
|
Articolo
25 ottobre 2018 - Attualità - Italia - Il Giornale |
|
E in Friuli vola il drone anti clandestini |
Fausto Biloslavo Più droni e meno muri o reticolati per fermare i clandestini. Durante l\'estate il Carso triestino era disseminato di vestiti e documenti abbandonati dai migranti, che lungo la vecchia rotta balcanica si infilavano in Italia. Sui confini regionali sono stati intercettati quest\'anno in 2.940 e in 356 rimandati in Slovenia o Austria, ma chissà quanti hanno evitato i controlli. Un occhio dal cielo come Aquila 100 che avvista chiunque nel raggio di 14 chilometri può far comodo. Il super drone di fabbricazione israeliana ha dimostrato ieri tutta la sua potenzialità sul Carso triestino. Il bestione grigio, che in realtà pesa solo 25 chili, si è alzato in volo ancorato con un cavo a un fuoristrada ad hoc, che fornisce energia e può spostarsi aumentando il raggio d\'azione. L\'occhio elettronico sotto la pancia del drone riversa in tempo reale filmati e fotografie al sistema di controllo a terra. Grazie alle termocamere, che registrano la temperatura del corpo, può individuare di giorno e di notte, nel buio più totale, una colonna di migranti nel fitto della boscaglia. La dimostrazione è stata organizzata per il presidente del Friuli-Venezia Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga che governa con il centrodestra. «È un sistema innovativo per il controllo del territorio sia dal punto di vista della sicurezza, ma anche come prevenzione e segnalazione di incendi o frane, per interventi immediati. Coinvolgerò il ministero dell\'Interno per capire come si possono utilizzare e coordinare queste tecnologie». Sul monitor il super drone rimanda le immagini del confine aperto con la Slovenia e fa impressione la zoomata che può inquadrare la targa di un\'automobile. Un paio di mucche al pascolo sembrano dietro l\'angolo grazie alle riprese in 4k dei droni più piccoli collegati ad Aquila 100. «Un sistema che sarebbe servito questi giorni a Claviere per monitorare i francesi e i respingimenti con un occhio elettronico che può filmare a grande distanza senza farsi vedere e sentire» spiega Davide Lanza direttore generale della Eagle sky light di Casalecchio di Reno (Bologna). L\'intero sistema vale un milione di euro, ma ha potenzialità da film di 007. A breve verrà utilizzata una telecamera con un sistema di intelligenza artificiale, che per la prima volta da un drone civile sarà in grado di effettuare il riconoscimento facciale e delle targhe delle automobili. A Trieste sono interessati alla sicurezza e al controllo dei confini. «Orban ha usato barriere e filo spinato, ma se riusciamo a intercettare chi non ha diritto ad entrare nel nostro Paese con la tecnologia ben vengano i droni» osserva l\'assessore regionale all\'Immigrazione Pierpaolo Roberti. Al suo fianco, Paolo Polidori, vicesindaco del capoluogo: «I flussi stanno diminuendo per l\'arrivo dell\'inverno, ma rimane una sacca in Bosnia pronta a esplodere». Barbara Manfredi, è l\'unica pilota donna d\'Italia che ha fatto il corso in Israele: «Aquila 100 non è un drone per le foto dei matrimoni dall\'alto. Durante la dimostrazione abbiano sganciato un kit di pronto soccorso, ma possiamo farlo pure con un giubbotto salvagente che si gonfia quando tocca il mare e salva la vita a un naufrago». Una serie di versi registrati dei volatili predatori mettono in fuga gli stormi di uccelli che rappresentano un pericolo per il traffico aereo. «Mi è venuto in mente di dare un contributo alla sicurezza in Italia dopo la strage del Bataclan» racconta Ugo Vittori, fondatore della società. In funzione antiterrorismo o controllo di possibili incidenti Aquila 100 sorveglia grandi eventi. E può intervenire subito per raggiungere zone isolate da catastrofi. Il porto di Trieste è interessato al sistema e il super drone ha fatto parte della cornice di sicurezza per la visita del Papa a Bologna. |
[continua] |
|
video
|
|
30 aprile 2020 | Tg5 | reportage
L'anticamera dell'inferno
Fausto Biloslavo
