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Fatti
16 febbraio 2017 - Esteri - Mondo - Panorama
Assange, che gioco fai?

Julian Assange, il campione della trasparenza, l’alfiere della libertà d’informazione planetaria, è con le spalle al muro. Strizza l’occhio al Cremlino, ma neppure i russi lo vogliono, anche se l’hanno probabilmente usato per far perdere la Casa Bianca a Hillary Clinton. Ma perché il fondatore di Wikileaks è al capolinea? Da anni rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che ne ha abbastanza dell’ospite forzato, sta giocandosi la partita della vita per evitare le manette. Forse è solo un abile furbetto, che all’inizio rimbalzava agli onori delle cronache per il fascino di Don Chisciotte contro il mondo oscuro, ma ora ha perso smalto. 

«Grazie a Wikileaks ha giocato un gioco alla Casaleggio (lo scomparso fondatore della piattaforma digitale dei Cinque stelle, nda)» sostiene Alfredo Mantici, ex capo del Dipartimento analisi dei nostri servizi interni. «Prima è diventato ricco e famoso, per poi rimanere intrappolato dalla stessa creatura che ha creato». Le elezioni presidenziali del 19 febbraio in Ecuador saranno cruciali per il destino dell’australiano che ha messo in imbarazzo mezzo mondo. Il leader dell’opposizione, il banchiere Guillermo Lasso, ha già annunciato cosa farà se vincerà: «Chiederò al señor Assange di andarsene dalla nostra ambasciata entro 30 giorni». 

Il rivelatore di segreti vive al primo piano della sede diplomatica ecuadoregna a Knightsbridge dal 2012, inseguito non dall’accusa di spionaggio bensì da un mandato di cattura della magistratura svedese per aver stuprato alcune sue fan durante un tour pro Wikileaks nel paese scandinavo. Ovviamente il diretto interessato ha sempre parlato di «rapporti consenzienti», sostenendo che è un complotto per consegnarlo nelle grinfie dello zio Sam. 

Assange continua a spacciarsi come l’eroe che attacca i potenti, ma chi lavora in prima linea nella cyber sicurezza sottolinea che «ha tirato fuori poche magagne dei russi e nulla sui cinesi». Il discusso paladino della «verità» deve aver annusato che per lui il vento è cambiato. Prima, nei confronti degli Usa, ha usato il bastone contribuendo alla cocente sconfitta di Hillary Clinton, pubblicando in rete le sue mail e quelle del partito democratico: grazie agli hacker russi ha dato un aiuto non da poco alla campagna di Donald Trump. Poi ha usato la carota, offrendo simbolicamente il petto al plotone di esecuzione con la promessa di consegnarsi se la Casa Bianca avesse perdonato Chelsea (Edward) Manning, la devastante fonte dei leak su Iraq e Afghanistan. Nelle ultime ore di presidenza, Obama ha firmato la commutazione della pena, permettendo a Manning di uscire dal carcere a maggio nonostante i 35 anni di galera per rivelazioni di documenti riservati.   

Ma subito dopo Assange ha fatto marcia indietro. Magari spera in un esilio più comodo in Russia, ma il Cremlino sembra volersi disfare pure di Edward Snowden, che ha messo alla berlina la Nsa, l’intelligence tecnologica degli Usa. O forse Assange aspetta di mettere a segno un altro colpo basso digitale con Wikileaks. Per evitare di finire in galera come un furfante qualunque. 


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12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20. Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria... Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli? Tante le domande cui cercheremo di dare risposta. If you LIKE it, please SHARE it!!!

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18 ottobre 2019 | Sna | reportage
100 anni degli agenti di assicurazione
Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio. Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione. Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.

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16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
Gli occhi della guerra, l’arte imperitura del reportage
Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq

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17 dicembre 2018 | Tracce Radio Rai FVG | intervento
Mondo
Guerra guerra guerra
35 anni di reportage in prima linea

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06 luglio 2015 | Radio Capodistria | intervento
Mondo
Non solo Califfato
Una panoramica della situazione internazionale e il ricordo di Franco Paticchio, grande Direttore ed Editore dimenticato

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20 ottobre 2009 | Radio Uno | intervento
Mondo
Rassegna stampa - Ultime da Babele
Cmmento ai giornali fra il mito del posto fisso ed i problemi del Medio Oriente.

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08 dicembre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Mondo
La fronda di Wikileaks
Oltre alle manette Julian Assange, fondatore di Wikileaks, deve preoccuparsi delle diserzioni della sua ciurma di pirati informatici e sostenitori. Negli ultimi mesi Assange ha perso per strada il suo braccio destro, il tedesco Daniel Domscheit-Berg ed Herbert Snorrason, il giovane hacker che teneva in piedi il sito nel “rifugio” islandese. Domscheit-Berg, ex hacker, è stato il principale portavoce di Assange per tre anni, con il nome falso di Daniel Schmitt. Ispiratore del Chaos computer club, una comunità di pirati informatici, ha cominciato ad entrare in rotta di collisione con il capo per le rivelazioni dei rapporti militari sulla guerra in Afghanistan. Non solo: Wikilekas sta operando in maniera così segreta da assomigliare sempre più alle intelligence che intende mascherare. In Islanda la perdita più grave è quella della parlamentare Birgitta Jonsdottir, un’entusiasta della prima ora di Wikileaks. La deputata. che andrebbe d’accordo con Beppe Grillo, si batte per far passare una legge che trasformerebbe l’isola nel miglior rifugio per gente come Assange. Anche molte associazioni noprofit hanno preso le distanze, quando ha pubblicato i documenti della guerra in Afghanistan. Il discusso guru informatico non ha voluto emendare i nomi dei collaboratori della Nato, che adesso rischiano la vita. Prima fra tutti, a mollare l’australiano, è stata l’organizzazione di giornalisti, che pende a sinistra, Reporter senza frontiere.

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25 agosto 2010 | Radio 24 | intervento
Mondo
Professione: Reporter di guerra
"NESSUN LUOGO E' LONTANO" è il nuovo programma di approfondimento di esteri di Radio 24. Giampaolo Musumeci parla della professione reporter. Come si racconta la guerra? Esiste un modo giusto? Come si fa il giornalista di guerra e come è cambiato il mestiere? Le testimonianze di chi lo ha fatto per anni e chi lo fa tuttora.

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