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23 maggio 2019 - Attualità - Siria - Il Giornale
Liberato l’italiano rapito in Siria Va ai domiciliari
Fausto Biloslavo
Strani jihadisti, veri tagliagole legati ad Al Qaida e un presunto ostaggio italiano, che quando arriverà in Italia, nelle prossime ore, finirà agli arresti domiciliari per rapina. Un complicato puzzle, che ieri ha portato alla «liberazione» di Alessandro Sandrini, un bresciano di 33 anni rapito in Turchia o Siria quasi tre anni fa. L\\\'ostaggio italiano è stato liberato dai resti dei miliziani di Al Qaida e consegnato ai nostri servizi al confine turco. Secondo il «governo» ribelle nell\\\'ultima sacca di Idlib, Sandrini era nella mani di un «gruppo di criminali» specializzati in sequestri. Difficile credere che i «banditi» fossero fuori controllo. Lo scorso anno si erano spacciati per tagliagole dell\\\'Isis in un video con l\\\'ostaggio sotto tiro e vestito in tuta arancione come i prigionieri di Guantanamo. Una specie di messinscena, che non convinceva il nostro antiterrorismo.
Il viceministro dell\\\'Interno del sedicente governo di salvezza nazionale nella sacca di Idlib, Ali Kaddah, si è fatto immortalare ieri con Sandrini, che sembrava in forma. Peccato che dietro a Kaddha ci siano i salafiti di Hayat Tahrir al-Sham, i resti di Al Qaida in Siria, che sono il gruppo armato più forte nella sacca di Idlib al confine con la Turchia. Il «vice ministro» ha spiegato che «per l\\\'incolumità del sequestrato abbiamo negoziato per via indiretta» con i rapitori e «siamo riusciti a liberarlo». Un modo forbito per dire che è stato pagato un riscatto.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha confermato che «il connazionale è stato liberato al termine di un\\\'attività condotta, in territorio estero, dall\\\'intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall\\\'unità di crisi del ministero degli Esteri». Difficile che l\\\'operazione di consegna sia avvenuta in Siria, zona di guerra. Sandrini è atterrato all\\\'aeroporto di Ciampino ieri sera. «Sono stato catturato in Turchia - è stato il suo racconto -. Ero per strada. In un momento ho perso la strada dell\\\'hotel: non sapevo più da che parte fosse. Ho girato per le strade di Adana. A un momento, mi sono sentito mettere qualcosa sul volto. Sono stato drogato, mi sono addormentato e mi sono risvegliato in una stanza con due persone incappucciate e armate». Nel nostro Paese Sandrini è ricercato e andrà ai domiciliari. Nell\\\'ultimo anno il suo nome è comparso due volte in tribunale a Brescia per rapina e ricettazione.
Poi Sandrini è partito per la Turchia ufficialmente in «vacanza». Più che rapito, si sarebbe recato follemente in Siria, forse per inscenare il sequestro e dividere il riscatto. Poi la faccenda si è complicata e il bresciano sarebbe finito davvero in ostaggio. Solo un anno dopo, nel dicembre 2017, si è scoperto che era stato rapito. Sandrini ha chiamato per quattro volte la madre e poi è saltato fuori il video nel luglio 2018 che sembrava un ultimatum: «Chiedo all\\\'Italia di aiutarmi - sosteneva l\\\'ostaggio - Mi hanno detto che mi uccideranno». Ieri l\\\'epilogo grazie a una formazione siriana erede di Al Qaida. Gli inquirenti, a partire dal pm di Roma, Sergio Colaiocco, vogliono vederci chiaro.

video
09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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[altri video]
radio

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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