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23 ottobre 2019 - Attualità - Siria - Il Giornale
In Siria la pace Erdogan-Putin Pattuglie comuni oltre confine
La pax russa ha convinto, per ora, il Sultano a sventolare il ramoscello d\'ulivo ed estendere la tregua di 150 ore, altri sei giorni. In vista di un definitivo cessate il fuoco la polizia militare russa parteciperà a pattuglie congiunte con i turchi a 10 chilometri dal confine, in territorio siriano, a partire dalla mezzanotte di oggi. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha definito «storico» l\'accordo con Vladimir Putin dopo 7 ore di faccia a faccia a Sochi, sul mar Nero.
Il summit sulla crisi siriana è stato convocato il giorno in cui scadeva (alle 21 di ieri sera) la tregua per il ritiro dei combattenti curdi oltre i 32 chilometri dalla frontiera turca. Erdogan ha sottolineato di avere raggiunto «un accordo storico per la lotta contro il terrorismo, l\'integrità territoriale e l\'unità politica della Siria e per il ritorno dei rifugiati». I turchi hanno anche accettato l\'arrivo delle forze governative siriane assieme alla polizia militare russa.
I combattenti curdi delle Unità di protezione popolare (Ypg) hanno rispettato i patti imposti ritirandosi dalla zona conquistata dalle milizie filo turche «tra Ras al-Ayn e Tal Abyad». Si tratta circa della metà dell\'area che i turchi vogliono bonificare per creare una zona di sicurezza dove fare tornare i profughi. La prima ondata dell\'offensiva Fonte di pace ha provocato 200mila sfollati, compresi 80mila bambini. I curdi temono che se l\'attacco continuasse si potrebbe arrivare a «un milione di profughi».
Non a caso ieri è stato calato anche l\'asso tedesco. Putin aveva sentito giorni fa al telefono la cancelliera Angela Merkel. La Germania vuole proporre alla riunione dei ministri della Difesa della Nato di domani l\'invio di «una forza di stabilizzazione in Siria» per fare da cuscinetto fra il confine turco e i combattenti curdi. Berlino ha già avanzato la richiesta in via informale agli alleati europei compresa l\'Italia. I piani di contingenza sono stati rispolverati e il contributo italiano potrebbe variare da un battle group di 1.500 uomini a una brigata di 4mila soldati. A patto che ci sia la volontà politica, dopo aver proposto un demagogico e poco effettivo embargo alle armi alla Turchia. Da Berlino sono trapelate cifre di «un contingente di 30-40mila uomini», ma i militari sono convinti che potrebbero bastare la metà.
Ieri la cancelliera Merkel si è riunita con la responsabile della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer e quello degli Esteri Heiko Maas. I socialdemocratici storcono il naso, ma domani la Germania presenterà il piano agli alleati della Nato, se la pax russa non ribalta la partita. Al vertice parteciperà anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che non sembra avere alcun mandato chiaro sull\'adesione o meno dell\'Italia. Merkel ha specificato che la missione «funzionerebbe esclusivamente su mandato dell\'Onu». Il modello dovrebbe essere quello dei caschi blu in Libano a guida italiana con un dispiegamento di forze dalla Turchia e l\'imposizione di una no fly zone. Ovviamente non solo Ankara, ma pure Damasco dovrebbero essere d\'accordo perché la prima regola «per una forza di interposizione è l\'accordo fra le parti» spiegano i militari.
La pax russa decisa a Sochi potrebbe scombinare le carte rendendo inutile la missione europea oppure rappresentare il primo passo verso un passaggio delle consegne agli europei. I tedeschi vogliono «continuare la lotta contro lo Stato islamico e creare le condizioni per un ritorno volontario dei profughi mediante la ricostruzione».
[continua]

video
25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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12 settembre 2013 | Tg5 | reportage
Diario di guerra ia Damasco
Tadamon la prima linea a 500 metri dai vicoli dove i bambini giocano a pallone.

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09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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[altri video]
radio

02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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