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04 dicembre 2019 - Esteri - Mondo - Panorama
La tratta degli animali che finanzia la jihad

Fausto Biloslavo

L’Interpol ha lanciato lo scorso giugno l’operazione Thunderball. Il colpo più duro al traffico mondiale di animali selvatici, che ha coinvolto 109 paesi compresa l’Italia. Quasi 2000 animali di specie protette sono stati salvati, ma l’operazione ha portato al sequestro di 400 zanne di elefante, 5 corni di rinoceronte, che in tutto valgono 2 milioni di euro e 1300 chili di scaglie di pangolino. Il mammifero più cacciato e contrabbandato al mondo per le sue squame considerate ingrediente pregiato dalla medicina tradizionale cinese. Fra le specie vive come tartarughe, rettili, primati sono stati sequestrati in Italia 1850 uccelli destinati mercato illegale interno.

“Come il traffico di armi, droga, sigarette e petrolio anche il contrabbando di animali selvatici finanzia i gruppi terroristici” rivela Alessandro Locatelli, economista geografo. “I sequestri evidenziano che i prodotti illeciti viaggiano assieme nel cosiddetto traffico multicarico” aggiunge l’analista di Icsa, fondazione presieduta dal generale in congedo Leonardo Tricarico. Da dieci anni Icsa si occupa in modo innovativo dei temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence, dopo essere stata tenuta a battesimo dal presidente emerito, Francesco Cossiga e dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. 

Locatelli ha realizzato un’interessante ricerca “Vivi o morti. Il traffico di animali tra criminalità e terrorismo”, che fa parte di un rapporto più ampio di Icsa sul contrabbando finanziato da un progetto internazionale della Philip Morris. 

Per il traffico di fauna protetta non stiamo parlando di pochi soldi. “La polvere di un solo corno (di rinoceronte) può fruttare oltre 400.000€ sul mercato cinese, più del prezzo dell’oro e del platino” si legge nel rapporto di Locatelli. 

Al Qaida si finanzia con il commercio illegale di avorio e legname dall’Africa e dal Medio Oriente. Gli Al Shabaab, il gruppo fondamentalista annidato in Somalia, che tiene in ostaggio da un anno la volontaria italiana Silvia Romano è anche coinvolto nel contrabbando delle specie protette. Gli animali nel mirino sono elefanti, rinoceronti e pangolini. Anche le milizie Janhjaweed in Sudan si sono finanziate  con questo sistema. Stesso discorso per Boko Haram in Nigeria, la costola africana dello Stato islamico. Pure i separatisti del Kashmir di matrice jihadista sono coinvolti nella tratta degli ultra protetti leopardi delle nevi, tigri e antilopi tibetane.

“Le reti e le rotte del traffico di animali selvatici sono divisi in segmenti territoriali. I gruppi terroristi incassano i proventi nell’area che controllano e non solo. In Africa un elefante viene ucciso per contrabbandare le zanne, ma la carne è consumata dai militanti nella boscaglia” spiega a Panorama l’autore della ricerca. Il grosso del traffico illecito è diretto verso l’Estremo oriente. E spesso “faccendieri provenienti dalla Cina gestiscono in Africa il contrabbando di avorio o corni di rinoceronte, che provengono o transitano attraverso le zone controllate dai jihadisti”.

Non solo: si è scoperta anche una correlazione diretta fra il traffico di animali selvatici e le stragi del terrore. L’attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi nel 2013, che ha provocato 68 morti per mano di un commando suicida degli Al Shabaab, sarebbe stato in parte finanziato dal commercio illegale di avorio. Il 40% dei proventi del gruppo terroristico arriverebbe dal traffico di animali selvatici.

Si stima che il giro d’affari del commercio illegale di specie selvatiche vari tra 5 e 20 miliardi di dollari all’anno. Il costo dell’avorio delle zanne d’elefante varia a seconda che sia venduto grezzo o lavorato, ma può arrivare fino “a 2000 dollari al chilogrammo” rivela il rapporto. Non è un caso che nell’ultimo decennio la popolazione di elefanti dell’Africa centrale sia diminuita del 64%. 

La tigre vale 150.000 dollari, ma un gorilla arriva ai 400.000 secondo di dati dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e del Wwf (Fondo mondiale per la natura). Anche la fauna acquatica è sotto tiro. Nel settembre dello scorso anno sono state sequestrate 8 tonnellate di pinne di squalo in India contrabbandate dalle mafie locali. “In Cina, Hong Kong e Vietnam una zuppa di pinne di pescecane può arrivare ai 150 dollari per porzione” sottolinea la ricerca Icsa.

Per “monitorare l’uccisione e la caccia illegale di elefanti” è stato messo in piedi il programma “Mike” che raccoglie in maniera sistematica le informazioni sul bracconaggio in Africa e Asia. Il 21 luglio le autorità di Singapore hanno sequestrato 8,8 tonnellate di avorio e 11,9 tonnellate di scaglie di pangolino. La merce è stata scoperta in tre container in transito dalla Repubblica Democratica del Congo al Vietnam. I documenti mascheravano il carico come legname. Locatelli scrive che è “il più importante sequestro a livello mondiale degli ultimi anni”.  L’analista di Icsa ribadisce a Panorama: “Il grosso dei sequestri degli animali selvatici che partono dalle zone jihadiste africane è diretto in paesi come Indonesia e Cina”. L’avorio degli elefanti è stato rintracciato in transito nei porti di Singapore, della Malesia, delle Filippine, del Vietnam, della Cambogia, degli Emirati Arabi Uniti, della Spagna e della Turchia. 

Il corno di rinoceronte viene utilizzato in polvere come prodotto taumaturgico. Per questo motivo è contrabbandato anche in aereo non avendo bisogno dei grandi container trasportati via mare come le zanne di elefante. Il Sudafrica ospita oltre l’80% dei rinoceronti rimasta al mondo e tre quarti dei sequestri di corni contrabbandati sono avvenuti in Cina. Un’altra rotta consolidata parte via nave dalla Nigeria. La polvere di corno di rinoceronte è stata spedita pure per posta in Nord America e Spagna per poi prendere la via della Cina. 

Decine di migliaia di elefanti sono stati uccisi in Africa da ex combattenti di gruppi guerriglieri o del terrore convertiti al bracconaggio grazie “all’abilità con le armi e la conoscenza operativa della savana” denuncia il rapporto. Anche gruppi jihadisti in Libia sono coinvolti nel traffico illegale di fauna selvatica. Oramai il fenomeno è esploso pure online, soprattutto nel deep web, la rete parallela utilizzata dalle organizzazioni criminali. I contrabbandieri hanno messo in vendita anche i formichieri e secondo un’inchiesta dell’ International fund for animal welfare sono apparsi più di 5000 annunci on line per un valore di 3 milioni di euro.   

Il traffico di animali selvatici risulta notevolmente aumentato negli ultimi 10 anni. “Un canale che può apparire secondario rispetto alle modalità tradizionali di finanziamento del terrorismo - spiega Tricarico, presidente della Fondazione Icsa - ma che, per dimensione e potenzialità di crescita sul mercato globale, ha contorni sicuramente preoccupanti legati ai conflitti in corso”.


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