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Articolo
10 agosto 2018 - Interni - Italia - Il Giornale
Profughi in campo: vogliono Sky calcio
Fausto Biloslavo
Gli aspiranti profughi fuggono dall\\\'Africa da presunte guerre, violazioni dei diritti umani, torture, ma quando arrivano in Italia vogliono Sky per guardarsi le partite di calcio. Non è uno scherzo e, purtroppo, neppure una novità. L\\\'ultima richiesta è arrivata lunedì da un gruppo di africani ai funzionari di Prefettura e Questura a Vicenza. In febbraio altri richiedenti asilo avevano addirittura inscenato una protesta in strada bloccando l\\\'ingresso di un centro di accoglienza per avere Sky, in provincia di Verona.
Questa settimana una quindicina di nigeriani e altri ospiti sub sahariani del Centro culturale San Paolo si sono recati in Questura con una lista di richieste. I portavoce dei manifestanti sono stati ascoltati prima dagli incaricati della Prefettura e poi da un funzionario dell\\\'Immigrazione. Gli aspiranti profughi si lagnano soprattutto per le vivande. A pranzo e a cena, la cooperativa sociale Cosep che gestisce il centro, servirebbe sempre lo stesso piatto. In Libia difficilmente si sarebbero lamentati con i trafficanti di uomini per il vitto scadente.
Poi c\\\'è la lista di ulteriori richieste: carta d\\\'identità, aria condizionata e abbonamento a Sky per guardare le partite di calcio. Se sono arrivati sui barconi attraversando prima il deserto e poi passando le forche caudine degli schiavisti libici è tragicomico che chiedano aria condizionata e le partite in tv.
«I clandestini presunti profughi di Vicenza che protestano perché pretendono di avere Sky per vedere il calcio, meritano di tornare in Africa di corsa» sostiene Mara Bizzotto, capogruppo leghista al Parlamento Europeo. I migranti che chiedono l\\\'abbonamento tv sarebbero tutti richiedenti asilo politico da tempo. Alcuni hanno presentato ricorso dopo il primo rifiuto della domanda come rifugiato.
Un caso del genere era scoppiato in febbraio nel Centro di accoglienza di Roncolevà, in provincia di Verona. Matteo Salvini piombato sul posto come segretario della Lega aveva postato su Facebook: «IMMIGRATI protestano perché vogliono vedere le partite su Sky!!! Tanto pagano gli italiani. Siamo in provincia di Verona, pazzesco». Sull\\\'ultima richiesta simile a Vicenza l\\\'eurodeputata Bizzotto rincara la dose: «Questa gente è mantenuta dallo Stato con colazione, pranzo e cena gratis. Non lavora e passa le giornate a bighellonare. Si è mai visto al mondo che chi scappa veramente dalla guerra protesti perché non vede le partite di calcio su Sky?».
E dalla Toscana rimbalza un altro caso limite. «Da più parti giungono segnalazioni che riportano come in alcuni centri d\\\'accoglienza per gli immigrati vi sia un discreto via vai di fattorini - denuncia Jacopo Alberti, Consigliere regionale della Lega - che consegnano ai presunti profughi materiale di moda (come indumenti o scarpe) acquistati direttamente su noti siti dediti all\\\'e-commerce». Da una parte piangono il morto chiedendo asilo, ma dall\\\'altra fanno shopping in rete. Secondo la Lega grazie ai proventi di attività illecite, come lo spaccio di droga. 
[continua]

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07 aprile 2020 | Tg5 | reportage
Parla il sopravvissuto al virus
Fausto Biloslavo TRIESTE - Il sopravvissuto sta sbucciando un’arancia seduto sul letto di ospedale, come se non fosse rispuntato da poco dall’anticamera dell’inferno. Maglietta grigia, speranza dipinta negli occhi, Giovanni Ziliani è stato dimesso mercoledì, per tornare a casa. Quarantadue anni, atleta e istruttore di arti marziali ai bambini, il 10 marzo ha iniziato a stare male nella sua città, Cremona. Cinque giorni dopo è finito in terapia intensiva. Dalla Lombardia l’hanno trasferito a Trieste, dove un tubo in gola gli pompava aria nei polmoni devastati dall’infezione. Dopo 17 giorni di calvario è tornato a vivere, non più contagioso. Cosa ricorda di questa discesa all’inferno? “Non volevo dormire perchè avevo paura di smettere di respirare. Ricordo il tubo in gola, come dovevo convivere con il dolore, gli sforzi di vomito ogni volta che cercavo di deglutire. E gli occhi arrossati che bruciavano. Quando mi sono svegliato, ancora intubato, ero spaventato, disorientato. La sensazione è di impotenza sul proprio corpo. Ti rendi conto che dipendi da fili, tubi, macchine. E che la cosa più naturale del mondo, respirare, non lo è più”. Dove ha trovato la forza? “Mi sono aggrappato alla famiglia, ai valori veri. Al ricordo di mia moglie, in cinta da otto mesi e di nostra figlia di 7 anni. Ti aggrappi a quello che conta nella vita. E poi c’erano gli angeli in tuta bianca che mi hanno fatto rinascere”. Gli operatori sanitari dell’ospedale? “Sì, medici ed infermieri che ti aiutano e confortano in ogni modo. Volevo comunicare, ma non ci riuscivo perchè avevo un tubo in gola. Hanno provato a farmi scrivere, ma ero talmente debole che non ero in grado. Allora mi hanno portato un foglio plastificato con l’alfabeto e digitavo le lettere per comporre le parole”. Il momento che non dimenticherà mai? “Quando mi hanno estubato. E’ stata una festa. E quando ero in grado di parlare la prima cosa che hanno fatto è una chiamata in viva voce con mia moglie. Dopo tanti giorni fra la vita e la morte è stato un momento bellissimo”. Come ha recuperato le forze? “Sono stato svezzato come si fa con i vitellini. Dopo tanto tempo con il sondino per l’alimentazione mi hanno somministrato in bocca del tè caldo con una piccola siringa. Non ero solo un paziente che dovevano curare. Mi sono sentito accudito”. Come è stato infettato? “Abbiamo preso il virus da papà, che purtroppo non ce l’ha fatta. Mio fratello è intubato a Varese non ancora fuori pericolo”. E la sua famiglia? “Moglie e figlia di 7 anni per fortuna sono negative. La mia signora è in attesa di Gabriele che nascerà fra un mese. Ed io sono rinato a Trieste”. Ha pensato di non farcela? “Ero stanco di stare male con la febbre sempre a 39,6. Speravo di addormentarmi in terapia intensiva e di risvegliarmi guarito. Non è andata proprio in questo modo, ma è finita così: una vittoria per tutti”.

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
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Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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