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12 settembre 2019 - Prima - Ong - Il Giornale
Invasione in vista dalla Libia I talebani delle Ong esultano
«Se la Ocean Viking continua a raccogliere migranti e verrà fatta entrare nei porti italiani temo partenze oceaniche dalla Libia» lancia l\\\'allarme una fonte de il Giornale in prima linea sul fronte dell\\\'immigrazione illegale. Il governo è pronto a riaprire le porte, ma nessuno sembra porsi il problema delle conseguenze e di cosa sia veramente accaduto con la nave di Medici senza frontiere e Sos Mediterranee. 
L\\\'8 ottobre, per la prima volta dai tempi d\\\'oro del 2016-2017, l\\\'unità si è avvicinata a 15 miglia dalla costa libica per recuperare i primi 50 migranti. Non in acque internazionali, ma nel tratto di mare contiguo in piena zona di ricerca e soccorso libica, a sole due miglia dalle acque territoriali.
Poi è rimasta in mezzo al mare chiedendo un porto sicuro anche a Tripoli pur non avendo alcuna intenzione di riportare i migranti in Libia. Ovviamente non gli è neppure sfiorata l\\\'idea di dirigersi verso la vicina Tunisia, dove non c\\\'è alcuna guerra.
«Se il nuovo governo riapre i porti alle Ong, la Guardia costiera libica sarà demotivata a fermare i gommoni» spiega un\\\'altra fonte sul fronte libico. Fino al 23 agosto le unità di Tripoli appoggiate dall\\\'Italia hanno riportato indietro 5392 migranti.
Martedì Ocean Viking ha trasbordato altri 34 migranti ad una sessantina di miglia dalla Libia dalla barca a vela Josefa della Ong tedesca Resqship. L\\\'imbarcazione, che non è certificata e autorizzata al salvataggio, era in difficoltà, stracarica di persone con il mare mosso. Josefa viene utilizzata come vedetta, osservatore e ricognitore per le barche più grosse.
Oltre alla Libia, la nave di Msf, che batte bandiera norvegese, ha chiesto un porto sicuro a Italia e Malta. Ieri è stata evacuata una donna al nono mese di gravidanza verso Malta. E la Ong francese ha cominciato a battere via twitter il solito copione di violenze e tragedie a bordo: «Molte delle persone soccorse riportano segni di violenza fisica e sessuale».
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ribadisce: «Ma certo che deve sbarcare». Il cardinale Gualtiero Bassetti, che guida i vescovi italiani lo segue a ruota. Il segratario Pd, Nicola Zingaretti, sottolinea che «non si possono lasciare all\\\'infinito in mezzo al mare». 
Matteo Salvini controbatte che «se il nuovo governo riaprirà i porti e non li bloccherà come abbiamo fatto noi la settimana scorsa, sarà un pessimo segnale, perché a quel punto ripartiranno tutti quanti e si tornerà al passato».
Nel mondo alla rovescia dei talebani dell\\\'accoglienza, la capitana Carola Rackete ha dichiarato a Barcellona che tornerà in mare: «Sono sempre in una lista di emergenza e se c\\\'è ancora bisogno andrò sicuramente». 
Peccato che sia indagata per favoreggiamento dell\\\'immigrazione clandestina quando era ai comandi della Sea watch 3 pure sotto sequestro. Proprio per le sue gesta ha ricevuto ieri la medaglia d\\\'oro del Parlamento catalano.
In settembre e ottobre l\\\'offensiva propagandistica delle Ong ha organizzato la «Giusta rotta», una serie di eventi, concerti, incontri pubblici a Milano, Napoli, Genova, Roma, Livorno e Barcellona. Le parole d\\\'ordine sono: «Salvare vite non può essere reato, corridoi umanitari europei e accoglienza degna per i migranti».
I promotori oltre a Sea Watch e Open Arms sono gli evangelici con la loro costola umanitaria Mediterranean Hope. L\\\'obiettivo è riaprire definitivamente i porti e ottenere dal governo «50mila visti umanitari dalla Libia». 
La Federazione italiana delle chiese evangeliche finanzia direttamente Open arms e altri progetti pro migranti e rifugiati per un totale di 2.162.292 . I soldi arrivano in gran parte dall\\\'8 per mille garantito dallo Stato (1.708.319 ), ma non mancano i ricavi dalla Rai per i programmi sul protestantesimo (470.642 ).
[continua]