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18 febbraio 2019 - Attualità - Siria - Il Giornale
Trump: riprendete i jihadisti o ve li liberiamo in Europa
I l presidente americano, Donald Trump, sollecita gli alleati europei a riprendersi i propri volontari della guerra santa catturati in Siria dai curdi per processarli e sbatterli in galera. «Altrimenti dovremo liberarli» sostiene la Casa Bianca. «Ci stiamo ritirando dopo una vittoria del 100% sul Califfato che sta per cadere - spiega con un tweet il presidente - Gli Stati Uniti non vogliono rimanere a guardare come questi combattenti dell\'Isis entreranno in Europa. É lì che vorrebbero andare». Il presidente Trump lancia l\'affondo con un altro tweet invitando «Gran Bretagna, Francia, Germania e gli altri alleati europei a riprendersi oltre 800 combattenti dell\'Isis catturati in Siria. E che li processino».
I curdi delle Forze democratiche siriane, che controllano la Siria nord orientale hanno catturato più di 1000 volontari della guerra santa. Ottocento, secondo Trump, sarebbero europei. In gran parte francesi, inglesi, tedeschi, ma anche un italiano, Samir Bougana, nato in provincia di Brescia nel 1994 e figlio di immigrati marocchini. Il Giornale e Porta a porta l\'hanno intervistato in esclusiva in una delle prigioni dell\'antiterrorismo curdo a Tell Abyad.
«L\'Italia non muoverà un dito per riportare qui il 24enne Bougana, nato a Gavardo e cresciuto in Lombardia, che adesso dalle carceri dove è rinchiuso piagnucola per il trattamento e auspica di scontare la sua pena nelle nostre carceri e di poter poi rifarsi una vita in Italia» dichiara in un nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega e vice presidente della Commissione Esteri della Camera. «Bougana - spiega - in Italia era stato accolto, ma ha scelto combattere contro di noi e contro il nostro modo di vivere. Del resto lui stesso ammette di essere un terrorista e noi dovremmo riprendercelo?» si chiede il rappresentante politico.
I curdi trattengono in tutto 2627 uomini, donne e bambini di 44 nazionalità diverse. Questi sono i dati più recenti della fine dello scorso anno, ma i numeri stanno drammaticamente aumentando con la stretta finale sull\'ultima sacca del Califfato nel sud est della Siria. In sole due settimane di battaglia si sono arrese percorrendo il corridoio umanitario aperto dai curdi 1800 persone, in stragrande maggioranza mogli o vedove dell\'Isis con i loro bambini. Nei due campi sorvegliati di Heyn Issa e Roy vivono centinaia di famiglie separate dai combattenti comprese due jihadista italiane. Sonia Khediri partita ancora minorenne dalla provincia di Treviso e Meriem Rehaily, di Padova, condannata a 4 anni di carcere per aver aderito all\'Isis dal tribunale di Venezia. Ambedue le jihadista si dichiarano, a parole, pentite e vorrebbero tornare in Italia anche se dietro le sbarre.
I combattenti dell\'Isis partiti dal nostro paese sono solo 130. Almeno una quarantina risultano morti in battaglia e degli altri si sono perse in gran parte le tracce. Abdullah, un siriano che ha perso entrambe le gambe su una mina, incontrato la scorsa settimana dopo la fuga dall\'ultima sacca dell\'Isis a Baghuz ha sostenuto di «avere visto con i mujaheddin europei anche degli italiani». Non ha fornito prove definitive, ma gli ultimi 500 irriducibili seguaci del Califfo sono in gran parte stranieri.
In gennaio i curdi hanno catturato Dirk Richard Pleil, un tedesco, partito per la Siria nel 2015. In dicembre è stato preso Alexander Bekmirzaev, originario della Bielorussia, ma cittadino irlandese. I curdi hanno catturato anche degli americani, compreso un minorenne. Solo la Russia, l\'Indonesia e il Sudan hanno cominciato a rimpatriare seriamente donne e bambini dell\'Isis. I curdi hanno catturato nel nord est della Siria pure El Shafee Elsheikh and Alexanda Kotey, i due superstiti della famigerata banda dei Beatles guidata da Jihadi John, il tagliagole che sgozzava gli ostaggi occidentali davanti alla telecamera. 
[continua]

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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Maaalula: i tank governativi che martellano i ribelli
Il nostro inviato in Siria, Fausto Biloslavo, torna nel mezzo dei combattimenti fra le cannonate dei carri armati

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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