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25 settembre 2019 - Esteri - Iraq - Panorama
Perche non ci può essere un solo colpevole per la strage di Nassirya
“Non riesco ad addossare la colpa della morte di mio figlio Massimo ad una sola persona, al generale Stano. Non è giusto. Sopra di lui c’erano dei superiori. La responsabilità non può essere solo sua” sottolinea con Panorama, Berta Crainz, senza esitazioni. Assieme al marito, il generale Alberto Ficuciello scomparso nel 2016, ha subito la terribile perdita di un figlio caduto nella strage di Nassiryah. Il 12 novembre 2003 un camion bomba del terrore jihadista ha sventrato base Maestrale uccidendo 19 italiani (12 carabinieri, 5 dell’Esercito, 2 civili) e 8 iracheni. Il più grave attentato delle nostre missioni all’estero dopo la seconda guerra mondiale è tornato alla ribalta con la condanna definitiva in Cassazione del generale Bruno Stano, che comandava il contingente a Nassiryah. La sentenza del 10 settembre stabilisce che l’alto ufficiale, accusato di avere sottovalutato il pericolo nonostante i ripetuti allarmi dell’intelligence, dovrà risarcire parenti delle vittime e feriti, che si sono costituiti parte civile. Si parla di una cifra impossibile fra i 70 e 80 milioni di euro. Stano, come il suo predecessore, generale Vincenzo Lops e l’allora colonello dell’Arma, che comandava base Maestrale, Georg Di Pauli, sono stati tutti assolti nei processi penali. Dopo 16 anni l’ex comandante della brigata Sassari è l’unico a dovere risarcire i familiari delle vittime. “Non mi sento assolutamente colpevole. Sono altri che dovrebbero sentirsi in colpa lungo la catena di comando. Ma in Italia qualcuno deve fare da capro espiatorio” spiega con amarezza  il generale a Panorama. Il camion bomba trasportava 4 tonnellate di esplosivo rispetto ai 500 chili che hanno fatto saltare in aria il giudice Giovanni Falcone. “Per proteggere la base da un attacco del genere bisognava alzare una protezione alta 12 metri e profonda 10 - osserva Stano - E nel raggio di 400 metri attorno alla barriera dovevamo far sloggiare la gente dalle case e bloccare la circolazione”. Non c’era la volontà, né i mezzi, né il personale, né i soldi che venivano centellinati dal comando di Bassora. Però tutti sapevano, a cominciare dai terroristi, che base Maestrale era un obiettivo ad un passo dal ponte Alfa, il primo sul fiume Eufrate che taglia in due Nassiryah.  Margherita Caruso, vedova del brigadiere dei Carabinieri Giuseppe Coletta, vittima della strage, ha postato il 15 settembre sulla pagina Facebook “Io sto con il generale Stano, con oltre 3mila iscritti, un pesante j’accuse. “Se vi è qualcuno (…) colpevole di avere sottovalutato il pericolo grande che vi era a stare così esposti in un contesto ancora di guerra, bisogna cercare a monte della vicenda e non, dopo 16 anni, dando colpe ad un\\\'unica persona” scrive la vedova, che come altri non si è costituita parte civile contro Stano. E dopo la sentenza in Cassazione fa nomi e cognomi: “Ma come è possibile che per una missione organizzata da altri, voluta dal nostro Governo, gestita dal Ministero della Difesa, con a capo Martino, dal Capo di S.M.D (Stato maggiore nda) dell\\\'epoca, Mosca Moschini, dal presidente del Consiglio, sempre di allora Silvio Berlusconi, come è possibile, e lo ribadisco, che venga condannato un solo uomo e civilmente (…)?”.  Il generale Rolando Mosca Moschini,  soprannominato nell’ambiente militare “Highlander” nel senso immortale o intoccabile, ancora oggi, a 80 anni, è consigliere militare al Quirinale. Nel 2003 era il capo di Stato maggiore della Difesa, il più alto in grado nei vertici militari al di sotto solo del ministro Antonio Martino. Ed era perfettamente al corrente della situazione a Nassiryah.  “Il regista Stefano Rolla (morto nella strage nda) e un suo assistente erano arrivati il giorno prima per girare un film a Nassiryah - ricorda Stano con Panorama - Lo stesso comando di Roma che mi informa del rischio di attentati autorizza una troupe di civili?”. Il generale ribadisce che pochi giorni dopo avere assunto il comando, l’8 ottobre, chiese “rinforzi compresi carri armati ed elicotteri d’attacco. Non sono mai arrivati neppure dopo l’attentato. L’immagine della missione  era umanitaria, di pace. Per questo non si potevano mostrare i mezzi pesanti”.  I carabinieri si erano insediati a base Maestrale secondo il concetto della stazione dell’Arma in Italia, in mezzo alla popolazione. Un’arma a doppio taglio nell’Iraq del dopo Saddam. “Ne avevano due a Nassiryah, una di fronte all’altra, sulle sponde opposte del fiume. La dottrina dell’Esercito è controllare le città dall’esterno. Ed io avevo dei vincoli: non potevo ordinare ai carabinieri di lasciare la base” attaccata il 12 novembre. Uno dei feriti dell’esplosione, l’allora appuntato scelto dell’Arma, Pietro Sini, è convinto che “il generale Stano sia un capro espiatorio”. Il carabiniere si ricorda bene che già il giorno prima della strage il traffico era sensibilmente diminuito. La mattina del 12 novembre, quando è scattato l’attacco kamikaze, non c’era anima viva in giro. “Cosa hanno fatto i nostri ufficiali? - si chiede Sini, che ha restituito la medaglia al valore per protesta - Come operativi avevamo chiesto di chiudere la strada con dei mezzi blindati, ma non è mai stato autorizzato”. I coniugi Ficuciello, che hanno perso un figlio a Nassiryah non si sono mai costituiti parte civile nei processi. “La scelta rispecchia la fiducia nell’istituzione militare e i nostri convincimenti etici - spiega la signora - Abbiamo cercato di essere degni di nostro figlio, volontario in quella missione. Nessuno riporterà in vita Massimo, però mi chiedo perché non sia stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta”. Forse avrebbe alzato il velo sulle responsabilità della catena di comando.  Alcuni ex generali si sono schierati dalla parte di Stano lanciando l’allarme sull’effetto della sentenza. Mauro Del Vecchio, che ha comandato le missioni in Kosovo e Afghanistan, è “turbato e preoccupato. Mi chiedo cosa accadrà, con questo precedente giuridico, a tutti i comandanti nei teatri operativi, che devono assolvere a un mandato e confrontarsi con una realtà difficile, con aspetti imprevisti, al limite del conflitto”. L’ex capo di Stato maggiore dell’Areonautica, Leonardo Tricarico, è ancora più netto: “Chi mai vorrà comandare anche un piccolo drappello in una missione all’estero o in Italia se verrà ritenuto personalmente responsabile della morte di un suo sottoposto?”. L’Assoarma, che comprende 39 realtà associative con 800mila soci,  invita il governo a prevedere “forme assicurative che tutelino i comandanti e le loro famiglie da eventi simili a quello che ha coinvolto il generale Stano”.  Il diretto interessato confessa l’amarezza nei confronti della Difesa: “Dopo 16 anni mi hanno lasciato solo. Sono stato abbandonato”.    Fausto Biloslavo

