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Intervista esclusiva
12 ottobre 2019 - Attualità - Siria - Il Giornale
“Io e Orso in lotta con i curdi usati e traditi dagli americani”
Fausto Biloslavo
Paolo Andolina, nome di battaglia Pachino Azadì («Libertà») ha combattuto al fianco dei curdi dal 2016 allo scorso anno. Un volontario italiano, che la procura di Torino vorrebbe sorvegliato speciale, ma lui giura: «Ho combattuto l\\\'Isis per la democrazia nel Nord Est della Siria. Non imbraccerei mai le armi in Italia».
Vi aspettavate l\\\'attacco?
«I turchi minacciavano da tempo l\\\'invasione. E fin dalla battaglia di Raqqa, la capitale dell\\\'Isis, non mi sono mai illuso sugli americani. Ci appoggiavano militarmente pronti a mollarci al momento buono, come è avvenuto».
Ha combattuto i turchi?
«Nell\\\'aprile 2017 i caccia di Ankara hanno bombardato il quartiere generale dell\\\'Ypg (Unità curde di protezione del popolo, nda). Ero nella base degli internazionali e alle 3 di notte mi ha svegliato un enorme boato. Ho visto la guerra: tre secondi di fischio e poi la bomba, che esplodeva con un bagliore gigantesco».
È possibile resistere davanti a uno degli eserciti più forti al mondo?
«Contro la supremazia aerea, che colpisce pure i civili, possiamo fare ben poco. Però non sarà facile per i turchi penetrare nel nostro territorio su un fronte di 600 km. Le Forze democratiche siriane hanno 60mila combattenti e anche la società civile si è mobilitata. La popolazione sta creando cinture di scudi umani attorno alle città e pattuglia i quartieri, dando la caccia alle cellule dormienti. Trasformeremo il Nord Est della Siria in un campo di battaglia senza tregua. E colpiremo le installazioni militari in territorio turco con operazioni mordi e fuggi, come sta già accadendo».
Ankara vi bolla come terroristi...
«I terroristi sono i miliziani dello Stato islamico nostri prigionieri e Al Nusra, costola di Al Qaida, che ha cambiato nome, ma molti suoi reparti si sono uniti all\\\'Esercito libero siriano, che combatte al fianco dei turchi, oppure operano autonomamente. Il leader dell\\\'ex Al Nusra ha dichiarato che appoggia l\\\'attacco turco».
Eri con Alessandro Orsetti, il volontario fiorentino ucciso dall\\\'Isis nell\\\'ultima sacca di Baghuz. Qual è la sua eredità?
«Se fosse vivo sarebbe in Siria a combattere contro l\\\'esercito turco. Questa non è una resistenza solo per i curdi, ma pure per gli assiri cristiani e gli arabi al nostro fianco».
Ci sono ancora volontari internazionali in prima linea?
«Sì, qualche decina soprattutto inglesi, francesi e americani. Due unità stanno combattendo nella città di Serekaniye. Vorrei unirmi a loro, ma è altrettanto importante mobilitarsi pacificamente a casa nostra per convincere l\\\'Europa a sostenerci».
Cosa chiedete dalla comunità internazionale?
«La popolazione del Rojava si sente usata e tradita dagli americani. La comunità internazionale, a cominciare dai Paesi europei come l\\\'Italia, protesta a parole, ma poi non fa nulla di concreto per fermare la Turchia alleata della Nato. Ed Erdogan sfida l\\\'Europa. Chiediamo all\\\'Italia e tutti i governi europei di non finanziare più o vendere armi alla Turchia che sta portando avanti una guerra genocida».
Ci sarà un esodo di massa?
«Nel Rojava vivono in 4 milioni. Bisogna mettere nel conto un enorme numero di sfollati. Per questo ci appelliamo alle organizzazioni umanitarie che accorrano in aiuto».
Che fine faranno i terroristi dell\\\'Isis prigionieri dei curdi?
«Il rischio è che molti jihadisti possano scappare in Europa come ha detto Trump. I turchi hanno già bombardato nei pressi di un carcere dove sono rinchiusi e c\\\'è stata una mezza rivolta nel campo di Al Hol delle mogli e figli dell\\\'Isis. Se arrivano i turchi i terroristi si dilegueranno. È una minaccia evidente, che abbiamo combattuto per anni. Il sangue versato anche per l\\\'Europa, l\\\'Occidente, l\\\'Italia è stato inutile?».
In questa guerra per la sopravvivenza siete pronti ad allearvi con l\\\'esercito di Damasco?
«A patto che Assad non voglia riprendersi i nostri territori chiediamo una collaborazione militare per respingere i turchi».
[continua]

video
09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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18 febbraio 2016 | Terra! | reportage
La guerra dei russi in Siria
Chi l’avrebbe mai pensato di ritrovarmi faccia a faccia con i russi in Siria. Negli anni ottanta, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, il faccia a faccia con l’Armata rossa mi costò sette mesi di galera a Kabul. Gli inviati Fausto Biloslavo, Sandra Magliani, Lorena Bari e Anna Migotto documentano la guerra in Siria, l’immigrazione, i profughi, i morti ed i bombardamenti L’immigrazione, la guerra in Siria, i morti, i profughi che premono alle frontiere della Turchia cercando un varco per l’Europa, i bombardamenti.

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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