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15 febbraio 2018 - Esteri - Niger - Panorama
Italiani in Niger: che cosa rischiano

CHE COSA E’ SUCCESSO

La missione italiana in Niger non è ancora partita e nella capitale, Niamey, già si protesta contro l’arrivo degli italiani. Il 4 febbraio Mariama Gamatié, leader del Fronte di opposizione indipendente ha organizzato un sit in chiedendo il ritiro delle truppe straniere nel paese dove già operano francesi (foto), americani e tedeschi. Gamatié sostiene che la missione italiana contro il terrorismo e i trafficanti di uomini verso la Libia «non è stata discussa dal parlamento (del Niger, ndr), né tantomeno approvata». A fine gennaio il nostro ministero della Difesa aveva definito una «patacca francese» la notizia che il governo di Niamey non sapesse nulla della missione. I 470 militari italiani non dovranno solo addestrare le forze di sicurezza del Paese, ma «concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio». Un compito pericoloso che il 4 ottobre è costato la vita a quattro uomini delle forze speciali Usa. L’attacco è stato rivendicato dai terroristi dell’Isis.

CHE COSA HANNO SCRITTO  

L’opposizione nigerina chiede «il ritiro di tutte le truppe straniere» scrive il portale Niger diaspora «e denuncia la ri-colonizzazione del nostro Paese da parte delle grandi potenze che hanno spostato l’asse del male e dell’insicurezza dal Medio Oriente verso l’Africa orientale e centrale». Il sito Niger Express stigmatizza che «con l’Italia il Niger batte il record con quattro contingenti militari stranieri dall’arrivo al potere del presidente Issoufou Mahamadou nel 2011». Il portale Niamey et les 2 jours spiega che «il 40 per cento degli aiuti italiani in Africa verrà destinato al Niger».