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20 settembre 2016 - Prima - Libia - Il Giornale
Libia, uomini a volto coperto rapiscono due operai italiani
Altri due italiani sono stati rapiti in Libia nel sud ovest del paese non lontano dal confine algerino. Un posto maledetto dove imperversano mercenari, milizie e pure i terroristi di Mokhtar Belmokhtar, signore della guerra e del terrore nel Sahel. Ex adepto di Al Qaida, dato per morto più volte, che avrebbe stretto accordi con lo Stato islamico in Libia.
Si tratterebbe di Danilo Calonego di Sedico (Belluno), un veterano delle avventure in Libia dal \\\'79 e Bruno Cacace, 56 anni, residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo). I due italiani presi in ostaggio lunedì mattina lavorano per la società Con.I.Cos di Mondovì, in provincia di Cuneo. A Gath la ditta ha messo in piedi l\\\'aeroporto fin dai tempi di Gheddafi. Ed è ancora impegnata in lavori di ampliamento e ristrutturazione.
La notizia del rapimento è stata resa nota proprio dal sindaco di Ghat, Qawmani Mohammed Saleh: «Degli sconosciuti hanno rapito questa mattina (ieri per chi legge, ndr) tre lavoratori stranieri che lavorano per conto della società italiana Conicos, sulla strada che porta all\\\'aeroporto di Ghat». La Farnesina ha confermato. Assieme ai due italiani è stato sequestrato un canadese. Secondo le prime frammentarie ricostruzioni i tre occidentali stavano viaggiando a bordo di un fuoristrada per recarsi al lavoro allo scalo, quando sono stai fermati da un gruppo di uomini armati vicino al monte Cahf al-Giunoun. I due italiani sono veterani della Libia, ma sembra che siano stati ingannati da un sotterfugio. All\\\'inizio i sequestratori avrebbero simulato un guasto alla loro macchina chiedendo aiuto. Quando l\\\'autista si è fermato sono saltate fuori le armi e per i tre occidentali non c\\\'è stato scampo. Secondo Jamal Suleiman, uno dei componenti del consiglio municipale di Ghat, citato dal sito Masrawy.com, i rapitori avrebbero anche esploso qualche colpo di avvertimento. 
«In giugno a Ghat abbiamo incontrato proprio il personale della Con.I.Cos, che lavorava all\\\'aeroporto oramai finito» conferma al Giornale, Sergio Bianchi, direttore di Agenfor internazionale, l\\\'unica ong con personale italiano in Libia. Lo scalo è strategico: nel 2011, il figlio di Gheddafi Seif el Islam è stato catturato mentre si dirigeva a Ghat per imbarcarsi su un aereo e sparire.
«Fra giugno e agosto abbiamo svolto numerose missioni fra Awbari, Ghat e le altre città chiave del Fezzan dove si registra un aumento massiccio di mercenari dal Sud Sudan e dalle tribù Tebu del Niger e Tuareg africani. È gente incontrollabile per gli stessi libici che li assoldano. Anche i sindaci ed anziani delle tribù sono a rischio nei loro spostamenti» spiega Bianchi.
La regione meridionale del Fezzan è la più povera della Libia. Attraverso il deserto passano le armi, il contrabbando e i migranti africani. Per le stesse rotte transitavano i volontari della guerra santa, che avevano impiantato la loro roccaforte a Sirte. Teoricamente l\\\'area dovrebbe essere sotto il controllo delle forze alleate al governo di unità nazionale di Tripoli voluto dall\\\'Onu e appoggiato dall\\\'Italia. In realtà il generale Khalifa Haftar nemico giurato di Misurata e Tripoli «sta reclutando milizie intertribali con forti armamenti ed equipaggiamenti francesi per stringere in una morsa con le milizie di Zintan l\\\'area petrolifera di Eni» fa notare Bianchi.
La Con.I.Cos lavora dal 1982 in Libia ed è guidata da Giorgio Vinai. Nel 2011, durante la rivolta anti Gheddafi due dipendenti erano stati rapiti e poi rilasciati. Adesso la situazione è ben più intricata e pericolosa. Nell\\\'area del sequestro opera anche il leader guercio del terrore, Mokhtar Belmokhtar, soprannominato Mr Malboro per i soldi che si è fatto con il contrabbando di sigarette. Veterano algerino della guerra in Afghanistan si è unito ad Al Qaida nel Maghreb. Nel 2013 ha attaccato la struttura petrolifera algerina di Aménas provocando la morte di numerosi ostaggi occidentali. Dallo scorso anno si sarebbe alleato alle bandiere nere in Libia. Gli americani hanno cercato di eliminarlo con un raid aero mirato sulla costa libica, ma è sopravvissuto. I suoi uomini hanno rapito diversi occidentali dall\\\'Algeria al Mali incassando lauti riscatti o scambiando gli ostaggi con prigionieri jihadisti.
[continua]

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Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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