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15 novembre 2017 - Attualità - Libia - Il Giornale
Le false verità della disinformazione buonista
La disinformazia umanitaria ha colpito ancora nel caso del naufragio del gommone stracarico di migranti del 6 novembre al largo della Libia. Ieri la Guardia costiera di Tripoli ha tenuto una conferenza stampa denunciando «le calunnie di Sea Watch», l\'Ong che è intervenuta dopo l\'arrivo dei libici facendo da «esca» per i migranti che si buttavano in mare con l\'obiettivo di raggiungere l\'Italia.
Rai News 24 va in onda il 10 novembre con un servizio dal titolo inequivocabile: «Migranti, un video non lascia dubbi: la motovedetta libica se ne va e lo abbandona in mare». L\'attacco del pezzo è un pugno nello stomaco con un africano aggrappato alla fiancata della motovedetta libica giunta per prima sul posto, che cercava di recuperare i migranti e riportarli a Tripoli. «Questo è uno dei 50 dispersi nelle operazioni di salvataggio a 35 miglia dalle coste libiche» esordisce Pino Finocchiaro mostrando le immagini drammatiche del disgraziato in mezzo ai flutti con il volto terrorizzato. E poi: «Disperso perchè la motovedetta della guardia costiera libica ha lasciato la zona delle operazioni nonostante l\'uomo fosse ancora appeso alla scaletta in attesa di aver salva la vita». In pratica dato per morto. Peccato che il «disperso» viene recuperato da un gommone di Sea Watch. Il peggio arriva più avanti nel servizio di Rai news, che fa vedere dei migranti che salgono a bordo della nave umanitaria sani e salvi. Nel filmato originale della Ong fra i fortunati c\'è anche il «disperso» con i pantaloncini della tuta rosa e la felpa grigia. Inspiegabilmente la parte che lo riguarda è tagliata nel servizio di mamma Rai. Lo spettatore è convinto che il poveretto sia annegato.
L\'ennesima chicca della disinformazia umanitaria riguarda le riprese di Sea watch, che mostrano un altro migrante appeso alla scaletta della motovedetta libica dopo essersi buttato in mare nel tentativo di raggiungere la nave della Ong e l\'Italia. L\'unità di Tripoli se ne va dalla scena della disastrosa operazione a tutta velocità. Nel nuovo filmato di mezz\'ora la Ong si sofferma sulla drammatica immagine ed in sovrimpressione sullo schermo appare l\'epitaffio «a tutta velocità - possono ucciderlo». Qualcuno ripete due volte «stanno uccidendo una persona» sulla plancia della nave umanitaria. Peccato che il migrante sia stato tirato a bordo e salvato proprio dai libici. Si chiama Mustafà Ghane ed è un senegalese senza alcun diritto di venire in Italia. La Guardia costiera l\'ha filmato vivo e vegeto nel centro di detenzione del ministero dell\'Interno di Tajura vicino a Tripoli. Non a caso il drammatico filmato di Sea watch sui «cattivi» libici si conclude con una schermata nera ed una denuncia terribile: «Circa 50 persone da questa barca di migranti sono morte». I conti però non tornano: i libici hanno recuperato 47 persone e l\'Ong 59 oltre a cinque cadaveri. La somma è di 111 persone. Secondo una stima fatta da un velivolo il gommone conteneva al massimo 120 migranti. Nessun corpo è stato recuperato sulle coste libiche nonostante le giornate di vento avrebbero dovuto spingere gli annegati verso terra. Dove sono i 50 morti della strage, che giornali, parlamentari e per ultima l\'Arci con un duro comunicato sono convinti sia avvenuta?
Non solo: Harald Hopper, a nome di Sea Watch ha firmato il 14 ottobre il codice di condotta imposto dal Viminale con un interessante allegato della stessa Ong. I tedeschi si impegnavano a «non ostacolare la guardia costiera libica nelle acque territoriali o dove sono autorizzati a svolgere le proprie attività». L\'intervento del 6 novembre rientra nella zona di soccorso dichiarata la scorsa estate dai libici e la motovedetta era stata allertata dal centro di coordinamento con la Marina italiana nella base navale Abu Sitta di Tripoli.
[continua]

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06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

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