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11 novembre 2017 - Attualità - Libia - Il Giornale
Video smentisce l’Ong sea Watch sui profughi morti
Fausto Biloslavo
Un nuovo video girato dalla Guardia costiera libica sul disastro del recupero in mare di un gommone stracarico di migranti, lunedì, mostra tutta un\'altra storia. L\'Ong tedesca Sea Watch, grazie al megafono di Repubblica, punta il dito sui libici accusandoli della morte di 6 migranti e ipotizzando altri 50 dispersi. I «cattivi» libici sarebbero responsabili perché cercavano in tutti i modi di allontanare i «buoni» per evitare che i migranti si gettassero in mare per raggiungere l\'Italia. In realtà, quando il gommone tirato sotto la fiancata della motovedetta, comincia ad affondare sono gli stessi marinai di Tripoli a far avvicinare le imbarcazioni di soccorso di Sea Watch per permettere il salvataggio di chi non vuole o non riesce a salire a bordo. Oggi sul sito del Giornale c\'è un video, che smaschera la disinformazione «umanitaria». Sul sito di Sea Watch si accusano i libici dell\'affondamento del gommone mostrandolo mezzo sgonfiato alla fine dell\'operazione, durata quasi un\'ora dalle 10.51 alle 11.48. Peccato che prima il gommone sia stato messo in difficoltà dai migranti che a decine si gettavano in acqua per raggiungere gli umanitari, che li attendevano come un\'esca a poche bracciate. Come si vede chiaramente in un altro video della Guardia costiera pubblicato ieri sul Giornale.it (girato il 31 ottobre in una situazione simile a quella del 6 novembre). L\'Ong coinvolta era Sos Mediterranee con nave Aquarius e sulla sfondo si vede l\'Andrea Doria della Marina.
Sea Watch addirittura si lamenta che il 6 novembre «il primo obiettivo dei libici era riportare indietro la gente, non soccorrerla». Peccato che sia l\'Italia ad aver chiesto a Tripoli di fermare il flusso. Nonostante avesse il comando delle operazioni Sea Watch faceva quello che voleva e non si teneva a distanza per evitare l\'effetto calamita sui migranti. Tutto questo non si capisce, ma l\'Ong pubblicizza il filmato del drone che filma i migranti a bordo dalla motovedetta libica Ras Jadir con i marinai che agitano o utilizzano cime e canne di gomma per tenerli buoni. La loro ovvia tentazione è di buttarsi in mare rischiando la vita.
L\'aspetto paradossale è che quando i migranti si gettano in acqua il pilota dell\'elicottero italiano intima ai libici: «Fermate le macchine e per favore collaborate con Sea Watch. Adesso. Avete una persona sulla fiancata destra fermate le macchine». Poi il migrante è riuscito a salire sulla scaletta. 
[continua]

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01 luglio 2019 | TG4 | reportage
#IoNonStoConCarola
“Io non sto con Carola”, la capitana trasformata in eroina per avere violato la legge. E bisognerebbe dirlo forte e chiaro per rompere questa illusione di solidarietà maggioritaria pompata ad arte dalla sinistra, da Ong talebane dell’accoglienza, una bella fetta dela Chiesa e dai pezzi da novanta del facile buonismo radical chic come Saviano, Fazio, Lerner e Murgia. Per non parlare del governo tedesco e francese, che con una faccia di bronzo unica, ci fa la morale sulla capitana. Ovviamente è passato sotto silenzio un sondaggio del 27 giugno su Rai3, non proprio una rete mangia migranti, che svelava come il 61% degli italiani fosse contrario all’attracco della nave Sea watch a Lampedusa, ancora prima dell’epilogo forzato deciso dalla capitana. Se al volante della tua automobile trovi lungo la strada un carabiniere con la paletta che intima l’alt, cosa fai? Accosti e non sfondi il posto di blocco. Se speroni la macchina dell’Arma vieni rincorso armi in pugno e ti arrestano, ancor più se a bordo hai dei clandestini. E nessuno si sognerebbe di alzare un dito in tua difesa con pelose giustificazioni umanitarie. Carola Rackete ha sfondato il blocco ordinato dal Viminale, violato la legge, speronato una motovedetta mettendo in pericolo la vita dei finanzieri a bordo e la stanno trasformando in un’eroina dei due mondi. Non solo: da oggi potrebbe essere libera e bella. Un mondo alla rovescia dove le Ong si sostituiscono agli stati e fanno quello che vogliono calpestando la sovranità nazionale del nostro paese. Per non parlare del paradosso che Sea watch, grazie al polverone sollevato, ha pure incassato oltre un milione di euro con raccolte fondi in Germania e in Italia per la difesa dell’eroina dei due mondi. Carola ha agito in stato di necessità per “salvare vite umane” sostegno i suoi fan. Ma se vogliamo salvare veramente i migranti in Libia, a cominciare da quelli rinchiusi nei centri di detenzione, dobbiamo continuare a riportarli a casa loro come sta facendo a rilento e fra mille difficoltà una delle agenzie dell’Onu, difficile da paragonare a SS moderne. E non andarli a prendere al largo della Libia come ha fatto la capitana, che rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E piuttosto che sbarcarli in Tunisia il posto più vicino a sicuro li ha portati dritta, dritta in Italia per creare un caso politico usando come paravento “le vite salvate in mare” La dimostrazione è la pattuglia di parlamentari di sinistra salita a bordo in favore di telecamere. L’obiettivo finale dei talebani dell’accoglienza è tornare a spalancare le porte dell’Europa agli sbarchi di massa del passato con 170mila arrivi all’anno in Italia Non si tratta di parteggiare per Salvini o il governo, ma di smetterla di farci prendere in giro trasformando la capitana che ha violato scientemente la legge in un’eroina. Per questo gli italiani, primi fra tutti i moderati dotati di buon senso, dovrebbero dire forte e chiaro “io non sto con Carola”.

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29 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

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04 agosto 2011 | Studio Aperto | reportage
Le truppe del colonnnello smentiscono il lancio del missile
Il lancio del missile o razzo che ha sfiorato ieri la nave italiana Bersagliere, al largo delle coste libiche, è stato seccamente smentito dal portavoce di Tripoli Moussa Ibrahim. “I militari mi hanno garantito di non aver lanciato alcun missile contro la nave da guerra italiana. Ribadisco, però, che è nostro diritto difenderci e colpire le unità della Nato che penetrano nelle acque territoriali libiche” ha sostenuto il portavoce. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha escluso che la nostra unità schierata con la flotta della Nato, fosse l’obiettivo dei libici. Sul primo momento il portavoce di Tripoli aveva detto che le forze del colonenllo Gheddafi potevano contare ancora su un vasto arsenale, compresi missili e razzi. Il vero dato certo, confermato dal comandante di Nave Bersagliere, è la partenza del razzo dalla zona di Zlitan, 160 chilomteri ad est di Tripoli, dove si combatte duramente fra ribelli e truppe fedeli al colonnello.

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[altri video]
radio

06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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