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18 novembre 2015 | Virus Raid due | reportage
Speciale terrorismo
LE IMMAGINI DELLA BATTAGLIA DI SINJAR NEL NORD DELL'IRAQ VICINO AL CONFINE SIRIANO, CHE HA SPACCATO IN DUE IL CALIFFATO. COLLEGAMENTO SULL'INTERVENTO DI TERRA: "SPAZZARE VIA IL CALIFFATO NON E' IMPOSSIBILE, MA NON ABBIAMO GLI ATTRIBUTI E LA VOLONTA' POLITICA DI UNIRE LE FORZE"

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22 novembre 2014 | | reportage
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Da Erbil collegamento per ricordare Maria Grazia uccisa dai talebani il 19 novembre 2011 a Surobi sulla strada per Kabul

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28 novembre 2014 | SKY TG 24 | reportage
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31 ottobre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
Iraq
Wikileaks dice quello che si sa già. Per tutti è un grande scoop
I rapporti Usa che smonterebbero la versione italiana di un episodio della battaglia dei ponti ad An Nassiryah e la morte accidentale di un paracadutista in Iraq sono la classica tempesta in un bicchier d’acqua. Le rivelazioni di Wikileaks sugli italiani della missione Antica Babilonia derivano dagli stessi rapporti scritti dal nostro contingente, che lungo la catena di comando arrivavano fino al quartier generale americano a Baghdad. E altro ancora.

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26 agosto 2010 | Radio Anch'io - Radio Uno | intervento
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Missione compiuta?
Il ritiro del grosso dei soldati americani lascia un paese ancora instabile, ma la missione è in parte compiuta.

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14 giugno 2014 | Radio24 | intervento
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L'avanzata del Califfato
Il califfato con Baghdad capitale, Corano e moschetto, mani amputate ai ladri, nemici crocefissi, tasse islamiche, donne chiuse in casa ed Occidente nel mirino con l’obiettivo di governare il mondo in nome di Allah. Questo è lo “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (Isis), che sta conquistando città dopo città rischiando di far esplodere il Medio Oriente.

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06 ottobre 2015 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
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Raid italiani in Iraq?
Raid italiani le ipotesi:Paolo Magri dir.Ispi,Fausto Biloslavo corrispondente Il Giornale.

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