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01 aprile 2016 - Attualità - Libia - Il Giornale
Rapporto segreto sugli sbarchi “Così i trafficanti ci beffano”
Serenella Bettin e Fausto Biloslavo - Il giro d'affari dei migranti spediti in Italia dalla Libia vale 300 milioni di euro l'anno. I trafficanti di uomini usano gommoni cinesi di contrabbando, che non sono in grado di attraversare il Mediterraneo sapendo bene che la navi della flotta europea raccolgono tutti, sia profughi che clandestini. La missione Ue comandata dall'Italia è pronta alla fase più aggressiva e rischiosa, ma non manca la beffa. Senza un accordo con un governo riconosciuto a Tripoli, se catturassimo dei trafficanti nelle acque territoriali libiche dovremo lasciarli andare non potendoli processare in Italia.Tutte rivelazioni firmate dall'ammiraglio Enrico Credendino, il comandante dell'operazione Eunavfor Med, che doveva sconfiggere i trafficanti di uomini. Il documento riservato datato 29 gennaio è la relazione degli ultimi sei mesi del 2015 ad uso interno dell'Unione europea, che è stato scoperto da WikiLeaks. L'ammiraglio sottolinea che sulla rotta del Mediterraneo centrale il 91% dei migranti arriva dalla Libia, soprattutto Tripolitania e solo l'8% dall'Egitto. Il giro di affari dei trafficanti di uomini «genera un fatturato annuo da 250 a 300 milioni di euro». I barconi di profughi e clandestini sono solo per un terzo di legno e vengono venduti dai pescatori libici oppure «secondo fonti di intelligence sono importati dalla Tunisia e dall'Egitto». Gli altri sono gommoni cinesi, che arrivano via Turchia e Malta. L'informazione trova conferma «da una recente intercettazione da parte delle dogane maltesi di 20 gommoni stipati in un container destinato a Misurata in Libia». L'assurdo è che non sono stati sequestrati perché non c'erano appigli legali.L'ulteriore notizia paradossale riportata da Credendino è che i «migranti vengono reclutati via social media o da agenzie di viaggio gestite dalla rete di trafficanti al di fuori della Libia». Nella gran parte dei casi si tratta di clandestini, che fuggono per motivi economici da paesi africani non in guerra. Nella fase finale sulle spiagge libiche esiste «un sistema di biglietti e carte d'imbarco per facilitare» la partenza. Profughi e clandestini partono verso mezzanotte sui gommoni con poco carburante e scarse provviste per 40 miglia al massimo. L'obiettivo è arrivare fino alla flotta europea oltre le acque territoriali libiche, che li salverà e porterà in Italia. Ieri sono arrivati in 796 fra Lampedusa, Palermo e Catania in gran parte da Camerun, Burkina, Guinea, Gambia, Costa d'Avorio da dove non hanno diritto all'asilo oltre a Somalia, Mali ed Eritrea. «Dal punto di vista militare - scrive l'ammiraglio - Eunavfor Med è pronta ad entrare nella fase 2B (acque territoriali libiche) anche se questione politica e problemi legali rimangono una sfida significativa».Il nuovo esecutivo voluto dall'Onu a Tripoli avrebbe preso possesso del palazzo del governo nella capitale, ma diverse milizie continuano ad opporsi in armi. Credendino sottolinea nel documento riservato, che «l'Italia, al momento, è l'unico stato membro (della Ue, ndr) che sta processando i trafficanti» di esseri umani. Se la flotta entrasse, come previsto, nelle acque territoriali libiche salterebbe la copertura legale «per perseguire i trafficanti in Italia». Una possibilità, secondo l'ammiraglio, è consegnare i contrabbandieri di esseri umani alle autorità libiche, ma i risultati, sia legali che di rispetto dei diritti umani, sarebbero in dubbio. «Senza un accordo - con il governo dell'Onu, che stenta ad insediarsi fra le fucilate, Credendino ammette che - saremo costretti a rilasciare i contrabbandieri sospetti fermati in acque territoriali libiche, con la conseguente perdita di credibilità dell'operazione sui media e nell'opinione pubblica europea».Per la fase 3, quella finale della missione, che dovrebbe portare alla smantellamento a terra della rete di trafficanti, l'ammiraglio sottolinea che «ha bisogno di più informazioni dagli stati membri (Inghilterra e Francia, ndr) che stanno raccogliendo notizie d'intelligence nell'area». E per concludere il comandante della missione europea fa capire fra le righe di avere le mani legate a causa «del mandato del livello politico europeo» dettato dall'Alto commissario Federica Mogherini di evitare «vittime civili e danni a terzi», anche se gli stessi trafficanti non sono certo militari.www.gliocchidellaguerra.it

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24 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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31 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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21 ottobre 2011 | Uno Mattina | reportage
La morte del colonnello
Muammar Gheddafi si è asserragliato nell’ultimo bunker di Sirte andando incontro al suo destino di polvere e sangue. In fondo è morto come aveva vissuto, sul filo del rasoio, in una sorta di piazzale Loreto libica. Non era l’Hitler del Nord Africa, ma aveva le mani tremendamente sporche di sangue non solo del suo popolo

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radio

26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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