TRIESTE - “Per noi in prima linea c’è il timore che il ritorno alla vita normale auspicata da tutti possa portare a un aumento di contagi e dei ricoveri di persone in condizioni critiche” ammette Gianfranco, veterano degli infermieri bardato come un marziano per proteggersi dal virus. Dopo anni in pronto soccorso e terapia intensiva lavorava come ricercatore universitario, ma si è offerto volontario per combattere la pandemia. Lunedì si riapre, ma non dimentichiamo che registriamo ancora oltre 250 morti al giorno e quasi duemila nuovi positivi. I guariti aumentano e il contagio diminuisce, però 17.569 pazienti erano ricoverati con sintomi fino al primo maggio e 1578 in rianimazione. Per entrare nel reparto di pneumologia semi intensiva respiratoria dell’ospedale di Cattinara a Trieste bisogna seguire una minuziosa procedura di vestizione. Mascherina di massima protezione, tuta bianca, copri scarpe, doppi guanti e visiera per evitare il contagio. Andrea Valenti, responsabile infermieristico, è la guida nel reparto dove si continua a combattere, giorno e notte, per strappare i contagiati alla morte. Un grande open space con i pazienti più gravi collegati a scafandri o maschere che li aiutano a respirare e un nugolo di tute bianche che si spostano da un letto all’altro per monitorare o somministrare le terapie e dare conforto. Un contagiato con i capelli grigi tagliati a spazzola sembra quasi addormentato sotto il casco da marziano che pompa ossigeno. Davanti alla finestra sigillata un altro paziente che non riesce a parlare gesticola per indicare agli infermieri dove sente una fitta di dolore. Un signore cosciente, ma sfinito, con i tubi dell’ossigeno nel naso è collegato, come gli altri, a un monitor che segnala di continuo i parametri vitali. “Mi ha colpito un paziente che descriveva la sensazione terribile, più brutta del dolore, di non riuscire a respirare. Diceva che “è come se mi venisse incontro la morte”” racconta Marco Confalonieri direttore della struttura complessa di pneumologia e terapia intensiva respiratoria al dodicesimo piano della torre medica di Cattinara. La ventilazione non invasiva lascia cosciente il paziente che a Confalonieri ha raccontato come “bisogna diventare amico con la macchina, mettersi d’accordo con il ventilatore per uscire dal tunnel” e tornare alla vita.
Una “resuscitata” è Vasilica, 67 anni, operatrice di origine romena di una casa di risposo di Trieste dove ha contratto il virus. “Ho passato un inferno collegata a questi tubi, sotto il casco, ma la voglia di vivere e di rivedere i miei nipoti, compreso l’ultimo che sta per nascere, ti fa sopportare tutto” spiega la donna occhialuta con una coperta sulle spalle, mascherina e tubo per l’ossigeno. La sopravvissuta ancora ansima quando parla del personale: “Sono angeli. Senza questi infermieri, medici, operatori sanitari sarei morta. Lottano ogni momento al nostro fianco”.
Il rumore di fondo del reparto è il ronzio continuo delle macchine per l’ossigeno. L’ambiente è a pressione negativa per aspirare il virus e diminuire il pericolo, ma la ventilazione ai pazienti aumenta la dispersione di particelle infette. In 6 fra infermieri ed un medico sono stati contagiati. “Mi ha colpito la telefonata di Alessandra che piangendo ripeteva “non è colpa mia, non è colpa mia” - racconta Confalonieri con il volto coperto da occhialoni e maschera di protezione - Non aveva nessuna colpa, neppure sapeva come si è contagiata, ma si struggeva per dover lasciare soli i colleghi a fronteggiare il virus”.
Nicol Vusio, operatrice sanitaria triestina di 29 anni, ha spiegato a suo figlio che “la mamma è in “guerra” per combattere un nemico invisibile e bisogna vincere”. Da dietro la visiera ammette: “Me l’aspettavo fin dalla prime notizie dalla Cina. Secondo me avremmo dovuto reagire molto prima”. Nicol racconta come bagna le labbra dei pazienti “che con gli occhi ti ringraziano”. I contagiati più gravi non riescono a parlare, ma gli operatori trovano il modo di comunicare. “Uno sguardo, la rotazione del capo, il movimento di una mano ti fa capire se il paziente vuole essere sollevato oppure girato su un fianco o se respira male” spiega Gianfranco, infermiere da 30 anni.
Il direttore sottolinea che “il covid “cuoce” tutti gli organi, non solo il polmone e li fa collassare”, ma il reparto applica un protocollo basato sul cortisone che ha salvato una novantina di contagiati. Annamaria è una delle sopravvissute, ancora debole. Finalmente mangia da sola un piattino di pasta in bianco e con un mezzo sorriso annuncia la vittoria: “Il 7 maggio compio 79 anni”.
|
|
|
|
10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.
|
|
|
|
12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste
A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale
Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai
Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa
|
|
|
|
radio

|
06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
|

|
15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
|
|
|
|
|