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06 aprile 2019 - Attualità - Libia - Il Giornale
Il maresciallo vuol farsi Rais si rischia il boom di sbarchi
Fausto Biloslavo
Il 2 aprile una delegazione dei nostri servizi segreti guidata dal numero due dell\'Aise, l\'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, è volata a Tripoli. Il generale Giovanni Caravelli non poteva essere all\'oscuro del colpaccio che stava preparando il super maresciallo Khalifa Haftar. I due si conoscono bene: Caravelli aveva convinto l\'uomo forte della Cirenaica a partecipare alla conferenza sulla Libia di Palermo, che senza di lui rischiava il fallimento completo, andandolo a prenderlo con un volo di Stato.
L\'Italia, però, continua a ribadire l\'appoggio al governo di Fayez al Sarraj che rischia di dimostrarsi il cavallo perdente. Durante la visita dei primi di aprile i servizi italiani hanno incontrato il ministro dell\'Interno, Fathi Ali Bashagha, che annuncia di avere scatenato le truppe fedeli al governo contro Haftar, ma in realtà controlla ben poco.
La nostra intelligence sapeva che circa un mese fa, Saddam Haftar, uno dei figli dell\'uomo forte della Cirenaica, era riservatamente giunto nella capitale per stringere accordi in vista della marcia del padre sulla capitale.
«Se vai in qualsiasi bar di Tripoli, quasi tutti attendono Haftar come il salvatore. Non perché amino il generale, ma per il fatto che non ne possono più delle milizie che hanno in mano il potere. Il governo Serraj prima o dopo cadrà e l\'Italia rischia di trovarsi dalla parte sbagliata» spiega una fonte qualificata de il Giornale nella capitale.
Il super maresciallo Haftar, che vuole farsi Rais, non ha l\'età e forse la stoffa per diventare il nuovo Gheddafi. Però il suo Esercito nazionale libico, dopo aver conquistato la Cirenaica e gran parte del Sud è stato lanciato verso Tripoli per una dimostrazione di forza senza precedenti. «Haftar non vuole provocare una nuova Bengasi con anni di combattimenti ed una grande città completamente distrutta - spiega chi monitora la situazione sul terreno - La sua tattica è quella di attirare le forze avversarie alle porte della capitale e nell\'entroterra. E soprattutto di stringere alleanze dentro Tripoli».
La potente Rada, le Forze speciali di deterrenza, che teoricamente fanno parte del ministro dell\'Interno, hanno già annunciato che per ora non intendono sparare un colpo contro le colonne di Haftar. Il capo dei salafiti di Rada è Abdel Rauf Kara, che vede come fumo negli occhi i terroristi dell\'Isis e anche i Fratelli musulmani ostili a Serraj e Haftar. Peccato che proprio il responsabile dell\'Interno, Bashagha, appoggiato dall\'Italia, sia vicino alla Fratellanza, che ieri ha fatto sentire la sua voce attraverso il mufti di Tripoli. Sadiq Al-Ghariani ha chiesto al popolo libico «di resistere e combattere contro le forze di Haftar».
Ieri si è aggiunta alla lista di alleati del generale-maresciallo un\'altra forza significativa, la Settima brigata di Tarhuna, a Sud della capitale, che nei mesi scorsi aveva già scatenato scontri alle porte di Tripoli. Anche la milizia di Zintan, sulle montagne dell\'Ovest, è alleata di Haftar. L\'incognita è rappresentata dalle frammentate milizie «governative» della capitale e sopratutto da Misurata, la Sparta libica. Nelle ultime ore si susseguono notizie di colonne di milizie della città costiera in marcia verso Tripoli, ma sembrano fermi per strada. Questa volta anche a Misurata sono divisi se intervenire o meno.
La sfida armata potrebbe durare uno o due mesi o svilupparsi in pochi giorni grazie agli alleati di Haftar nella capitale. «Se lo scontro si trasforma in guerra salta l\'argine alle partenze dei gommoni verso l\'Italia - è l\'allarme lanciato da Tripoli - La Guardia costiera si volatilizza con equipaggi e ufficiali che non vengono più al lavoro. E si rischia un\'ondata estiva di 100mila migranti spediti dai trafficanti verso l\'Italia o anche di più».
[continua]

video
25 aprile 2012 | Uno Mattina | reportage
Italia-Libia, un anno dopo non solo petrolio
Un anno dopo l’inizio dei bombardamenti della Nato in Libia l’Italia torna a Tripoli con due navi militari. La missione della nostra Marina rinsalda i rapporti fra i due paesi dopo la rivolta che ha fatto crollare il regime del colonnello Gheddafi. Rida Eljasi durante la rivolta era un intreprete dei giornalisti italiani con l’avallo del regime. Fra le macerie di Bab al Azizya, l’ex roccaforte di Gheddafi a Tripoli, racconta, come in realtà, facesse la spia per i ribelli. E queste sono le immagini dei bombardamenti del bunker di Gheddafi che Rida ci forniva. Nella nuova Libia non c’è solo il petrolio. A quaranta minuti di macchina da Tripoli le bombe della Nato hanno evitato lo stabilimento di elicotteri italo-libico messo in piedi dall’Agusta Westland. E adesso i libici vogliono tornare velocemente a lavorare sugli elicotteri come spiega il giovane ingegnere Abdul Rahman. Abbiamo conosciuto Samira Sahli, che lavora per la banca Unicredit, in questa manifestazione di protesta in piazza Algeria a Tripoli repressa da Gheddafi a raffiche di mitra. Un anno dopo la ritroviamo nella stessa piazza. I controllori di volo italiani dell’Enav sono sbarcati a Bengasi e Tripoli per aiutare i loro colleghi libici a riaprire lo spazio aereo. Con la guerra l’Italia ha perso oltre 30 milioni di euro di diritti per mancati sorvoli perchè gli aerei passeggeri dovevano aggirare la Libia. Nonostante le elezioni previste il 23 giugno, Tripoli e gran parte della Libia sono in mano alle milizie. Ai posti di blocco spariscono, ancora oggi, gli ex sostenitori di Gheddafi, anche se non sono ricercati. Pseudo bande di “rivoluzionari” usano la scusa dell’arresto per poi liberarli in cambio di un riscatto.

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25 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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29 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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02 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli

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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora

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