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21 novembre 2019 - Prima - Libia - Il Giornale
Un drone italiano abbattuto da Haftar
Fausto Biloslavo
Un drone militare italiano è precipitato in Libia sul campo di battaglia per la conquista di Tripoli. «Stava conducendo operazioni di spionaggio contro le nostre posizioni» ha dichiarato Alì Al Kani, il comandante dell\\\'Esercito nazionale libico che assedia la capitale sul fronte di Tarhouna. In serata il portavoce del generale Haftar ha confermato l\\\'abbattimento e chiede spiegazioni all\\\'Italia.
La missione era sicuramente di ricognizione e il Predator B disarmato che si è schiantato al suolo ha la capacità di filmare in diretta la situazione sul terreno rimandando le immagini alla stazione di controllo. Nella giornata si era ipotizzato potesse trattarsi anche di un guasto. Oppure di un caccia filo Haftar, forse degli Emirati Arabi, che ha intercettato il drone. Il Predator è precipitato a Suq al Ahad, vicino a Tarhouna, bastione dell\\\'Esercito nazionale libico di Haftar a sud ovest di Tripoli, su uno dei principali fronti d\\\'attacco verso Tripoli. Le prime fotografie postate sul sito Africagate mostrano un\\\'ala spezzata del drone con il tricolore cerchiato in evidenza. Un paio di miliziani di Haftar si fanno immortalare con i resti del drone in segno di vittoria. Un breve video filma i rottami fumanti del velivolo senza pilota. Lo Stato maggiore della Difesa conferma che ieri «è stato perso il contatto con un velivolo a pilotaggio remoto dell\\\'Aeronautica Militare, successivamente precipitato sul territorio libico». Il pilota che lo dirigeva da lontano avrebbe registrato un principio di incendio a bordo grazie alle spie di allarme. E subito dopo ha perso il segnale. «Se volava basso un proiettile di contraerea da 20 millimetri poteva colpirlo e innescare le fiamme, ma solitamente i Predator sono in quota anche oltre i 3mila metri. In questo caso solo un missile terra aria lo avrebbe abbattuto e il segnale sarebbe sparito di colpo» spiega una fonte de il Giornale. Sul primo momento il generale Mabrouk Al-Ghazawi aveva annunciato che «un drone turco era stato abbattuto a nord di Tarhouna». La notizia è stata ripresa da un sito specializzato www.itamilradar.com, ma le prime foto sollevavano dubbi sulla nazionalità del drone. La Difesa ha ammesso che «il velivolo svolgeva una missione a supporto dell\\\'operazione Mare Sicuro». I Predator vengono utilizzati anche per il contrasto all\\\'immigrazione illegale, ma a Tharouna non ci sono barconi e migranti. Il velivolo fa parte del 32° Stormo di Amendola, in Puglia. Due droni sarebbero stati rischierati nella base di Sigonella, più vicina alla Libia. Mare sicuro ha a disposizione 6 unità navali, 5 mezzi aerei e 754 militari comprese unità del reggimento San Marco e i Comsubin, incursori della Marina, pronti a intervenire in difesa delle piattaforme petrolifere al largo della Libia o sul terreno. L\\\'operazione è integrata nella Missione bilaterale di assistenza e supporto (Miasit) al governo di Fayez el Serraj riconosciuto dall\\\'Onu. E comprende la nave Pantelleria nella base navale di Abu Sitta a Tripoli, che aiuta la Guardia costiera libica. Oltre all\\\'ospedale militare di Misurata con 300 uomini, presso l\\\'aeroporto obiettivo di numerosi bombardamenti dei caccia di Haftar. La missione comandata dal generale dei paracadustisti, Maurizio Fronda, ha il compito di sostenere «le autorità libiche nell\\\'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese». Haftar è pronto a dare l\\\'ultima spallata per conquistare obiettivi a Tripoli, con l\\\'aiuto di centinaia di mercenari russi, in vista della conferenza di pace di Berlino in dicembre. Sul terreno abbiamo anche corpi speciali, sotto il cappello dell\\\'intelligence, impegnati in missioni segrete con i droni.
[continua]

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09 marzo 2016 | Sky TG 24 | reportage
La vera storia dei due ostaggi italiani uccisi
La sequenza fotografica, in possesso de il Giornale, dell’imboscata nel deserto del mini convoglio con gli ostaggi italiani, racconta una storia diversa. I corpi dei connazionali non mostrano alcun colpo alla nuca. Altrimenti i volti non sarebbero rimasti integri. Il cadavere di Failla è disteso a fianco di un fuoristrada blu con le portiere aperte. Finestrini, carrozzeria e parabrezza appaiono intatti. Se gli assalitori della katiba "Febbraio al Ajilat-2” avessero sparato subito dovrebbero esserci i segni evidenti di fori di proiettile o schegge di vetro. L’impressione è che gli ostaggi ed i loro carcerieri a bordo del mezzo intatto fossero scesi per arrendersi, ma sono stati falciati lo stesso. I miliziani nelle prime ore sostenevano sulla loro pagina Facebook di aver ucciso “due jihadisti italiani” non immaginando a causa dei barboni lunghi, che fossero gli ostaggi. Il fuoristrada blu è stato dato alle fiamme dopo l’attacco, forse per cancellare le prove.

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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
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