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20 febbraio 2016 - Attualità - Libia - Il Giornale
Bombe Usa in Libia: primo attacco all’Isis
L'obiettivo era Noureddine Chouchane, un capetto dello Stato islamico in Libia, mente dell'attacco del terrore al museo Bardo di Tunisi, che è costato la vita a 4 turisti italiani. I caccia americani F-15 Eagle (aquila) sono decollati nella notte fra giovedì e venerdì da una base nel Regno Unito. Alle 3.30 di ieri mattina hanno bombardato un campo di addestramento delle bandiere nere a 8 chilometri da Sabratha a ovest di Tripoli. Non è un raid isolato, ma l'inizio dell'intervento americano per fermare l'espansione del Califfo in Libia nonostante i tentennamenti dell'Italia.Le bombe hanno provocato un enorme cratere come si vede chiaramente nelle foto postate su Facebook dalle autorità locali. I terroristi uccisi sono fra 30 e 40, quasi tutti tunisini o algerini. Fra le vittime ci sarebbero anche una donna giordana e un paio di bambini. Altri sei tunisini sono rimasti feriti. Le bombe hanno colpito un'ampia palazzina ed il terreno circostante. Alcune vetture parcheggiate sono state carbonizzate. Fra le macerie i soccorritori hanno trovato resti umani e dei manifesti dello Stato islamico. «La distruzione del campo e l'eliminazione di Chouchane (ancora da confermare, ndr) avrà un impatto immediato sulla capacità dell'Is di operare in Libia - si legge in un comunicato del Pentagono - incluso il reclutamento di nuovi membri, la creazione di basi e la pianificazione di possibili attacchi esterni contro interessi Usa nella regione». Il portavoce della Difesa Usa ha rivelato che Chouchane «facilitava il movimento dei combattenti dalla Tunisia alla Libia e verso altri Paesi».La palazzina colonica colpita apparteneva a Abdel-Hakim al-Mashawat, un noto militante del Califfato. La zona di Sabratha è controllata da Ansar al Sharia, uno dei movimenti islamisti che hanno messo radici in Libia dopo la caduta di Gheddafi. Una parte del gruppo si è schierata con il Califfo. Le bandiere nere hanno messo in piedi un campo alla periferia della città costiera, dove si sarebbero addestrati gli attentatori suicidi del Bardo e della spiaggia di Sousse, in Tunisia, che lo scorso anno hanno provocato 60 morti. In dicembre, per dimostrare la loro forza, una colonna di fuoristrada con miliziani mascherati armati fino ai denti, che sventolavano le bandiere nere è sfilata nel centro di Sabratha. La cittadina è uno dei punti di partenza dei barconi diretti in Italia carichi di profughi e clandestini.Il giovane Chouchane è nato a Sidi Bouzid, dove ha avuto origine la primavera araba. Nell'ottobre 2014 aveva tentato di uccidere un deputato tunisino, ma il salto di qualità l'ha fatto lo scorso anno organizzando dalla Libia gli attacchi del terrore al Bardo e a Sousse.Gli americani avevano messo sotto sorveglianza il campo di addestramento di Sabratha con i droni, le intercettazioni e piccoli nuclei di corpi speciali infiltrati sul terreno. La Casa Bianca ha dato l'ordine di colpire dopo i tentennamenti dell'Italia. E vuole farlo ancora. Il portavoce Josh Earnest ha spiegato che «il presidente non esiterà ad adottare questo tipo di forti azioni decisive in seguito». Al contrario, Roma attende il riconoscimento del governo libico di unità nazionale, nato già boccheggiante, per lanciare un intervento con l'avallo dell'Onu. «Gli alleati intensificheranno gli attacchi contro le bandiere nere in Libia. Noi non abbiamo ancora deciso di partecipare, ma prima o dopo dovremo farlo» spiega una fonte militare al Giornale. Il Califfato libico si sta preparando al peggio mettendo in piedi ospedali da campo nella sua roccaforte di Sirte e nei villaggi costieri di Al Nawafiliya e Ben Jawad. A dare man forte ai circa cinquemila mujaheddin giunti da Siria, Iraq e diversi Paesi africani è arrivato il noto jihadista maliano Islam al Azwadi con truppe fresche.Giovedì, il premier del governo di Salvezza nazionale libico di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, Khalifa al Ghawil, ha annunciato che «tutti i rivoluzionari devono unirsi e dirigersi verso Sirte per dare vita a un'offensiva militare contro lo Stato islamico». Senza un pesante appoggio aereo e di corpi speciali occidentali sarà ardua scalzare le bandiere nere.
[continua]

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