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13 ottobre 2016 - Attualità - Libia - Il Giornale
Italiani rapiti in Libia chiesti 4 milioni
I due ostaggi rapiti in Libia sarebbero in mano ad un terrorista e bandito algerino, che minaccia di consegnarli allo Stato islamico oppure ad Al Qaeda nel Maghreb se non verrà pagato un riscatto di 4 milioni di euro. Bruno Cacace e Danilo Calonego, rapiti il 19 settembre nel sud della Libia sarebbero ancora nella regione meridionale del Fezzan vicino al confine con l\'Algeria. La notizia del riscatto è stata lanciata ieri dal sito d\'informazione Middle East Eye\'s. I sequestratori «minacciano di consegnare gli ostaggi ad Al Qaida nel Maghreb o alla Stato islamico se non sarà pagato il riscatto» ha dichiarato una fonte anonima della sicurezza algerina. Il governo italiano ha chiesto aiuto anche ai servizi di Algeri, . La fonte del sito d\'informazione ha parlato di una richiesta di riscatto di 4 milioni di euro. 
Ieri al Copasir il Comitato di controllo parlamentare dei servizi, il generale Giovanni Caravelli, numero due della nostra intelligence all\'estero, ha sostenuto che non ci sono riscontri alla notizia del riscatto, in linea con la linea del silenzio assoluto. Peccato che da Bruxelles, Oun Ibrahim Salems, segretario generale delle Forze armate libiche al Parlamento di Tobruk abbia nelle stesse ore dichiarato che «stiamo lavorando con i servizi di intelligence italiani. Negoziati apparentemente sono in corso. E spero che in due settimane (gli ostaggi ndr) saranno liberati». La mediazione viene condotta dai capi tribù della zona. Proprio gli uomini del generale Khalifa Haftar, capo dell\'esercito di Tobruk, avevano rivelato poco dopo il sequestro che gli italiani impegnati nei lavori all\'aeroporto di Ghat erano «stati sequestrati da una banda criminale e dietro c\'è l\'impronta di al Qaeda».
Affermazioni che coincidono con le rivelazioni di ieri. Secondo la fonte della sicurezza algerina, gli italiani oltre a Frank, un tecnico canadese rapito con loro, sono nella mani «di un gruppo di libici e algerini guidati dall\'algerino Abdellah Belakahal». I tre ostaggi lavoravano per la società piemontese Contratti Internazionali Costruzioni (Con.I.Cos.) all\'aeroporto di Ghat. Belakahal è un personaggio noto all\'intelligence, che in marzo ha preso d\'assalto il sito petrolifero di Krechba della British Petroleum nel sud dell\'Algeria. Il rapitore degli italiani ha combattuto con il «Movimento dei ragazzi del Sud», un gruppo armato algerino, fino al 2010. Poi ha accettato l\'amnistia del governo, ma ben presto è tornato all\'opera. 
Del Movimento facevano parte terroristi come Lamine Bencheneb, che ha fondato una fazione scissionista del gruppo armato a forte radicalizzazione islamica. Bencheneb è stato ucciso nel sanguinoso attacco al centro petrolifero algerino di Tiguentourine del 2013. L\'azione era guidata da Mokhtar Belmokhtar, un super terrorista legato all\'inizio ad Al Qaeda del Maghreb e poi avvicinatosi in Libia allo Stato islamico. Il Giornale aveva indicato per primo che Mr. Marlboro, come viene chiamato per essersi arricchito con il contrabbando di sigarette, fosse collegato al sequestro. L\'operazione in marzo di Belakahal sarebbe servita proprio per dimostrare ai capi jihadisti come Belmokhtar, che si potevano fidare. Sicuramente il rapitore degli italiani ha stretti contatti con i gruppi del terrore nell\'area libica ed algerina. La minaccia di consegnare o meglio vendere gli ostaggi ai tagliagole della guerra santa non va presa sotto gamba. La situazione si complica tenendo conto che oltre al riscatto, il terrorista bandito ha chiesto anche la liberazione di suo fratello in carcere per traffico di armi.
www.gliocchidellaguerra.it

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11 marzo 2016 | Tg4 | reportage
Colpe e bugie per gli ostaggi italiani uccisi
La ricostruzione del governo sulla drammatica vicenda dei 4 ostaggi italiani fa acqua da tutte le parti. E non mancano gravi responsabilità taciute da gran parte dei media. La matrice jihadista legata alle bandiere nere nel rapimento per autofinanziarsi è sempre più evidente, nonostante le smentite ufficiali. La trattativa c’era eccome a tal punto che è stato pagato almeno una parte del riscatto, come rivela l’unica sopravvissuta tunisina all’agguato che è costato la vita a due ostaggi Salvatore Failla e Fausto Piano. L’aspetto più grave e silenziato è l’avallo dell’Italia al raid del 19 febbraio contro un campo di addestramento del Califfato a Sabrata. L’obiettivo era Noureddine Chouchane un jihadista tunisino dello Stato islamico, che ha vissuto a lungo in Italia ed è stato espulso dal Viminale per motivi di sicurezza nazionale. Il premier Renzi ha dichiarato testualmente che si trattava “di un'azione di cui era informato il presidente della Repubblica, noi, francesi ed inglesi”. Sapevamo che gli ostaggi italiani erano a Sabrata, ma non abbiamo fatto nulla. Le bombe americane hanno rotto l’equilibrio di forze scatenando una guerra fra bandiere nere e milizie islamiste locali. Di mezzo ci sono andati due ostaggi italiani uccisi perché scambiati per jihadisti o peggio eliminati per rapinare il riscatto, servito a liberare gli altri due sequestrati, senza lasciare testimoni.

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24 marzo 2011 | TGCOM | reportage
Da Triboli il quadro della situazione
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20 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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08 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli

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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
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Diario dalla Libia
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