianco e nero di Enrico Berlinguer, storico leader del Pci, scelto come copertina della pagina Facebook di Regeni. I contenuti, però, sono ancora stranamente cancellati dai giorni della scomparsa. Il funerale del ricercatore vicino all'opposizione egiziana si terranno probabilmente nel fine settimana a Fiumicello per permettere agli amici in giro per il mondo di partecipare. Nel contesto della troppo celere beatificazione del «martire» il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha caldeggiato i funerali di Stato.
[continua]

video
21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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radio

07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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